Archive for Giugno, 2014

16 Giugno, 2014

David Harvey, Su “Le capital au XXIe siècle”

by gabriella

david-harveyLa critica di David Harvey al testo di Thomas Piketty uscita su Commonware.

Thomas Piketty è l’autore di Capital, libro che ha suscitato un gran scalpore. Argomenta in favore della tassazione progressiva e di una tassa sul patrimonio globale come unica soluzione per contrastare la tendenza verso la creazione di una forma “patrimoniale” di capitalismo, caratterizzata da “terrificanti” disuguaglianze di ricchezza e reddito. Inoltre, documenta dettagliatamente, con una precisione atroce e difficilmente confutabile, l’evoluzione nel corso degli ultimi due secoli della disuguaglianza sociale rispetto sia alla ricchezza che al reddito, con particolare enfasi sul ruolo della ricchezza. Demolisce la largamente diffusa opinione secondo cui il capitalismo del libero mercato sia distributore di ricchezza e rappresenterebbe il grande baluardo per la difesa delle libertà individuali e non. Piketty fa vedere come il capitalismo del libero mercato, in assenza di significativi interventi redistributivi da parte dello Stato, produce oligarchie antidemocratiche. Queste tesi hanno dato adito all’oltraggio liberale, guidato dall’apoplettico Wall Street Journal.

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13 Giugno, 2014

Jacques Derrida, Qu’est-ce que la déconstruction?

by gabriella
Jaacques Derrida (

Jaacques Derrida (1930 – 2004)

Da un’intervista registrata il 30 giugno 1992 e rimasta inedita fino alla sua inclusione nel numero monografico dedicato al filosofo da Le Monde, in occasione della morte (8 ottobre 2004). Traduzione mia.

Comme quiconque essaie d’’être philosophe, je voudrais bien ne renoncer ni au présent
ni à penser la présence du présent, –ni à l’’expérience de ce qui nous les
dérobe, en nous les donnant.

Jacques Derrida, La philosophie comme acte de résistance

Il faut entendre ce terme de « déconstruction » non pas au sens de dissoudre ou de détruire, mais d’’analyser les structures sédimentées qui forment l’’élément discursif, la discursivité philosophique dans lequel nous pensons. Cela passe par la langue, par la culture occidentale, par l’’ensemble de ce qui définit notre appartenance à cette histoire de la philosophie. Le mot « déconstruction » existait déjà en français, mais son usage était très rare. Il m’’a servi d’abord à traduire des mots, l’’un venant de Heidegger, qui parlait de « destruction», l’’autre venant de Freud, qui parlait de « dissociation ». Mais très vite, naturellement, j’ai essayé de marquer en quoi, sous le même mot, ce que j’appelais déconstruction n’’était pas simplement heideggérien ni freudien. J’’ai consacré pas mal de travaux à marquer à la fois une certaine dette à l’’égard de Freud, de Heidegger, et une certaine inflexion de ce que j’’ai appelé déconstruction. Je ne peux donc pas expliquer ce que c’’est que la déconstruction, pour moi, sans recontextualiser les choses.

[incipit non presente nell’articolo di Le Monde, ma illustrativo dell’intenzione specificamente politica del pensiero di Derrida, ndr.]

«Come chiunque cerchi d’essere filosofo, non vorrei rinunciare né al presente, né a pensare il presente come presenza, né all’esperienza di ciò che ce lo deruba, dandocelo». Jacques Derrida, La filosofia come atto di resistenza

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13 Giugno, 2014

Eleonora de Conciliis, Che cosa significa insegnare?

by gabriella

de_conciliisInsegnare significa essenzialmente produrre soggettività, dar forma a un individuo, strutturare l’informe imprimendovi un segno. Si tratta infatti di una tecnica di governo degli altri che è in grado di formare anche l’oggetto su cui si esercita. Come tale è anche un sintomo, cioè un segno della condizione patologica in virtù della quale si esercita il dominio. Il modo in cui si insegna rivela, pertanto, i tratti decisivi della società contemporanea, facendo emergere la domanda cruciale: si può insegnare, cioè plasmare, governare in un altro modo? Si può farlo in modo diverso da come si è fatto finora? Uno stralcio della bella introduzione di Che cosa significa insegnare?.

Insegnare (insieme a curare e governare) è, per dirla con Freud, un mestiere impossibile, ma è pur sempre una professione (Beruf) weberianamente politica.

