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10 Marzo, 2015

Napoli, l’acqua è pubblica

by gabriella
de_magistris

Il Sindaco Luigi De Magistris

Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato oggi la modifica dello statuto di ABC, azienda idrica napoletana che dovrà restare pubblica e non potrà impiegare gli utili se non per la manutenzione e l’ammodernamento degli impianti.

Il Sindaco De Magistris ha commentato osservando che Napoli è ora:

«l’unica grande città ad aver dato seguito all’esito del referendum del 2011 con cui gli italiani hanno espresso la volontà che l’acqua sia pubblica. Solo Napoli – ha proseguito – ha avuto il coraggio di portare a termine questa grande sfida» [Il Mattino, 9 marzo 2015].

Dopo la netta risposta referendaria, infatti, poco è cambiato rispetto ai processi di privatizzazione dei servizi idrici in corso: sei mesi fa, ad esempio, il governo Renzi si è spinto fino all’impugnazione della legge regionale sull’acqua pubblica del Lazio, perchè violerebbe l’art 117, per il quale in materia di “concorrenza” è lo stato e non le regioni a dover legiferare. Poiché potrebbe non essere chiaro che acque, luce, gas devono essere privatizzate, ecco allora in arrivo la riforma costituzionale dell’esecutivo:

 

Ma a disinnescare il referendum ci pensa il governo delle larghe intese

Questo è il testo della proposta:

TITOLO V – Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale».

Come commenta Michele Oricchio, magistrato della Corte dei Conti, sul Sole4Ore del 24 febbraio:

il nuovo articolo 117 si caratterizza per l’eliminazione della legislazione concorrente con riattribuzione alla competenza legislativa esclusiva dello Stato di diverse materie quali quelle relative alla regolamentazione del procedimento amministrativo, della disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle Pubbliche amministrazioni, della previdenza complementare ed integrativa, del commercio con l’estero, della valorizzazione (oltrechè tutela) dei beni culturali e paesaggistici, dell’ordinamento delle professioni e della comunicazione, della produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia, delle infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; dei porti ed aeroporti di interesse nazionale ed internazionale.

10 Marzo, 2015

Federico Caffé, Processo a Berlinguer (1982)

by gabriella
LA SCOMPARSA DI FEDERICO CAFFE', UN MISTERO LUNGO 25 ANNI

Federico Caffé (1914 – 1987)

La storia del presente nelle parole di Federico Caffè sulle politiche di appoggio all’austerity di Berlinguer e la retorica dei “sacrifici” di Amendola.

La lettera-accusa di Caffé [pubblicata sull’Espresso dell’11 aprile 1982] punta, infatti, l’indice sulla posizione assunta dai dirigenti del PCI di fronte alle politiche antipopolari del governo Andreotti (aumento del 25% del prezzo della benzina, del 20% del gas, blocco per due anni della scala mobile, abolizione di festività, aumento delle tariffe dell’energia elettrica, telefoniche, postali) che, nell’autunno 1976, aveva scatenato la rivolta operaia. In quel frangente, la CGIL di Lama appoggiò le misure, mentre i dirigenti del PCI (celebri i discorsi davanti ai cancelli delle fabbriche di Napolitano – che ci saremmo poi abituati a vedere “commosso” – e Berlinguer, appunto) diedero il contributo fondamentale a fermare gli scioperi.

Enrico Berlinguer (1922 - 1984)

Enrico Berlinguer (1922 – 1984)

In coda al testo, un incisivo intervento di Luciano Barra Caracciolo che spiega la continuità tra le posizioni ordoliberali assunte dal PCI di Berlinguer e le politiche di contrazione del reddito e della protezione sociale più recenti. Testi preziosi per capire cos’è, nella sostanza, il riformismo.

Mi sembra che la caratteristica di maggior rilievo della linea economica del Partito comunista italiano, durante l’ultimo decennio, sia stata quella di un adattamento alle circostanze, in una sostanziale continuità di ispirazione.

Se si prescinde, cioè, dalle polemiche contingenti, lo spirito che condusse Togliatti ad affermare, nell’immediato dopoguerra, che occorreva soprattutto occuparsi della ricostruzione persiste nelle numerose occasioni di appoggio a misure governative rivolte a fronteggiare le difficoltà complesse e continue di questo tormentato decennio.

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