Bo Xilai

by gabriella

Red Alert

La sconfitta del neomaoista Bo Xilai, esautorato nel febbraio 2012 dal comitato permanente di Chongqing, è entrata oggi (22.08.2013) nella fase dibattimentale del processo (farsa, probabilmente) che lo vede coinvolto per corruzione. Bo si è dichiarato non colpevole, mentre un gruppo di suoi sostenitori manifestava la propria solidarietà davanti al Tribunale. Il réportage di Le Monde sulla terza giornata (24 .08) di dibattimento, nella quale Bo Xilai «riconosce la propria parte di responsabilità» e fa luce sul sistema di corruzione dei politici cinesi.

Se nei primi giorni dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo (2012) ci si interrogava su quale modello di sviluppo futuro del Paese fosse il prescelto dai funzionari di Pechino e il dibattito ruotava attorno al confronto tra il modello riformista del Guangdong di Wang Yang e quello neo-maoista del Chongqing di Bo Xilai (in lizza per occupare un seggio nel Comitato Permanente del Politburo), ora non sembrano esserci più dubbi: l’impronta riformista ha scalzato quella conservatrice radicale.

Ma fino al 9 febbraio 2012, quando l’ex capo della polizia e vice-sindaco di Chongqing, Wang Lijun, ha raggiunto il Consolato degli Stati Uniti a Chengdu per chiedere asilo politico, il vantaggio e una velata predilezione collettiva per Bo erano dati quasi per scontati.

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Un articolo (febbraio 2012) sull’allontanamento dal CC del  Partito Comunista Cinese dell’ex segretario del PCC di Chongqing ed ex Ministro del commercio Bo Xilai, esponente del neo-maoismo radicale, accusato con sua moglie Gu Kailai, rispettivamente, di corruzione e dell’assassinio di un diplomatico inglese.

Bo XilaiI tuoi occhi sono come una coppia di spade di vibrante luce fredda.
 Tu sei inamovibile di fronte al male. La corruzione e le tenebre sono sconfitte.
 Il corrotto rabbrividisce alla sola menzione del tuo nome. Tu schiacci i crimini con il pugno di ferro
. Tu rendi Chongqing una città sicura e tranquilla
. Così la gente sa che ha qualcuno su cui contare
. Bo Xilai, Bo Xilai. 
Tu sei un eroe in tempo di pace. Bo Xilai, Bo Xilai 
la Cina ha bisogno di decine di centinaia di eroi come te.

C’era un tempo in cui Bo Xilai veniva inneggiato come un eroe del bene in lotta contro criminalità e corruzione. C’era un tempo in cui il neo-maoismo radicale invocato nella campagna per la “cultura rossa” e il ritorno agli ardori rivoluzionari anti-revisionisti in seno al PCC sembrava poter frenare le derive riformiste nel Paese di Mezzo.

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Zhang Dejiang è stato nominato capo del Partito di Chongqing, in sostituzione di Bo Xilai, secondo una decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Bo non opererà più come segretario, membro del comitato permanente o come membro del comitato del PCC di Chongqing.

La decisione ufficiale, annunciata dal capo del Dipartimento dell’Organizzazione del Comitato Centrale del PCC, Li Yuanchao, balza giovedì scorso sull’organo di stampa governativo Xinhua, a chiusura della V sessione della XI° Assemblea Nazionale del Popolo. Li ha dichiarato che il Comitato Centrale del PCC ha preso la decisione di allontanare dallo scranno del potere l’ex Segretario del PCC di Chongqing nonché ex Ministro del Commercio, Bo Xilai, solo dopo aver riflettuto attentamente sul futuro del Partito sulla base delle circostanze attuali e della situazione complessiva.

L’avvisaglia dell’imminente rimescolamento delle carte del potere a Pechino l’avevano potuta cogliere già nella giornata di mercoledì (nel febbraio scorso, NDR) gli oltre mille giornalisti che hanno partecipato all’ultima conferenza stampa, dopo nove anni di servizio, del Premier cinese Wen Jiabao. Alla luce della sua esperienza personale, avendo vissuto la guerra, la Rivoluzione Culturale e tre decenni di boom economico, Wen ha rimarcato l’importanza delle riforme per lo sviluppo e il progresso della Cina nel lungo periodo:

tragedie storiche come la Rivoluzione Culturale in Cina possono accadere di nuovo se il Paese non riesce a portare avanti le riforme politiche per sradicare i problemi della società. Le riforme in Cina vivono ora una fase critica – ha affermato Wen – la riforma non può che andare avanti e non deve fermarsi, né tanto meno deve tornare indietro perché non offrirebbe alcuna via d’uscita.

Se nei primi giorni dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo ci si interrogava su quale modello di sviluppo futuro del Paese fosse il prescelto dai funzionari di Pechino e il dibattito ruotava attorno al confronto tra il modello riformista del Guangdong di Wang Yang e quello neo-maoista del Chongqing di Bo Xilai (in lizza per occupare un seggio nel Comitato Permanente del Politburo), ora non sembrano esserci più dubbi e l’impronta riformista ha scalzato quella conservatrice radicale.

