Archive for 22 Agosto, 2012

22 Agosto, 2012

Alain Garrigou, Il problema Wikileaks. Ci sono storie che non si raccontano ai bambini

by gabriella

Il segreto di stato nell’era di Wikileaks: i popoli sono bambini e ci sono storie che non si raccontano ai bambini. Tratto da Le Monde Diplomatique dell’ 11 aprile 2011 (traduzione dal francese di José F. Padova).

Nella polemica sulle rivelazioni di WikiLeaks (1) un ex ministro francese degli Affari esteri s’indignava pubblicamente: secondo lui la politica era come le famiglie, vi sono storie che non si raccontano ai bambini. Ci vuole una certa dose di fatuità per osare questo paragone. Hubert Védrine non si rendeva conto di riprendere la vecchia giustificazione delle élite aristocratiche, quando rifiutavano il diritto dei popoli: non erano altro che bambini. Il trionfo della democrazia, quindi, non ha spazzato via il pregiudizio. Rimangono sempre uomini abbastanza persuasi della loro superiorità per pensare che la politica è riservata a gente come loro. Senza peraltro dubitare un solo istante della loro fede repubblicana. Hubert Védrine  era troppo indignato per velare la sua arroganza con un po’ di discrezione, fornendo quindi buone ragioni per dubitare di una superiorità che si crede autorizzato a manifestare.

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22 Agosto, 2012

Alain Garrigou, La produzione delle convinzioni politiche

by gabriella

Questo articolo di Alain Garrigou sulla formazione delle credenze e convinzioni politiche è uscito su Le Monde Diplomatique il 27 marzo 2012 (traduzione dal francese di José F. Padova). L’autore vi propone una riflessione sugli esiti “produttori di realtà” del Teorema di Thomas e sulle loro dinamiche da “legge di potenza”, per effetto delle quali persone e fenomeni percepiti come vincenti vincono effettivamente le competizioni.

Il teorema di Thomas [William I. Thomas, 1863-1947] ha quella semplicità sconcertante che rischia di lasciarci dubbiosi e increduli:
«Quando le persone considerano certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze» (1).

Per metterne in luce la portata il sociologo Robert K. Merton evocava la disavventura della Last National Bank quando il suo direttore Cartwright Millingville, reso curioso da un’atmosfera inconsueta [regnante in banca], scopriva che i suoi clienti, messi in allarme dalle voci di una sua insolvenza, avevano appena ritirato i loro averi, provocando così il fallimento della banca stessa (2). Detto con altre parole, non era l’insolvenza che provocava il fallimento, ma erano le voci che creavano l’insolvenza. La crisi del 1929 offriva l’immagine di un effetto di credenza mediante la profezia auto-avverantesi. Quello della finanza è, più di qualunque altro settore, il brodo di coltura di questi fenomeni, come una volta di più l’ha dimostrato la crisi dell’autunno 2008.

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22 Agosto, 2012

Wolfgang Streek, Alle origini politiche del disastro finanziario. La crisi del 2008 è iniziata quaranta anni fa

by gabriella

Dall‘inflazione al debito pubblico al debito privato. Wolfgang Streeck, direttore dell’Istituto Max-Planck per lo studio delle società di Colonia, spiega in un testo chiarissimo le tre tappe della storia del fallimento delle politiche di mercato nel secondo dopoguerra: la Grande Recessione.

Il testo che segue è una versione abbreviata di un’analisi pubblicata sulla New Left Review, n° 71, Londra, settembre-ottobre 2011 (traduzione dal francese di José F. Padova).

Giorno dopo giorno, gli avvenimenti che segnano la crisi ci insegnano che ormai i mercati dettano la loro legge agli Stati. Falsamente democratici e sovrani, questi ultimi si vedono prescrivere i limiti di ciò che possono fare per i loro cittadini e suggerire quali concessioni devono esigere da questi. Per quanto riguarda le popolazioni s’impone una constatazione: i dirigenti politici non servirebbero gli interessi dei loro concittadini ma quelli di altri Stati o di organizzazioni internazionali – quali il Fondo monetario internazionale (FMI) o l’Unione Europea (UER) – al riparo dalle costrizioni del gioco democratico. Il più sovente questa situazione è descritta come la conseguenza di un inconveniente sullo sfondo della generale stabilità: una crisi. Ma è veramente questo il caso?

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22 Agosto, 2012

Pierre Bourdieu, La fabbrica dei dibattiti pubblici

by gabriella

Nel gennaio di quest’anno sono stati pubblicati in Francia due corsi inediti sulla formazione dei dibattiti pubblici e del «discorso dominante», tenuti da Pierre Bourdieu al Collège de France. Di seguito la traduzione dell’articolo dedicato al testo da Le Monde Diplomatique.

La fabbrica dei dibattiti pubblici

Da un lato, una situazione economica e sociale eccezionale. Dall’altro, un dibattito pubblico mutilato, ridotto all’alternativa tra austerità di destra e rigore di sinitra. Come si delimita lo spazio dei discorsi ufficiali, per mezzo di quale prodigio l’opinione di una minoranza si trasforma in «opinione pubblica»? E’ ciò che spiega Pierre Bourdieu in questo corso sullo stato, tenuto al Collège de France nel 1990 e pubblicato questo mese (gennaio 2012, NDR.)

Un uomo pubblico è un ventriloquo che parla a nome dello stato: prende una postura ufficiale – bisognerebbe descrivere la messa in scena dell’ufficialità -, parla in nome e per conto del gruppo sociale a cui si rivolge, parla per e al posto di tutti, e parla come rappresentante dell’universale.

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