Archive for ‘Didattica – Teoria’

13 Marzo, 2016

Punteggiatura e pensiero

by gabriella

la virgolaVenerdì scorso, durante un compito scritto in quinta che consisteva nell’analisi di un passo dell’Introduzione alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico di Marx, una studentessa mi ha chiesto aiuto, perché non riusciva a capire il significato di un periodo. Abbassati gli occhi sul testo, mi sono accorta che (nella traduzione italiana che stavamo usando) mancava una virgola:

Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale.

 

L’ho tracciata io stessa sul foglio e … “capito”? “Ora si, prof.”.

Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo, vuol dire esigerne la felicità reale.

Mi è tornato, allora, in mente un articolo di Gianfranco Marini che mi era molto piaciuto (lo riproduco qui sotto rimaneggiato), ma di cui quasi solo in quel momento ho capito l’importanza: solo un lettore esperto sa aggiungere mentalmente le virgole che mancano (cioè separare le diverse parti del testo per recuperare il significato), solo un lettore esperto sa strutturare un testo con la giusta interpunzione.

L’analfabetismo funzionale passa anche per la dimenticanza della punteggiatura.

Indice

1. Il tramonto della punteggiatura
2. la lunga affermazione dei segni di interpunzione

2.1 Le parole si separano
2.2 La rivoluzione tipografica e l’arrivo della “punteggiatura”
2.3 Dal significato prosodico a quello logico – sintattico

 

3. Alcuni esempi

3.1 Ci si può fidare di uno juventino?
3.2 La Sibilla e il soldato
3.3 Il cavaliere inesistente
3.4 Una conclusione?

 

4. Un itinerario tra punti e virgole

 

1. Il tramonto della punteggiatura

La svalutazione della punteggiatura ad inutile orpello, del tutto ininfluente rispetto a ciò che si vuole comunicare, è una delle ragioni del declino della comunicazione scritta, analogica o digitale.

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15 Luglio, 2015

Organizzazione del lavoro di gruppo

by gabriella

La spinta del singolo a fa parte di un gruppo è data da due aspetti: sentirsi rassicurato in termini di appartenenza a qualcosa di più grande e sentirsi in grado di realizzare qualcosa che da soli non si è in grado di fare. Queste due spinte danno luogo alle componenti primaria e secondaria di un gruppo. Nella teoria primaria si distinguono gruppi primari e gruppi secondari, che presentano alcune caratteristiche distintive.
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14 Luglio, 2015

Valutazione

by gabriella

La valutazione del profitto secondo il Piano dell’Offerta Formativa del nostro Liceo.
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1 Giugno, 2015

Questionario sugli stili d’apprendimento

by gabriella

Tratto da L. Mariani, Portfolio. Strumenti per documentare e valutare cosa si impara e come si impara, Bologna, Zanichelli, 2000 (digitalizzato con google form).

Interpretazione dei punteggi

Il modo di studiare e di imparare è diverso da persona a persona, ma può essere descritto da alcuni tratti caratteristici relativi a deteterminate categorie. Questo questionario mette a fuoco i modi di imparare che fanno leva sulla preferenza di un canale sensoriale (visivo verbale, visivo non verbale, uditivo o cinestetico), sulla prevalenza di un modo di elaborare le informazioni (analitico o globale) e sulla preferenza per il lavoro individuale o di gruppo.

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1 Agosto, 2014

Lavoro estivo

by gabriella

Gli studenti con giudizio sospeso trovano qui [3D; 4D] i testi e le esercitazioni per prepararsi all’esame di settembre. Per tutti gli altri [1F; 3D; 4D] sono disponibili i compiti e letture estive da eseguire prima del rientro in classe.

Le esercitazioni svolte vanno inserite nell’aula virtuale dropbox per la correzione. In caso di difficoltà a svolgere i compiti o a inserirli nell’area di lavoro, inviatemi un messaggio all’indirizzo gabriella.giudici@gmail.com.

Buon lavoro

Prof.