E dire che fino allo scorso 9 febbraio, quando l’ex capo della polizia e vice-sindaco di Chongqing, Wang Lijun, ha raggiunto il Consolato degli Stati Uniti a Chengdu per chiedere asilo politico, il vantaggio competitivo e una velata predilezione collettiva per Bo erano dati quasi per scontati.

Si, perché dietro l’epurazione di Bo Xilai, il cambio di rotta e di timoniere di Pechino non c’è solo la nuova vocazione riformista alla “western-style”. La questione in realtà è ben più complessa e imbrogliata: in primo piano ci sono i giochi di potere, le rivalità e gli squilibri interni al Partito, la cui leadership è in procinto di rinnovarsi e la quinta generazione di nuovi funzionari è pronta a prendere il testimone. 

“Per mantenere la purezza ideologica del partito è necessario garantirne l’unità”, ha dichiarato il vicepresidente Xi Jinping nel suo discorso tenuto il 1 marzo davanti ai cadetti della Scuola centrale del PCC e reso pubblico solo venerdì scorso. “La mancanza di principi e i comportamenti corrotti non favoriscono la purezza del partito. Oggi alcune persone sono entrare nel partito non perché credono nel marxismo e vogliono dedicarsi al socialismo con caratteristiche cinesi, ma perché diventare un membro porta loro vantaggi personali”, ha concluso Xi Jinping.

A determinare la disfatta del Segretario del PCC della megalopoli di Chongqing, senza ricorrere ad alcuno sforzo dietrologico, è stato proprio “l’incidente di Wang Lijun”, gli errori e l’inefficacia del pugno di ferro sferrato da Bo con la sua campagna ultra-repressiva contro la corruzione che gli aveva procurato l’attribuzione dell’appellativo di nuovo “Kennedy cinese”, insieme alle antipatie delle lobby imprenditoriali, perseguitate o colluse che fossero.

A emergere nell’ultimo mese sono verità discordanti e scomode, tra tutte l’ipotesi che prima di venire arrestato, nel suo giorno di permanenza nel Consolato americano, Wang Lijun abbia denunciato le brutture di una politica anti-corruzione strumentale agli interessi particolaristici di Bo e talvolta finalizzata a neutralizzare gli antagonisti politici.

“Le autorità di Chongqing devono riflettere ‘sul serio’ e trarre  un insegnamento dall’incidente di Wang Lijun”, ha sostenuto Wen Jiabao. “Le autorità centrali hanno ‘preso la questione molto sul serio’ e hanno incaricato i servizi competenti di avviare le indagini subito dopo che l’incidente ha avuto luogo. Finora sono stati compiuti progressi nelle indagini, la questione verrà trattata secondo le leggi e sulla base dei fatti […] Deve essere data al popolo una risposta e il risultato delle indagini dovrebbe essere in grado di resistere alla prova del diritto e della storia”.

Ora che il Paese guarda a Wang Yang e al suo modello di sviluppo nel “felice Guangdong” come al più adatto a portare avanti le istanze riformiste e il progresso della nazione, della melodia che fino a qualche giorno fa celebrava Bo Xilai rimane solo un eco perduto, già stanco e vecchio. Nessuno ricorda più chi fosse il “super-eroe” di Chongqing. E c’è chi, come l’editorialista dell’agenzia di stampa di Stato Xinhua, Wang Ruogu, scrive: “La roccaforte ultra-sinistroide è stata finalmente espugnata, è una grande fortuna per la Cina, una grande fortuna per il popolo!”

Bo Xilai expelled from Chinese parliament

Disgraced politician’s expulsion from congress removes his immunity from prosecution paving the way for criminal charges

Friday 26 October 2012 04.03

Chinese lawmakers have stripped disgraced politician Bo Xilai of his last official position, formally expelling him from the country’s top legislature and setting the stage for criminal proceedings against the once-rising political star.

Though largely a formality since Bo was purged from the Communist Party late last month, his expulsion from the congress removes his immunity from prosecution. That sets the stage for a criminal case involving accusations of corruption and abuse of power.

The National People’s Congress Standing Committee said it approved a decision to remove Bo as a deputy, but offered no details.

Communist Party leaders are keen to resolve the country’s messiest political
scandal in decades as they prepare for next month’s once-in-a-decade transition of power to the next generation of leaders.

As the most powerful official in the southwestern mega-city of Chongqing, Bo had been a rising political star and his toppling exposed sharp infighting in the party’s uppermost ranks.

Bo’s downfall has been spectacular: His wife, Gu Kailai, was convicted of murdering British businessman Neil Heywood, and his former right-hand man was accused of taking bribes, abusing power and trying to defect to the United States, among other crimes.

Beijing attorney Li Xiaolin said Bo’s wife’s family has hired him and Shen Zhigeng to defend Bo but the two lawyers are not formally accredited by the authorities to represent him yet. The attorneys had in earlier trials sought to represent Bo’s wife and a household aide accused of being an accessory to the murder, but both defendants accepted court-appointed lawyers instead.

Chinese authorities have not yet announced specific charges against Bo but in expelling him on 28 September, the party accused him of offences that span more than a decade and range from taking bribes, abusing his power and having improper relationships with several women.

Bo is the first Politburo member to be removed from office in five years and the scandal raised talk of a political struggle involving Bo supporters intent on derailing succession plans calling for vice president Xi Jinping to lead the party for the next decade.

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