Archive for 15 Settembre, 2011

15 Settembre, 2011

Eva Benso, Gli adolescenti DSA non sono perduti

by gabriella

Una diagnosi precoce è sempre auspicabile, ma se ciò non fosse stato possibile, cosa si può fare?
Attraverso i training integrati (clicca qui per sapere cosa sono) anche ragazzi e adolescenti che frequentano le scuole medie e superiori possono migliorare le sillabe al secondo. Ciò che gioca un ruolo fondamentale, a questa età, è la motivazione.

I training necessitano di una certa fatica e di una certa quantità di tempo (1/2 volte a settimana). Risulta quindi più difficile, rispetto ad un bambino, far accettare ad un adolescente, in parte già autonomo e con i numerosi impegni della sua età, il fatto di percorrere questa strada.

La spinta motivazionale è quindi molto importante, anche perché si tratta di un circolo vizioso: le emozioni positive innescano la motivazione, la quale amplifica le risorse attentive… dunque l’autostima… (vedere post Come influiscono le emozioni sulle risorse).

Ecco, qui di seguito, un caso di 17/18 anni:

Quest’esempio, insieme ad altri casi, è stato pubblicato sul libro Sistema attentivo-esecutivo e lettura di Francesco Benso e sul mio La dislessia).

Come potete notare, dopo un anno, vi è un miglioramento di quasi 1,14 sill/sec (sillabe al secondo) per il brano, di 1,21 sill/sec nelle parole e di 0,49 nelle non parole. Vi ricordo che un dislessico guadagna naturalmente ogni anno solo 0,29 sill/sec in media.

tratto da: http://www.pianetadislessia.com

Indice
Introduzione
Primo capitolo

Consigli per l’uso dei compensativi/dispensativi

 È bene fare alcune considerazioni sull’uso di questi strumenti e di come gestirli nella maniera più opportuna:
  • Non sempre tali strumenti sono accolti positivamente dal bambino/ragazzo. Sarà pertanto cura degli insegnanti, in stretta collaborazione con i genitori e  gli specialisti del settore, valutare quali possono essere le strategie migliori per agevolare l’alunno senza incidere sulla sua autostima e sul rapporto con i compagni;
  • Gli strumenti non sono applicabili a tutti i bambini (vedere post i dislessici sono tutti diversi). Ad esempio, l’utilizzo delle mappe concettuali (molto utili in diversi casi) per bambini con problemi visuo-spaziali e percettivi, può portare ad ulteriori complicazioni, invece che essere d’aiuto.
  • Le famiglie e i bambini, una volta accettate o volute queste “agevolazioni” non dovrebbero perdere di vista l’obiettivo primario: la futura autonomia nello studio, raggiungibile grazie ai training.
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15 Settembre, 2011

DSA, Troppi bambini sono considerati dislessici ma hanno solo disturbi comuni. La polemica tra l’IdO e Giacomo Stella

by gabriella

Troppi bambini in Italia sono considerati dislessici, ma in realtà hanno solo disturbi comuni.

È questo l’allarme lanciato dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma – centro accreditato dal Sistema sanitario nazionale di terapia e ricerca per l’età evolutiva, operativo dal 1970, ed ente di formazione e aggiornamento per medici, psicologi e insegnanti – che venerdì 16 dicembre 2011 presenterà, in occasione della conferenza stampa sul tema “La Scuola dell’obbligo ed i Disturbi specifici dell’apprendimento”, presso la Sala delle Conferenze Stampa di Montecitorio, in Via della Missione 6 alle ore 11, alla presenza del responsabile dei rapporti con il mondo Scuola Udc, onorevole Paola Binetti, e del direttore dell’Ido, Federico Bianchi di Castelbianco, i risultati di un’indagine condotta in numerose scuole materne ed elementari per individuare i bambini a rischio di Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), sottolineando che una percentuale elevata di bambini è stata erroneamente indicata a rischio Dsa.