27 Maggio, 2014

L’efficacia didattica in banlieue. Il modello Drancy

by gabriella
Drancy

Jérémie Fontanieu nella sua classe di Drancy

Potrebbe essere considerato il successore di Pennac questo venticinquenne parigino che si è inventato un modo per portare al successo scolastico i ragazzi di periferia, cioè studenti in gravi situazioni di svantaggio, distratti da situazioni familiari drammatiche e privi di motivazione-speranza di riscatto sociale o personale. Quel tipo di studente che riempie, ormai, anche le classi delle scuole italiane, giusto con meno implicazioni etniche.

Il prof. Fontanieu insegna economia e scienze sociali a Drancy – cittadina alla periferia nord di Parigi nota per essere stata lo snodo ferroviario principale per Auschwitz. Il suo metodo spicca per realismo e assenza di cornici pedagogiche: si limita ad insegnare con passione, arricchendo le sue lezioni di stimoli eterogenei, puntando tutto sulla cooperazione sinergica famiglia-scuola (contando sulla particolare sensibilità di quelle immigrate), sulla verifica settimanale degli apprendimenti, sulla semplicità e ripetitività dei compiti, calibrati senza fretta sulle reali capacità degli allievi.

Sembra aver capito a perfezione il significato della tesi di Vaneigem che «il lassismo non è il soffio della libertà, ma il fiato della tirannia», e non poteva essere che un giovane precario. Ne parla questa settimana Le Monde.

Jérémie Fontanieu, professeur de sciences économiques et sociales au lycée Delacroix à Drancy (Seine-Saint-Denis) a vingt-cinq ans, ce prof tout juste débarqué dans le «93» – par choix-, a décidé de se fixer un objectif de 100% de réussite au bac. A un mois des premières épreuves, il semble en passe de réussir. Une gageure dans ce lycée de banlieue à la réputation peu flatteuse.

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13 Maggio, 2014

La sperimentazione filosofica di una maestra alla prova dell’INVALSI

by gabriella

Adriana Presentini, La forza del moscerino. Una favola morale… con più punti di vista.

«ad una domanda di senso, o valoriale, non c’è mai una e una sola risposta [..] la risposta giusta lo è nella misura di una condivisione su base dialogica, oltre ad essere ‘verità provvisoria’ del gruppo, sempre suscettibile di essere di nuovo oggetto di indagine e discussione».

Adriana Presentini

La storia

Sara la formica e le sue sorelle tornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Sara spingeva un chicco di grano, Mara una briciola di pane e Lara, la più forte, una spiga d’orzo tutta intera.
Arrivarono all’entrata del formicaio, ma lì trovarono una sorpresa: l’ingresso era ostruito da una pietra grigia, enorme e liscia. Sara girò intorno al grande sasso per cercare un buchetto da cui entrare, ma fu tutto inutile: non c’era nemmeno un passaggio piccolo piccolo! La pietra copriva perfettamente l’entrata.

Le tre sorelle si misero a spingere la pietra con tutte le loro forze, ma il sasso non si spostò nemmeno di un pochino così. Spinsero da destra, da sinistra, da dietro, da davanti, di lato, di traverso… Ma la pietra liscia era troppo pesante e non si mosse di un millimetro. Le formiche erano sudate e stanche, mentre l’entrata della loro casa era sempre chiusa.

In quel momento un ronzio leggero fece alzare la testa alle tre sorelle. Era un moscerino, che si fermò proprio in cima al sasso.

“Posso aiutarvi?” chiese.

“Non credo” rispose Sara.

“Se non riusciamo a spostare questo sasso noi tre robuste formiche, non vedo che cosa potrebbe fare un esserino deboluccio come te!”

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23 Settembre, 2013

Graziano Cecchinato, Flipped classroom

by gabriella
Laurentius de Voltolina, 1350 ca

Laurentius de Voltolina, 1350 ca

Stralcio da questa introduzione alle flipper classroom (classi capovolte) suggerita da Lim e dintorni, le riflessioni più utili ad aprire il dibattito su una rivoluzione pedagogica affascinante [e problematica]. Le flipper classroom sono infatti classi nelle quali la lezione frontale è messa a disposizione dal docente su supporto multimediale e fruita fuori del tempo scuola, utilizzato invece per la discussione, l’approfondimento e la personalizzazione degli apprendimenti.

