Archive for Luglio, 2012

28 Luglio, 2012

Florence Gauthier, Robespierre théoricien du droit naturel à l’existence (Robespierre teorico del diritto naturale all’esistenza)

by gabriella

Traduco uno stralcio del volume che Florence Gauthier [Triomphe et mort du droit naturel en Révolution 1789-1795-1802, Paris, Presses Universitaires de France, 1992], docente all’Università di Paris VII, ha dedicato alla formazione del pensiero robespierriano e alla sua concezione della contraddizione tra libertà politica e potere economico. La traduzione è in coda all’originale.

 Io sfido il più scrupoloso difensore della proprietà a contestare questi principi, a meno di dichiarare apertamente che con questa parola (diritto illimitato di proprietà) intende il diritto di spogliare e d’assassinare i suoi simili. Come dunque si può pretendere che ogni regola sulla vendita del grano sia un attacco alla proprietà e rubricare questo sistema barbaro sotto il nome grazioso di libertà di commercio ? Perché le leggi non fermano la mano omicida del monopolista come quella dell’assassino ordinario? 

Robespierre, 2 dicembre 1792

La déclaration du droit à l’existence devint l’enjeu des luttes politiques de 1792 à 1795, mettant aux prises deux conceptions du droit naturel, deux projets de société, deux conceptions de la liberté, liberté politique ou liberté économique, deux conceptions du libéralisme de droit naturel. Robespierre fut un des principaux théoriciens du droit à l’existence à l’époque de la Révolution des droits de l’homme. Partant des principes du droit naturel d’une part, de l’expérience de la révolution d’autre part, il va peu à peu préciser son analyse de la contradiction entre le pouvoir économique et la liberté politique. Nous allons suivre son analyse à travers trois de ses interventions principales à ce sujet.

Avril 1791. « Sur la nécessité de révoquer les décrets qui attachent l’exercice des droits du citoyen à la contribution du marc d’argent ou d’un nombre déterminé de journées d’ouvrier ».

À la suite de la Déclaration des droits de l’homme et du citoyen de 1789, l’Assemblée constituante allait à plusieurs reprises violer sa propre constitution en refusant de reconnaître la citoyennetéou l’appartenance au genre humain, selon la conception de la philosophie du droit naturel – aux femmes, aux esclaves des colonies, et enfin à ceux qui vivaient du travail de leurs mains, en détachant, ici, la citoyenneté de la personne pour l’attacher à la richesse.

Robespierre intervenait une nouvelle fois, pour défendre le droit naturel attaché à la personne contre le système censitaire qui faisait dériver la citoyenneté des fortunes :

Pourquoi sommes-nous rassemblés dans ce temple des lois ? Sans doute pour rendre à la nation française l’exercice des droits imprescriptibles qui appartiennent à tous les hommes. Tel est l’objet de toute constitution politique. Elle est juste, elle est libre si elle le remplit, elle n’est qu’un attentat contre l’humanité, si elle le contrarie. [Robespierre, Œuvres complètes, Paris, t. VII, 1950, p. 161]

Robespierre s’appuyant sur les principes déclarés, fait la critique du suffrage censitaire d’un double point de vue : anticonstitutionnel, étant donné que la Déclaration des droits de 1789 est violée par ces dispositions qui renient la conception de la liberté en société ou la citoyenneté ; et antisocial. Il va de ce point vue donner une définition du peuple et de l’intérêt général, et caractériser la nature particulière du système censitaire, et celle universelle de la révolution des droits de l’homme. Les adversaires du droit naturel désignent le peuple par les termes méprisants suivants :

Le peuple ! des gens qui n’ont rien… des gens qui n’ont rien à perdre.

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27 Luglio, 2012

Giorgio Mascitelli, Le Olimpiadi a scuola. Piero Bevilacqua, A che serve premiare il merito?

by gabriella

Una meravigliosa, semplice e persino breve illustrazione del significato profondo del rafforzamento della nostra meritocrazia scolastica.

E’ molto strano che, da quando ci si occupa di educare fanciulli, non si sia immaginato altro strumento per guidarli che l’emulazione, la gelosia, l’invidia, la vanità, l’avidità, il vile timore, tutte la passioni più dannose, più pronte a fermentare e più adatte a corrompere l’anima anche prima che il corpo si sia formato.