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15 Settembre, 2011

Nicoletta Staffa, La rilevazione delle difficoltà di lettura e scrittura nella scuola secondaria di secondo grado

by gabriella

A oggi, sono poche le esperienze di rilevazione “a tappeto” delle difficoltà, effettuate alla scuola secondaria di secondo grado. Questo sia perché il problema dislessia è stato affrontato finora soprattutto nella scuola primaria e secondaria di primo grado (si pensi per esempio agli screening condotti anche sui prerequisiti della letto-scrittura per rilevare il rischio di dislessia), sia perché non è semplice trovare un modello di rilevazione efficace e con un buon rapporto costi-benefici, adatto a rilevare le difficoltà in una fascia d’età complessa come l’adolescenza.

Gli strumenti valutativi che abbiamo a disposizione per questa fascia di scolarità sono pochi e solo recentemente in Italia vengono portate avanti standardizzazioni per le superiori e per l’università (si veda ad esempio il lavoro condotto da Judica e De Luca della Fondazione Santa Lucia, IRCCS di Roma nel 2005 o il lavoro condotto dal dott. Ghidoni e coli, nel Laboratorio di Neuropsicologia dell’Arcispedale S.Maria Nuova di Reggio Emilia).  Tuttavia, abbiamo a disposizione alcune ricerche e conoscenze che ci consentono almeno di fornire indicazioni utili per valutare le abilità di lettura, scrittura e calcolo e la comprensione dei testi.

Perché è utile la rilevazione anche alle scuole secondarie di secondo grado?

Per comprendere l’importanza della rilevazione delle difficoltà nella scuola secondaria di secondo grado, partiamo da alcuni dati: in Italia, si stima che il 3-5% della popolazione in età scolare presenti una disturbo specifico dell’apprendimento. Recenti ricerche condotte in Istituti superiori in Italia (Roberto, Pianta e Stella, 2005) mostrano una incidenza media del rischio di dislessia del 6,48%, con differenze dal 10,59% degli istituti professionali al 1,41% dei licei; sembra quindi che non solo il disturbo permanga nel tempo, ma si aggravi, presumibilmente per la maggiore necessità di leggere unita alla complessità del periodo adolescenziale.

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15 Settembre, 2011

Dislessia: non irmptoa cmoe snoo sctrite le plaroe ..

by gabriella

… il nostro cervello può imparare a leggerle anche se le vede così:

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15 Settembre, 2011

Lo screening per il rilevamento dei DSA nella scuola secondaria superiore. La dislessia nella scuola secondaria di secondo grado

by gabriella

Screening: che cosa è?

Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico selezionato in precedenza (test predittivo). Il test predittivo misura un fattore di rischio per il disturbo ed è basato sull’assunzione che il  risultato del test indica una condizione di rischio che causa una condizione di disturbo.

Lo screening non ha le pretese di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo. Non si tratta di effettuare una diagnosi, ma piuttosto di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indici caratterizzanti. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, sia in termini di strumentazione che di impiego di risorse specialistiche.

A.Paoletti, G.Stella, Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I, gennaio 2008.

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15 Settembre, 2011

Le problematiche della comprensione nei ragazzi con DSA

by gabriella

Davanti a una diagnosi di dislessia o altro disturbo specifico d’apprendimento, molti insegnanti si chiedono per quale ragione il loro studente non comprende adeguatamente anche quando non deve leggere, cioè quando ascolta la spiegazione dell’insegnante o può avvalersi di ausili visivi, ad esempio, degli schemi o delle mappe concettuali che di solito inglobiamo nelle nostre lezioni.

Si tratta di domande cruciali, che presuppongono attenzione per i disturbi specifici d’apprendimento, ma che non trovano risposta se non si riflette su cos’è e come funziona il processo d’apprendimento.

In mancanza di questa riflessione si rischia di adottare un atteggiamento scettico-nominalistico verso la diagnosi di dislessia, pensando che si tratti del nuovo nome al vecchio problema dell’apprendimento per il quale non c’è che da applicarsi e studiare.