Come si vedrà, per molti aspetti, questa didattica rappresenta la possibile resurrezione di un attivismo pedagogico al quale, in Italia, il “riordino” gelminiano ha inferto il colpo mortale (cancellando o esternalizzando ogni tipo di laboratorio) [i lettori già introdotti alla storia della produzione e diffusione del sapere possono saltare l’introduzione].

Introduzione

Questo dipinto è datato attorno al 1350 e riproduce una lezione in una università europea. Ciò che raffigura è estremamente familiare. Ci sono tutti gli elementi fondamentali che contraddistinguono la realtà scolastica attuale: la cattedra e l’insegnante, il libro, gli allievi con i loro testi, attenti nelle prime file, distratti nelle ultime e c’è perfino … lo studente che dorme! Si tratta, ovviamente, di una semplice allegoria, ma guardando questa rappresentazione sembrerebbe che i secoli che ci separano da essa, lo sviluppo tecnologico, la ricerca pedagogica, la sperimentazione didattica e il contributo di generazioni di docenti non abbiano alterato in modo profondo le dinamiche, il clima, i processi che si svolgono nelle aule […]

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30 Agosto, 2013

Anitec, Il tablet non basta: verso un nuovo ruolo del docente

by gabriella

tabletChe lo dica l’Associazione delle Industrie Elettroniche Informatiche e di Comunicazione e non il MIUR, è sintomatico della confusione che regna in materia di scuola e tecnologie. «I gadget sono investimenti inutili» – sostiene Cristiano Radaelli in questo articolo dell’aprile scorso (e il pensiero corre a Profumo ..) – «se non inseriti in un processo formativo completamente rivisitato. La scuola insegni a gestire l’enorme flusso di informazioni che arriva della rete, per guidare gli studenti verso un pensiero strutturato e critico. Il rischio è quello dell’information overload».

 

La scuola è sempre e universalmente riconosciuta come il principale fattore di emancipazione dei popoli e di costruzione delle reali prospettive di benessere e sviluppo economico di una società. Bisogna, quindi, partire dall’educazione. Fanno sorridere quelle proposte che vedono la semplice diffusione dei nuovi dispositivi digitali nelle scuole come manna per la modernizzazione del sistema educativo. Tablet e i nuovi strumenti tecnologici sono dei bellissimi gadget, ma sono investimenti inutili se non vengono inseriti in un processo formativo completamente rivisitato. Qual è il valore aggiunto della rete? È la possibilità di accedere a informazioni istantaneamente, in qualunque parte del mondo esse siano, di condividerle con altre persone ovunque esse siano e di costruire con loro un report condiviso che permette a ognuno di dare un contributo.  Il risultato così sarà la somma delle competenze di tutti coloro che hanno contribuito. Questo è il valore aggiunto, questa è la vera rivoluzione!

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12 Maggio, 2013

Alberto Bagnai alle superiori

by gabriella

BagnaiInsuperabile fustigatore dell’omodossia di ogni ordine e grado, al professore non poteva sfuggire la deriva carismatica, narratologica e seduttiva del new look docente. Come al solito, rido e concordo.

Ora vi chiedo: non è che c’è qualcuno di voi che magari insegna alle superiori e ha qualche idea, richiesta, suggerimento, problema, aneddoto, ecc.? Feel free, tanto qui siamo fra amici. Ad esempio, come fate a mantenere la disciplina in classe? Io uso il metodo di Goffredo Buccini (si chiama così?). Dico: “state zitti, altrimenti chiamo l’inflazzzzione a due cifre che vi si porta via!”
Il problema, eventualmente, non è mantenere la disciplina (nel senso di ordine), ma insegnare la disciplina (nel senso di contenuto scientifico), quindi astenersi quelli che “la mia insegnante era carismatica”.  


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