Jean-Jacques Rousseau

Se esaminiamo le politiche scolastiche degli ultimi anni, l’unica «idea pedagogica» rintracciabile, accanto a provvedimenti che hanno a che fare con logiche economiche, è quella di rafforzare lo spirito di competizione degli studenti e di far così trionfare la meritocrazia. La recente idea del ministro Profumo di istituire un premio in ogni istituto per lo studente dell’anno non è certo un fulmine a ciel sereno, ma piuttosto il tentativo di dare una risposta sul piano simbolico, e quindi educativo, a questo tipo di discorso. Da un punto di vista storico non è una novità: tutte le società desiderose di introdurre forme di mobilitazione permanente dei loro cittadini hanno sempre utilizzato la scuola per finalità di questo genere.

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26 Luglio, 2012

Elogio del dabao

by gabriella
Basta la parola. Dabao. Non serve sussurrarlo, non c’è nulla da vergognarsi: basta dirlo. E a pronunciare le due sillabe alla fine del pranzo o della cena, in qualsiasi ristorante della Cina, ecco che cameriere e camerieri si affrettano a recuperare vaschette di plastica e sacchetti e raccolgono gli avanzi dai piatti che affollano la tavola, come i resti di un’armata sbaragliata. Cucchiaiate rapide, colpi di bacchetta chirurgici, e tutto viene salvato, sigillato, imbustato. Questione di attimi ed è fatta, e solo qualche volta viene chiesto un renminbi (circa 10 centesimi di euro) per i contenitori. Gli avanzi si portano via. Il pasto non del tutto consumato in un locale si appresta a vivere una seconda vita sui piatti e le ciotole di casa.

PACCHETTO Il dabao è grosso modo l’equivalente dell’americano doggy bag. Ma la ‘busta per il cane’ è in Cina una rispettata e praticatissima usanza. Da, preparare, e bao, pacchetto: il termine non ha accezioni negative o ironiche; con un pragmatismo e un senso della sintesi tutti cinesi, l’espressione descrive un gesto normale e civile. Il cibo che si è regolarmente pagato al ristorante ti appartiene e sprecarlo è ritenuto, se non immorale, almeno inopportuno, o non bello. Sembra quasi che emergano, in una Cina che nelle città conosce una prosperità che mai ha sperimentato prima, le memorie della fame patita per secoli. Anche nel Novecento, quando i disastri che hanno accompagnato il Grande Balzo in Avanti (1958-1960) spinsero la Repubblica Popolare di Mao Zedong all’inedia di massa nelle campagne.

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26 Luglio, 2012

Bo Xilai

by gabriella

Red Alert

La sconfitta del neomaoista Bo Xilai, esautorato nel febbraio 2012 dal comitato permanente di Chongqing, è entrata oggi (22.08.2013) nella fase dibattimentale del processo (farsa, probabilmente) che lo vede coinvolto per corruzione. Bo si è dichiarato non colpevole, mentre un gruppo di suoi sostenitori manifestava la propria solidarietà davanti al Tribunale. Il réportage di Le Monde sulla terza giornata (24 .08) di dibattimento, nella quale Bo Xilai «riconosce la propria parte di responsabilità» e fa luce sul sistema di corruzione dei politici cinesi.

Se nei primi giorni dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo (2012) ci si interrogava su quale modello di sviluppo futuro del Paese fosse il prescelto dai funzionari di Pechino e il dibattito ruotava attorno al confronto tra il modello riformista del Guangdong di Wang Yang e quello neo-maoista del Chongqing di Bo Xilai (in lizza per occupare un seggio nel Comitato Permanente del Politburo), ora non sembrano esserci più dubbi: l’impronta riformista ha scalzato quella conservatrice radicale.