Pier Aldo Rovatti, Soggettivazioni

Insegnare vuol dire, alla lettera, imprimere nella mente, fare un segno (signum) dentro qualcuno, avviare un processo attraverso un linguaggio che scrive, incide l’interiorità psichica e così facendo non solo la apre, ma la crea. L’insegnamento produce soggettività: in termini foucaultiani, è una tecnica di governo degli altri che implica il governo di sé, una forma di potere-sapere che è in grado di formare anche l’oggetto su cui si esercita. Questi due significati (segno e governo) si rimandano l’un l’altro e ne dischiudono un terzo, poiché l’insegnamento non è solo trasmissione di un sapere che ha il potere di incidere e con ciò produrre il (s)oggetto; per chi lo impartisce e per chi lo riceve, esso è anche un sintomo che nel quadro clinico della civiltà contemporanea, compare insieme ad altri come spia di una condizione patologica.

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13 Giugno, 2014

Cominciai a insegnare per questo

by gabriella

In questo spezzone, tratto da Auguri professore, di Riccardo Milani, lo sfiduciato professor Lipari riflette sulla lontananza degli studenti dalla scuola, rintracciandone le ragioni nell’essersi formato, a sua volta, in una scuola «che ignora la gioia di vivere» e predica – conformemente alla propria matrice cattolica – «il castigo, la pena, il dolore». Dopo aver ironizzato sulla centralità didattica della «concezione del dolore in Manzoni e Leopardi», il professore prorompe così in un

Gezi Park2

La protesta turca a Gezi Park

Leopardi riteneva che non se potesse più di piagnistei [perché] pensava che la polica vera era dare al mondo distrazioni vive, occupazioni grandi, movimento, vita. Lui pensava che il fallimento maggiore della politica stava nel non mettere a frutto gli ardori giovanili […] il desiderio di vivere che hai dentro e la rabbia per non poterlo gridare.

Osservando l’interesse della sua allieva davanti a questa interpretazione, Lipari si rende conto di quanto gli piaccia insegnare perché

trasmettere abilità rende abili, trasmettere intelligenza rende intelligenti.

Non si può insegnare senza avvertire e aver voglia di comunicare voglia di vita, e senza quindi abbandonare la pedagogia dell’impegno e del sacrificio.

 

 

10 Giugno, 2014

Buongiorno Livorno

by gabriella
Livorno, Terrazza Mascagni

Livorno, Terrazza Mascagni

Dopo decenni di gestione miope e clientelare, una città meravigliosa in crisi di prospettive scuote il giogo e cerca il proprio riscatto. «Non c’è niente di più di difficile da prendere in mano, di più pericoloso da guidare e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine di cose», osservava Machiavelli, ma a questa città indomita e guascona, poco incline alla rassegnazione, il coraggio non fa difetto.

Il resoconto di Senzasoste della storica sconfitta del PD a Livorno grazie ad una aggregazione informale di liste civiche radicali intorno al Movimento 5 stelle.

“Non v’è niente di più difficile da prendere in mano, di più pericoloso da guidare e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine di cose, perché l’innovazione ha nemici in tutti quelli che hanno operato bene nelle vecchie condizioni e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che potranno essere avvantaggiati dal nuovo”.

Machiavelli, Il Principe

Filippo Nogarin è il nuovo sindaco di Livorno. Lo hanno deciso i 35.899 che lo hanno votato (1/4 dell’elettorato) e che sono stati sufficienti per mandare per la prima volta il Pd all’opposizione, visto che l’ex partitone ha preso solo 31.709 voti, 2.300 in meno che al primo turno. Più che una vittoria dei 5 Stelle appare una disfatta del Pd.

Ci sono alcuni aspetti inequivocabili di questo voto. Il primo è il drastico calo della partecipazione dal 64% del primo turno al 50% del secondo. Il secondo è che il Pd non è riuscito a portare a casa nemmeno gli stessi voti del primo turno, fatto che fa sospettare che un po’ di renziani non siano andati a votare nemmeno a questo giro. Come ultimo aspetto quello della provenienza del voto: i 19.500 voti in più che sono arrivati a Nogarin (al primo turno ne aveva presi 16.210) provengono per la maggior parte da sinistra, sicuramente molti dei 13.973 presi da Raspanti al primo turno (Buongiorno Livorno e alleati). Ma anche molti da parte di cittadini che in questi anni hanno condiviso le lotte contro il rigassificatore, il megainceneritore, la discarica di Limoncino, le speculazioni di Nuovo Centro e Porta a Mare.

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10 Giugno, 2014

Piefranco Pellizzetti, Demofobia. Il demos come minaccia del kratos

by gabriella
Edward-Snowden

Edward Snowden

condorcet

Condorcet

Un’utile ricognizione di Pellizzetti sul nucleo conflittuale e la cattiva coscienza della democrazia liberale e i meccanismi di dominio attraverso cui le oligarchie mantengono i propri privilegi al costo di dilaganti diseguaglianze. Tratto da Micromega.