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15 Settembre, 2011

Toni Negri sulla dislessia dei manager

by gabriella

In questo articolo, Negri illustra le ragioni per le quali la dislessia diventa nei manager l’arma vincente per misurarsi con l’ingestibile velocità del capitalismo contemporaneo.

Il potere alienato dalla folla

La raccolta di saggi «Il comunismo del capitale» di Christian Marazzi ripercorre le trasformazione del capitalismo contemporaneo dove la finanza è diventata strumento di governo dello sviluppo economico. La dismissione del welfare state e la precarietà dei rapporti di lavoro risultano, così, due momenti della appropriazione privata del «comune». Il libro dell’economista di origine svizzera non si limita, però, a una rassegna dei cambiamenti avvenuti, ma si pone l’obiettivo di fornire strumenti per la trasformazione.

Sono stati scritti in un decennio, questi saggi di Christian Marazzi raccolti nel volume Il comunismo del capitale (Ombre corte, pp. 160, euro 23). Hanno il buon sapore che si sentiva nel bel volume che ha reso questo economista di origine svizzere abbastanza noto in Europa e negli Usa: Il posto dei calzini (pubblicato dalla casa editrice Casagrande nella Svizzera italiana e ripreso poi da Bollati Boringhieri). Lì, per la prima volta, il postindustriale era coniugato con la sovversione femminista ed il postmoderno trovava non una voce debole o molle per dichiararsi (come ci avevano abituato i suoi fondatori) ma mostrava i muscoli della rivoluzione sociale.

Leggo qui con voi le prime due parti di questo libro: la prima, «Biocapitalismo e finanziarizzazione» e la seconda, «Il lavoro nel linguaggio». Parto da una questione posta da Marazzi che sembra, a prima vista, bizzarra e mi chiedo con lui: perché i manager sono spesso dislessici? Perché – risponde Christian – se la difficoltà di focalizzare e decodificare i fonemi sviluppa nei dislessici, in generale, la capacità di vedere o percepire molto rapidamente il quadro d’assieme, il contesto nel quale si trovano ad operare i manager trasforma la condizione dislettica nella facoltà di alterare e creare percezioni, organizza un’estrema consapevolezza dell’ambiente nel quale sono immersi. Pensiero ed intuito si applicano insieme su scene multi-dimensionali e qui esprimono potenza e creatività.

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15 Settembre, 2011

Luigia Milani, Il disturbo aspecifico d’apprendimento, Gabriella Maggi, I disturbi dell’apprendimento

by gabriella

Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile
Dipartimento di Neuroscienze
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – ROMA

Il disturbo aspecifico dell’apprendimento è correlato a capacità cognitive al di sotto della media e/o a diverse patologie. Vediamo come si manifesta e come è possibile affrontarlo.

Cos’è il Disturbo Aspecifico di Apprendimento?

Il Disturbo Aspecifico (o non Specifico) di Apprendimento riguarda difficoltà di apprendimento in relazione a capacità cognitive al di sotto della media e/o a patologie di vario tipo: sensoriali, come per esempio la sordità o forti difficoltà visive, neurologiche, come per esempio l’epilessia, genetiche, come alcune sindromi genetiche, organiche in genere, come per esempio l’ipotiroidismo, psicologiche (disturbi psicopatologici primari).

In queste situazioni le difficoltà sono spesso generalizzate, quindi non solo nelle competenze “di base”, cioè nella lettura, scrittura, matematica, ma anche nei processi logici.

Siamo, infatti, a volte, in presenza di capacità cognitive non adeguate alla media, anche se non in ritardo: collocabili cioè, nella cosiddetta “fascia inferiore” della media o “ai limiti” del ritardo cognitivo.

Anche nel ritardo cognitivo sono presenti difficoltà di apprendimento: esse sono però più conseguenti al ritardo stesso, anche se in questo campo, vi è comunque una grande variabiltà tra una  situazione e l’altra, con differenti profili neuropsicologici.

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