Archive for Settembre, 2011

29 Settembre, 2011

Charlie Chaplin, Tempi moderni

by gabriella

Questa mattina, in 1D, si parlava di “società industriale”; i ragazzi hanno indicato nell’omologazione e nell’alienazione le sue principali caratteristiche (sul piano antropologico), ma alcuni di loro non hanno mai visto Tempi moderni. Ecco qui la celebre scena di Charlot alla catena di montaggio.

Wikiradio, Patrizia Pistagnesi racconta Chaplin.

24 Settembre, 2011

Tutorial Grapholite: come costruire mappe concettuali online

by gabriella

GrapholiteHo realizzato questo tutorial per i miei studenti nel 2011, quando Grapholite era interamente free. L’anno scorso il software ha tolto alcune funzioni fondamentali, come il “salvataggio” e l’“esportazione” dalla versione gratuita (è il detestabile stile open source, di cui non si dirà mai abbastanza male), per cui o si continua ad usarlo completando il lavoro con uno screenshot finale, o si passa a Cmap. Personalmente, ho scelto la seconda.

Grapholite è un programma semplicissimo e gratuito che permette, previa registrazione, di creare mappe online, salvarle sul proprio pc ed esportarle nel formato preferito per rimetterle online (ad esempio per pubblicarle – facendo l’upload – nell’aula virtuale della propria classe). [Nell’aprile 2012, il software ha resto esportabili le mappe realizzate con Grapholite solo nella versione premium: suggerisco di continuare a usarelo ed esportarle “fotografandole” con uno strumento di cattura. Io faccio così].

Vediamo come fare.

1. Andare sul sito di Grapholite

2. Cliccate sulla freccia di Start Drawing

3. Registratevi (la prima volta) o eseguite il login (le successive) con il form che appare subito dopo.

4. A questo punto il programma vi propone l’upgrade alla versione premium, ignorate (sdegnosamente) e cliccate sulla scritta celeste a dx Continue with free access.

5. Compare l’area di lavoro di Grapholite

6.  Vediamola in dettaglio.

In alto vediamo la barra degli strumenti, in tutto simile a quella di Word (Office): usando i suoi comandi possiamo salvare la nostra mappa, copiare, incollare, giustificare il testo, colorare, scegliere lo stile del testo, portare in evidenza una parte del disegno o un’altra.

6.1 Al di sotto della barra degli strumenti c’è l’area dei template: i modelli che possiamo scegliere per creare la nostra mappa. A dx possiamo anche scegliere di disegnarla liberamente senza modello, trascinando nell’area di lavoro le forme che si trovano sulla sx. Scrolliamo i template. Nella seconda fila, dopo i primi tre, vediamo Mind Map (mappa concettuale): scegliamola.

6.2: Dopo a ver scelto Mind Map, l’area di lavoro apparirà così:

6.3 Ognuno di questi elementi colorati è modificabile cliccandolo. Iniziate da Main Idea (idea principale). Se dovete fare una mappa sul bullismo, fate doppio clic su Main idea e scriveteci sopra “Bullismo”: la scritta precedente si cancella e compare la vostra. Se una forma non vi piace, cambiatela facendo 2click sull’ovale (sul topic – che vuol dire argomento – colorato di viola, ad esempio) e premendo canc. Dove è rimasto lo spazio vuoto trascinate con il mouse una delle forme che vedete a dx (rettangoli, cerchi, ovali ecc.). Potete cambiare o modificare anche le linee di collegamento che legano un elemento della mappa all’altro.

7. Quando la vostra mappa è finita, cliccate sull’icona “salva” (in alto a sx, sulla barra degli strumenti). Compare un riquadro con su scritto in alto “Save file to server” (salva il file sul server) e in basso “File name:”. Scrivete nello spazio seguente il nome della vostra mappa e cliccate su “save” (salva).

8. Fate clic su “file” (in alto a sx, sulla barra degli strumenti). Appare un menu a tendina. Scegliete “Export” (esporta). Ora dovete scegliere il formato: Jpeg, png, pdf. Sono formati immagine, il terzo è leggibile con Acrobat (il lettore dei file con estensione .pdf, appunto). Per postarli nelle nostre aule virtuali vanno bene tutti e 3, ma preferite il pdf.

9. Se avete scelto di esportare la mappa in formato .pdf, il sistema vi chiederà di nominarla (di nuovo) e ve la salverà sulla cartella (desktop o altro) che indicherete.

FINE

Facile no?

22 Settembre, 2011

Giuseppe Patella, Da Lacan alla cultura di massa e viceversa. Žižek e gli studi culturali

by gabriella

Slavoj chi?