 «La democrazia origina da, mobilita e ri-dà forma al
conflitto popolare. Eppure c’è una caratteristica fondamentale
di questa interdipendenza […] limita in modo
consistente le forme di rivendicazioni collettive e pubbliche
tali da minacciare la vita e la proprietà, sostituendole
con una varietà di interazioni altrettanto
visibili ma molto meno distruttive»

Charles Tilly[1]

«In generale, qualsiasi potere, di qualunque
natura esso sia, quali che siano le mani in cui
è riposto e in qualunque maniera esso è stato
conferito, è naturalmente nemico dei lumi»[2].

Marie Jean Antoine Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet

Plutodemocrazia: Dr. Jekyll e Mr. Hyde

Lo scandalo Datagate, l’immenso apparato coperto per il controllo di qualsivoglia comunicazione veicolata dalle reti mondiali telefoniche e internet, predisposto dalla National Security Agency americana con il programma informatico PRISM (e ora smascherato dall’ex tecnico della CIA Edward Snowden, l’ultimo di quelli che Ignacio Ramonet chiama i “paladini della libertà di espressione”[3]), stupisce per le dimensioni quantitative del fenomeno (svariati miliardi di intercettazioni); non sorprende certo per le logiche che sottende. Saremmo forse in presenza – secondo lo stereotipo marxiano rivisitato – del solito governo “comitato d’affari”, strumento del quartier generale legge e ordine?

La faccenda è ben più complicata (e introversa) del semplice quanto consapevole camuffamento di interessi dominanti. Sebbene saldature tra élites politiche ed economiche siano perennemente all’ordine del giorno nella fisiologia del potere e i governi tengano sempre in estrema considerazione quelli che sono i concreti rapporti di forza in campo. Non di questo si parla.

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6 Giugno, 2014

Acqua pubblica

by gabriella

renziIl governo Renzi impugna la legge sull’acqua pubblica della Regione Lazio

Anche se cambiano le terga assise sugli scranni di Palazzo Chigi, anche se gli schieramenti politici si rimescolano e si alternano al governo, la minestra riscaldata è sempre la medesima: no e poi no all’applicazione del referendum per l’acqua pubblica. Alla faccia del popolo sovrano, il Governo ha impugnato venerdì la legge sull’acqua pubblica della Regione Lazio. Motivo sintetico? Non garantisce la concorrenza. Ovvero, non garantisce un guadagno per i gestori dei servizi idrici.

L’ultima puntata della telenovela relativa alla mancata applicazione del referendum sull’acqua pubblica si dipana a partire dal comunicato stampa di Palazzo Chigi relative alle decisioni prese venerdì dal Consiglio dei Ministri. Dice fra l’altro che il Governo ha impugnato la legge della Regione Lazio n. 5 del 4 aprile 2014 intitolata “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.

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5 Giugno, 2014

Enrico Terrone, Ancora sul realismo

by gabriella
Franca-DAgostini

Franca D’Agostini

Un saggio critico del postmodernismo dedicato da un nuovorealista al saggio di Franca D’Agostini Realismo? Una questione non controversa. Utile per la ricostruzione dei riferimenti classici del dibattito aperto dal Nuovo Realismo, se si riesce a tollerare lo stile polemico di una rissa accademica. Tratto da Micromega,

“Proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni”

Realismo? Una questione non controversa di Franca D’Agostini (Bollati Boringhieri, 2013) consta di una pars destruens e di una pars construens. Nella prima, si sostiene che il Nuovo Realismo non porta da nessuna parte. Nella seconda, si stabilisce qual è il realismo realmente nuovo di cui sarebbe invece proficuo discutere.

Secondo D’Agostini, il dibattito innescato dall’articolo di Maurizio Ferraris, “Manifesto del Nuovo Realismo” (8 agosto 2011) è viziato da un “fraintendimento capitale”, che consiste nella “sistematica confusione fra realismo metodologico e realismo metafisico (p. 19). D’Agostini identifica il realismo metafisico con la tesi per cui

“qualcosa è reale, o anche: esistono fatti” (p. 166),

e ritiene che si tratti di una tesi “non controversa”, che nessuno ha mai preteso di mettere seriamente in discussione. Per capire come mai, basti considerare quel passo della Metafisica in cui Aristotele osserva che per un vero antirealista metafisico non farebbe nessuna differenza andare a Megara o buttarsi in un pozzo; dato che per tutte le persone sane di mente l’alternativa fra Megara e il pozzo è cospicua, se ne inferisce che non ci sono antirealisti metafisici (o, perlomeno, se ci sono, hanno gravi problemi mentali e farebbero meglio a curarsi invece che partecipare a un dibattito filosofico).

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1 Giugno, 2014

Bertold Brecht, Lode dell’imparare

by gabriella

BrechtImpara quello che è più semplice!
Per quelli il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’a b c: non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! Devi sapere tutto, tu!
Tu devi prendere il potere.

Impara, uomo all’ospizio!
Impara, uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara, sessantenne!
Tu devi prendere il potere.

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