Ma fino al 9 febbraio 2012, quando l’ex capo della polizia e vice-sindaco di Chongqing, Wang Lijun, ha raggiunto il Consolato degli Stati Uniti a Chengdu per chiedere asilo politico, il vantaggio e una velata predilezione collettiva per Bo erano dati quasi per scontati.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=cxEGTB1ghRs]

Un articolo (febbraio 2012) sull’allontanamento dal CC del  Partito Comunista Cinese dell’ex segretario del PCC di Chongqing ed ex Ministro del commercio Bo Xilai, esponente del neo-maoismo radicale, accusato con sua moglie Gu Kailai, rispettivamente, di corruzione e dell’assassinio di un diplomatico inglese.

Bo XilaiI tuoi occhi sono come una coppia di spade di vibrante luce fredda.
 Tu sei inamovibile di fronte al male. La corruzione e le tenebre sono sconfitte.
 Il corrotto rabbrividisce alla sola menzione del tuo nome. Tu schiacci i crimini con il pugno di ferro
. Tu rendi Chongqing una città sicura e tranquilla
. Così la gente sa che ha qualcuno su cui contare
. Bo Xilai, Bo Xilai. 
Tu sei un eroe in tempo di pace. Bo Xilai, Bo Xilai 
la Cina ha bisogno di decine di centinaia di eroi come te.

C’era un tempo in cui Bo Xilai veniva inneggiato come un eroe del bene in lotta contro criminalità e corruzione. C’era un tempo in cui il neo-maoismo radicale invocato nella campagna per la “cultura rossa” e il ritorno agli ardori rivoluzionari anti-revisionisti in seno al PCC sembrava poter frenare le derive riformiste nel Paese di Mezzo.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=6QzSe6-m3Lg&feature=player_embedded]

Zhang Dejiang è stato nominato capo del Partito di Chongqing, in sostituzione di Bo Xilai, secondo una decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Bo non opererà più come segretario, membro del comitato permanente o come membro del comitato del PCC di Chongqing.

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21 Luglio, 2012

La fondazione del diritto di proprietà. Storia di un’idea dai padri della Chiesa a Locke

by gabriella

Locke1Tra ‘500 e ‘600, la difesa della proprietà privata assume un’importanza fondamentale per giungere ad una giustificazione del moderno processo di accumulazione delle ricchezze. Non era più sufficiente, infatti, riesumare le vecchie argomentazioni aristotelico-tomistiche: lo sviluppo concreto della proprietà superava ormai i limiti posti da questa concezione ed entrava in conflitto diretto con il diritto d’uso tradizionale. Si trattava di conferire alla stessa proprietà privata lo status di diritto naturale in modo da garantirne il carattere esclusivo e l’estensione illimitata. Un’esigenza a cui dà risposta John Locke.

Il pensiero politico di Locke si colloca infatti nell’ambito delle profonde trasformazioni economico-sociali proprie dell’affermazione dell’economia industriale e manifatturiera dell’Inghilterra seicentesca, nella quale lo sviluppo crescente delle forme di produzione protocapitalistiche necessitava di una precisa fondazione ideologica. La dissoluzione del mondo feudale e dei rapporti di produzione legati alle forme assunte dall’economia d’uso a vantaggio di un’economia di scambio esigeva, in effetti, da un lato il ripensamento dei fondamenti del diritto di proprietà e dall’altro la sua collocazione in un sistema politico-istituzionale che ne garantisse lo sviluppo e la conservazione.

 

Lo sviluppo del concetto di proprietà da san Tommaso al pensiero borghese

«Loro [Cicerone e i moralisti pagani] fanno consistere la giustizia nell’usare ciascuno, come beni comuni, quei beni che sono comuni, e come beni propri i beni privati. Ma nemmeno questo è secondo natura. La natura infatti profuse a tutti i suoi doni. Perché Dio comandò che tutto si producesse a comune beneficio di tutti e che la terra fosse in certo qual modo comune possesso di tutti. La natura ha dunque generato il diritto comune, l’usurpazione ha generato il diritto privato [Natura igitur ius commune generavit, usurpatio ius fecit privatum].