È possibile utilizzare le teorie psicoanalitiche di Lacan, alcune categorie marxiste, il cinema di Hitchcock, il pensiero di Hegel, farli umoristicamente interagire con la storia della letteratura, della musica, del cinema, con la realtà virtuale, con le teorie sociologiche e applicare il tutto per interpretare alcune forme dominanti della cultura e della società contemporanee, senza tuttavia produrre il risultato di banalizzare o di semplificare alcunché? Parrebbe proprio di sì, ed è quanto – in sintesi – avviene nella speculazione, ascrivibile agli studi culturali, di Slavoj Žižek.

Ma i più potrebbero subito chiedersi chi è Slavoj Žižek, da dove vien fuori questo sconosciuto studioso e cosa vuole. Si tratta in realtà di un singolare pensatore di origine slovena, docente all’Istituto di Scienze Sociali dell’Università di Lubiana, dove ha fondato la Società per la Psicanalisi teoretica e dirige la rivista “Wo es war”, che sconosciuto lo è soltanto in Italia; ha all’attivo diversi libri pubblicati in Francia, Inghilterra, Usa, Germania e numerosi interventi pubblici, che nel variegato campo degli studi culturali – dove è peraltro conosciuto come il “gigante di Lubiana”, come lo definisce la stampa americana – hanno fatto di lui un personaggio notissimo ed autorevole.

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17 Settembre, 2011

Stefano Sinibaldi, Le parole della scuola: Dirigente/Preside, eccellenze

by gabriella

Tratto da: Il potere delle parole

Dirigente / Preside

Si è passati dalla denominazione, per il responsabile di un istituto scolastico, di direttore o preside, a seconda del tipo di scuola, a quella di dirigente. Nella materna è rimasta, peraltro poco usata, la definizione di coordinatore. Questa equiparazione nominale al dirigente d’azienda mette inevitabilmente l’accento sulla volontà di considerare anche la scuola, come già fatto in altri campi, appunto un’azienda. La priorità diventa quindi il bilancio, si vuole evidenziare che il dirigente di un istituto dovrà essere principalmente attento alla gestione economica e che i fruitori saranno suoi ‘clienti’!

La parola preside, invece, contiene in sé l’idea di una persona che presiede un collegio di rappresentanti di tutti gli elementi dell’istituto (studenti, docenti, personale ausiliario, genitori) e che, quindi, prende le decisioni, d’accordo con loro. Non manca poi la radice di presidio cioè l’idea di tutela, controllo quindi dell’andamento dell’apprendimento e salvaguardia della crescita completa di tutti gli studenti come priorità assoluta.

Dirigente non a caso fa pensare ad una persona che guida un’istituzione secondo una sua insindacabile o quantomeno personale visione e che deve rispondere esclusivamente ad una persona, il titolare, in questo caso a colui che l’ha incaricato. Preferisco chiamare il direttore di qualsiasi istituto scolastico preside.

Eccellenze

Il termine nel suo uso più recente è nato per la scuola. Si intenderebbe ricercare e promuovere l’emergere di elementi che si distinguano per particolari qualità. E’ funzionale al convincimento che si deve costruire una propria personale fortuna. ‘Io creo un mio benessere sorpassando altri che l’avranno minore’.

L’espressione ultimamente si è molto diffusa specialmente nella pubblicità dove, chiaramente, tutti i prodotti sono stati subito definiti eccellenze nel loro campo. Ogni attività, ogni azienda, perfino le scuole si definiscono “d’eccellenza” annullando di fatto la valenza della già ambigua definizione.

Sono convinto che, per il vero progresso di una nazione negli interessi della sua popolazione, sia fondamentale il livello di cultura generale ed è su questo che bisognerebbe appuntare l’attenzione e gli investimenti partendo dalla scuola. Da questa solida piattaforma possono poi fiorire anche soggetti che, particolarmente dotati ma, specialmente, consci della loro responsabilità sociale, possano operare per la crescita di tutta la comunità.

Questo termine, invece, che ha un significato di ‘innalzarsi da’, ‘sorpassare’, veicola un messaggio di competitività e di supposta maggiore conoscenza. Conoscenza che dovrebbe essere calata dal cielo per riuscire a svilupparsi in una scuola sempre più priva di mezzi. Leonardo da Vinci è diventato Leonardo anche e soprattutto perché è vissuto in un’epoca di fervore culturale e si è formato in un ambiente come quello della Firenze dell’epoca. Oggi non so come si possa favorire lo sviluppo di piccoli geni in una scuola di sostanziale e coltivata ignoranza. Se in classe, ad esempio, mi trovo, per il programma di matematica, 2 elementi su 24 che capiscono al volo e potrebbero andare molto più avanti, che devo fare, abbandonare gli altri 22? Se qualcuno riesce a seguire, meglio! Altrimenti, pazienza!

