Ascensore sociale fermo, oltre che all’università, anche a scuola in Italia. A sostenerlo è l’Ocse – l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – che conta decine di paesi aderenti in tutti i continenti. Nel nostro Paese, la quota di quindicenni “provenienti da ambienti svantaggiati” capaci comunque di ottenere buoni risultati nel Pisa 2015 – il Programma di valutazione internazionale delle competenze degli studenti in lettura, matematica e scienze – è inferiore alla media Ocse e sotto il dato delle principali nazioni europee. Segno che la scuola italiana non riesce a fare abbastanza per gli alunni provenienti da ambienti deprivati. All’estero le cose vanno meglio. Basta scorrere i dati forniti dall’istituto con sede a Parigi nell’ultimo report (dal titolo Resilienza scolastica) messo a curato da quattro autori italiani: Tommaso Agasisti, Francesco Avvisati, Francesca Borgonovi e Sergio Longobardi.

L’Italia fanalino di coda
In Italia, soltanto il 20,4 per cento dei quindicenni provenienti da famiglie in situazione di svantaggio socio-economico riesce a ottenere risultati soddisfacenti nei test Ocse-Pisa. La media Ocse si attesta sul 25,2 per cento. Mentre oltralpe siamo a quota 24,1 per cento, in Germania al 32,3 e in Finlandia al 39,1 per cento. In pratica, la scuola italiana fa poco per gli studenti più sfortunati. Perché è evidente che il retroterra culturale e socio-economico degli alunni influenza le performance. Per questa ragione l’Invalsi, che conduce in Italia indagini sulle competenze in Lettura e Matematica di oltre un milione e mezzo di alunni ha recentemente inaugurato il “valore aggiunto”: quanto le scuole riescono ad incidere sugli alunni durante il loro percorso scolastico.

Indagare le cause dell’ennesima bocciatura della scuola italiana, poco efficace con gli ultimi della classe, non è semplice. A preoccupare anche il confronto con il dato del 2012, quando la quota di studenti che, nonostante lo svantaggio, riuscivano a cavarsela dignitosamente era del 24,7 per cento, oltre quattro punti superiore rispetto al dato di tre anni dopo. L’indagine si sofferma anche sulle condizioni che nei vari paesi membri influenzano la quota di studenti resilienti. Nel Belpaese a giocare un ruolo positivo solo due aspetti: il clima scolastico in classe e le assenze degli studenti. Meno assenze “strategiche” durante il corso dell’anno scolastico e un clima in classe più sereno aumentano le probabilità di successo degli alunni meno attrezzati. Incidono relativamente poco invece quantità di dotazioni tecnologiche (computer e tablet) e numero di attività parascolastiche svolte durante l’anno.