Sant’Ambrogio, De officiis, 1, 28

«L’erba che il mio cavallo ha mangiato, la zolla che il mio servo ha scavato, il minerale che io ho estratto in un luogo […] diventano mia proprietà […] E’ il lavoro che è stato mio, cioè a dire il rimuovere quelle cose dallo stato comune in cui si trovavano, quello che ha determinato la mia proprietà su di esse»

John Locke, Second Treatise, § 28

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20 Luglio, 2012

Rodolfo Ricci, Italia, ratificato il Fiscal Compact. Ora non ci resta che uscire dall’euro

by gabriella

Nel più ampio silenzio mediatico che si sia mai registrato (assenza di servizi radiotelevisivi pressoché totale, autocensura  della quasi totalità dei giornali), la Camera dei Deputati ha ratificato oggi, con grande zelo e senza alcun dibattito significativo, con l’opposizione di 65 parlamentari di Italia dei Valori e Lega e con l’astensione di altri 65 parlamentari, il cosiddetto “Fiscal Compact”, che entrerà in vigore il prossimo gennaio a condizione che almeno 12 paesi lo abbiano ratificato (al momento erano solo 9, Cipro, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Portogallo, Romania e Slovenia).

L’Italia è quindi il decimo paese. Come si vede non ci sono ancora né Francia, né Germania, paese in cui la Corte Costituzionale si è riservata di emettere, entro Settembre, la propria sentenza sulla compatibilità o meno con la Grundgesetzt (Legge fondamentale). Il «fiscal compact» prevede infatti, come punti centrali, “l’impegno delle parti contraenti ad applicare e ad introdurre, entro un anno dall’entrata in vigore del trattato, con norme costituzionali o di rango equivalente, la ‘regola aurea’ per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo”, provvedimento che limita definitivamente e rende permanente, almeno per i prossimi 20 anni, la sovranità dei singoli paesi che lo accettano, in materia di politica economica e sociale.

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20 Luglio, 2012

Cheng Wenjun, Sulle tracce di Mao

by gabriella

Il grande timoniereIl fotografo Cheng Wenjun documenta da vent’anni la presenza delle statue di Mao nei luoghi più remoti della Cina, dopo l’ordine di rimozione emanato dal governo cinese nel 1980.

Al suo lavoro è stata dedicata una mostra che si è tenuta a dicembre 2011 a Venezia nella Biblioteca alle Zattere, in collaborazione con il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari e l’Istituto Confucio veneziano.

Il bellissimo video seguente è stato realizzato in occasione  della mostra e pubblicato da Cineresie.info.

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19 Luglio, 2012

Alla Foxconn di Shenzhen

by gabriella

A Longhua, nei pressi di Shenzhen – nella provincia del Guangdong – si trova il più grande degli impianti produttivi della Foxconn, una multinazionale che assembla dispositivi elettronici, tra i quali l’iPad e l’iPhone.

Questa fabbrica dove lavorano, a seconda delle fonti, da 230.000 a 420.000 dipendenti, ha attirato l’attenzione del mondo tra il 2009 e il 2010 dopo una serie di suicidi di giovanissimi operai, undici dei quali sono morti gettandosi dagli ultimi piani dello stabilimento. Le loro storie di disadattamento e alienazione sono raccontate in questo video di Ivan Franceschini e Tommaso Facchin:

18 Luglio, 2012

Giovanni Arrighi, Lu Zhang, Dopo il neoliberismo. Il nuovo ruolo del sud del mondo

by gabriella

Questo capitolo sulla Cina è contenuto nel libro che raccoglie gli ultimi scritti di Giovanni Arrighi [Cap. 5 di Capitalismo e (dis)ordine mondiale, a cura di Giorgio Cesarale e Mario Pianta, Manifestolibri, 2010]. Arrighi e Zhang vi analizzano il declino delle politiche neoliberali del Washington consensus e le radicali differenze con il possibile ordine futuro di un Beijing consensus.

Questo capitolo analizza quel che si può chiamare la “strana morte” del Washington consensus, con particolare riferimento al rafforzamento economico della Cina e a un cambiamento fondamentale nelle relazioni tra il Nord e il Sud del mondo1. Ciò che è “strano” riguardo questa morte è che essa sia avvenuta in un momento in cui le dottrine neoliberiste promosse dal consensus godono di un’autorità apparentemente incontrastata. Proprio per questa ragione, questa morte è stata poco notata, e le sue cause e conseguenze rimangono avvolte in una gran confusione.