Oppure, per favorire la nascita di eccellenze, devo solo elogiarli, dare voti alti e spedirli a fare qualche gara con altri primi della classe? Allora, forse, si vuole stimolare l’emulazione. Temo, però, che così sarà il resto della classe ad escludere e isolare i due, incattivendo fin d’ora i presunti futuri capi. Mi sembra si insista sulla esaltazione della competizione.

Si vogliono creare tipi competitivi funzionali a coloro che la competizione non avranno bisogno di affrontarla mai, né loro né i loro figli, sapendo bene che la gerarchia e, quindi i privilegi, si decidono in modi diversi dalla competenza e dalla bravura. Non mancano certo gli esempi, da noi, in Italia, sono anche troppi. Inoltre si vuole far accettare fin dai primi anni di vita sociale che è giusto che alcuni ricevano più di altri perché sono migliori, ‘’eccellono’’.

Educazione/Istruzione/Apprendimento

Dedico un capitolo all’argomento, qui voglio solo accennare alla scelta del termine ‘Apprendimento’ invece di Educazione o Istruzione. Questo per chiarire e tener sempre presente che il soggetto è colui, studente, adulto, persona in recupero che sta percorrendo una strada di crescita. Egli sceglie e articola intorno agli insegnamenti forniti una sua individuale via, generando, in uno scambio reciproco, l’arricchimento anche dei docenti.

(7 settembre 2011)

15 Settembre, 2011

Eva Benso, Gli adolescenti DSA non sono perduti

by gabriella

Una diagnosi precoce è sempre auspicabile, ma se ciò non fosse stato possibile, cosa si può fare?
Attraverso i training integrati (clicca qui per sapere cosa sono) anche ragazzi e adolescenti che frequentano le scuole medie e superiori possono migliorare le sillabe al secondo. Ciò che gioca un ruolo fondamentale, a questa età, è la motivazione.

I training necessitano di una certa fatica e di una certa quantità di tempo (1/2 volte a settimana). Risulta quindi più difficile, rispetto ad un bambino, far accettare ad un adolescente, in parte già autonomo e con i numerosi impegni della sua età, il fatto di percorrere questa strada.

La spinta motivazionale è quindi molto importante, anche perché si tratta di un circolo vizioso: le emozioni positive innescano la motivazione, la quale amplifica le risorse attentive… dunque l’autostima… (vedere post Come influiscono le emozioni sulle risorse).

Ecco, qui di seguito, un caso di 17/18 anni:

Quest’esempio, insieme ad altri casi, è stato pubblicato sul libro Sistema attentivo-esecutivo e lettura di Francesco Benso e sul mio La dislessia).

Come potete notare, dopo un anno, vi è un miglioramento di quasi 1,14 sill/sec (sillabe al secondo) per il brano, di 1,21 sill/sec nelle parole e di 0,49 nelle non parole. Vi ricordo che un dislessico guadagna naturalmente ogni anno solo 0,29 sill/sec in media.

tratto da: http://www.pianetadislessia.com

Indice
Introduzione
Primo capitolo

Consigli per l’uso dei compensativi/dispensativi

 È bene fare alcune considerazioni sull’uso di questi strumenti e di come gestirli nella maniera più opportuna:
  • Non sempre tali strumenti sono accolti positivamente dal bambino/ragazzo. Sarà pertanto cura degli insegnanti, in stretta collaborazione con i genitori e  gli specialisti del settore, valutare quali possono essere le strategie migliori per agevolare l’alunno senza incidere sulla sua autostima e sul rapporto con i compagni;
  • Gli strumenti non sono applicabili a tutti i bambini (vedere post i dislessici sono tutti diversi). Ad esempio, l’utilizzo delle mappe concettuali (molto utili in diversi casi) per bambini con problemi visuo-spaziali e percettivi, può portare ad ulteriori complicazioni, invece che essere d’aiuto.
  • Le famiglie e i bambini, una volta accettate o volute queste “agevolazioni” non dovrebbero perdere di vista l’obiettivo primario: la futura autonomia nello studio, raggiungibile grazie ai training.
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15 Settembre, 2011

DSA, Troppi bambini sono considerati dislessici ma hanno solo disturbi comuni. La polemica tra l’IdO e Giacomo Stella

by gabriella

Troppi bambini in Italia sono considerati dislessici, ma in realtà hanno solo disturbi comuni.