Parte della confusione sorge dalla persistente influenza sulla politica mondiale di vari aspetti del defunto consensus. Come notato da Walden Bello, “il neoliberismo [rimane], semplicemente per forza d’inerzia, il modello standard per molti economisti e tecnocrati che… non hanno più fiducia in esso”. Inoltre, nuove dottrine stanno emergendo, principalmente nel Nord del mondo, che tentano di rianimare aspetti del vecchio consensus in forme più realistiche ed accettabili2. La nostra analisi non esclude né la residuale influenza del neoliberismo, come modello “standard”, né la possibilità di una sua rinascita in forme nuove. Semplicemente essa evidenzia che la contro-rivoluzione neoliberista dei primi anni Ottanta, della quale il Washington consensus è stato parte essenziale, ha fallito, creando le condizioni per un’inversione delle relazioni di potere tra il Nord e il Sud del mondo che sta già cambiando sia la politica mondiale che la teoria e la pratica dello sviluppo nazionale.

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17 Luglio, 2012

Gigi Roggiero, Mistificazioni meritocratiche

by gabriella

La maggiore virtù del suo confuso progetto di “riforma” sarebbe consistita, sosteneva Profumo, nel non apportare ulteriori tagli alla disastrata situazione dell’università italiana. É anche incauto, il pasdaran della meritocrazia. La spending review ha riportato le cose a posto ed ecco, tra imbarazzi e parziali retromarce, un’ennesima sostanziosa sforbiciata a formazione e ricerca. Al malato terminale non viene concessa nemmeno la morfina per alleviare il dolore. L’eutanasia sarebbe decisamente consigliabile, e se non dolce la morte segnerebbe almeno la fine dell’agonia.

Ma la tragedia ha, da tempo, ceduto il passo alla farsa: così, mentre si toglie l’ossigeno, infuria il dibattito tra gli addetti ai lavori sulla valutazione. I problemi dell’università non sono lo smantellamento strutturale, gli oltre 60.000 precari senza prospettive, la dequalificazione dei saperi, l’impasto di potere feudale e tendenze aziendaliste, bensì gli “sprechi” e la “corruzione”. La ricetta è, ovviamente, l’istituzione di “oggettivi” meccanismi di valutazione. Monti e Profumo fanno bella figura, Giavazzi è contento, i baroni stanno tranquilli perché, ancora una volta, l’attenzione è distolta: i mali da combattere sono, infatti, individuali e mai sistemici. Come chiamare tutto questo se non populismo tecnocratico, cifra e sostanza dell’attuale governo?

Tutti noi dobbiamo il nostro benessere sociale ed economico agli sforzi delle innumerevoli generazioni dei nostri antenati. È palesemente disonesto predicare che il reddito rifletta una distribuzione meritocratica, che coloro che diventano ricchi lo fanno grazie al loro merito e impegno. In una certa misura, qualcuno fa meglio di altri col duro lavoro e la vivacità d’ingegno. Ma l’eredità collettiva è qualcosa che nessuno di noi, individualmente, ha donato alla società. È la ricchezza che essa rappresenta a dover essere condivisa.

Guy Standing


Demagogia 
prêt-à-porter

Quale sia la strategia delle politiche universitarie in Italia, se è lecito usare una parola così impegnativa per le mediocrissime figure di destra e di sinistra che si sono succedute al Miur, l’abbiamo da tempo ipotizzato (la stessa riforma Fornero potrebbe essere letta in questa direzione): ricollocare il ruolo del paese nella divisione cognitiva del lavoro, facendone una sub-area con ambizioni ridimensionate e scarso investimento in innovazione e ricerca, in grado di competere sul costo di una forza lavoro dequalificata o pagata come tale, intensificando la produzione specializzata in segmenti particolari della filiera transnazionale e riservandosi alcune nicchie di cosiddetta “eccellenza”. Da questa strategia di dismissione si salveranno solo i “meritevoli”, magari per dare il loro contributo alle punte del made in Italy, dalla Ferrari a Slow Food, oppure per andare a scoprire qualche nuovo bosone nei centri di ricerca anglosassoni o indiani.

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