È questo l’allarme lanciato dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma – centro accreditato dal Sistema sanitario nazionale di terapia e ricerca per l’età evolutiva, operativo dal 1970, ed ente di formazione e aggiornamento per medici, psicologi e insegnanti – che venerdì 16 dicembre 2011 presenterà, in occasione della conferenza stampa sul tema “La Scuola dell’obbligo ed i Disturbi specifici dell’apprendimento”, presso la Sala delle Conferenze Stampa di Montecitorio, in Via della Missione 6 alle ore 11, alla presenza del responsabile dei rapporti con il mondo Scuola Udc, onorevole Paola Binetti, e del direttore dell’Ido, Federico Bianchi di Castelbianco, i risultati di un’indagine condotta in numerose scuole materne ed elementari per individuare i bambini a rischio di Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), sottolineando che una percentuale elevata di bambini è stata erroneamente indicata a rischio Dsa.

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15 Settembre, 2011

Nicoletta Staffa, La rilevazione delle difficoltà di lettura e scrittura nella scuola secondaria di secondo grado

by gabriella

A oggi, sono poche le esperienze di rilevazione “a tappeto” delle difficoltà, effettuate alla scuola secondaria di secondo grado. Questo sia perché il problema dislessia è stato affrontato finora soprattutto nella scuola primaria e secondaria di primo grado (si pensi per esempio agli screening condotti anche sui prerequisiti della letto-scrittura per rilevare il rischio di dislessia), sia perché non è semplice trovare un modello di rilevazione efficace e con un buon rapporto costi-benefici, adatto a rilevare le difficoltà in una fascia d’età complessa come l’adolescenza.

Gli strumenti valutativi che abbiamo a disposizione per questa fascia di scolarità sono pochi e solo recentemente in Italia vengono portate avanti standardizzazioni per le superiori e per l’università (si veda ad esempio il lavoro condotto da Judica e De Luca della Fondazione Santa Lucia, IRCCS di Roma nel 2005 o il lavoro condotto dal dott. Ghidoni e coli, nel Laboratorio di Neuropsicologia dell’Arcispedale S.Maria Nuova di Reggio Emilia).  Tuttavia, abbiamo a disposizione alcune ricerche e conoscenze che ci consentono almeno di fornire indicazioni utili per valutare le abilità di lettura, scrittura e calcolo e la comprensione dei testi.

Perché è utile la rilevazione anche alle scuole secondarie di secondo grado?

Per comprendere l’importanza della rilevazione delle difficoltà nella scuola secondaria di secondo grado, partiamo da alcuni dati: in Italia, si stima che il 3-5% della popolazione in età scolare presenti una disturbo specifico dell’apprendimento. Recenti ricerche condotte in Istituti superiori in Italia (Roberto, Pianta e Stella, 2005) mostrano una incidenza media del rischio di dislessia del 6,48%, con differenze dal 10,59% degli istituti professionali al 1,41% dei licei; sembra quindi che non solo il disturbo permanga nel tempo, ma si aggravi, presumibilmente per la maggiore necessità di leggere unita alla complessità del periodo adolescenziale.

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15 Settembre, 2011

Dislessia: non irmptoa cmoe snoo sctrite le plaroe ..

by gabriella

… il nostro cervello può imparare a leggerle anche se le vede così:

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15 Settembre, 2011

Lo screening per il rilevamento dei DSA nella scuola secondaria superiore. La dislessia nella scuola secondaria di secondo grado

by gabriella

Screening: che cosa è?

Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico selezionato in precedenza (test predittivo). Il test predittivo misura un fattore di rischio per il disturbo ed è basato sull’assunzione che il  risultato del test indica una condizione di rischio che causa una condizione di disturbo.

Lo screening non ha le pretese di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo. Non si tratta di effettuare una diagnosi, ma piuttosto di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indici caratterizzanti. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, sia in termini di strumentazione che di impiego di risorse specialistiche.

A.Paoletti, G.Stella, Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I, gennaio 2008.

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15 Settembre, 2011

Le problematiche della comprensione nei ragazzi con DSA

by gabriella

Davanti a una diagnosi di dislessia o altro disturbo specifico d’apprendimento, molti insegnanti si chiedono per quale ragione il loro studente non comprende adeguatamente anche quando non deve leggere, cioè quando ascolta la spiegazione dell’insegnante o può avvalersi di ausili visivi, ad esempio, degli schemi o delle mappe concettuali che di solito inglobiamo nelle nostre lezioni.

Si tratta di domande cruciali, che presuppongono attenzione per i disturbi specifici d’apprendimento, ma che non trovano risposta se non si riflette su cos’è e come funziona il processo d’apprendimento.

In mancanza di questa riflessione si rischia di adottare un atteggiamento scettico-nominalistico verso la diagnosi di dislessia, pensando che si tratti del nuovo nome al vecchio problema dell’apprendimento per il quale non c’è che da applicarsi e studiare.

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