David Hume, La critica all’idea di esistenza

by gabriella

David Hume (1711 – 1776)

In questo passo del Trattato sulla natura umana, Hume nota che poiché ogni conoscenza ha per oggetto soltanto i contenuti mentali ed è impossibile astrarre l'”esistenza” da questi contenuti, l’ipotesi di un mondo esterno, dotato di realtà indipendente, stabile e continua è indimostrabile. L’unica possibilità è quella di attribuire all’esistenza delle cose uno statuto relazionale priva di ogni d cit., pp. 78-81.

Non ci sono impressioni, né idee, di qualunque specie siano, delle quali abbiamo coscienza e memoria, che non siano concepite come esistenti, ed è evidente che da questa coscienza deriva l’idea e perfetta certezza dell’essere. Di qui si trae il dilemma più chiaro e conclusivo che si possa immaginare: poiché non ricordiamo mai un’idea o un ’impressione senza attribuirle l’esistenza, l’idea di esistenza deve derivare o da un’impressione distinta, per quanto unita a ogni percezione od oggetto del pensiero; ovvero dev’essere un’unica cosa con l’idea della percezione o dell’oggetto.

Essendo questo dilemma una conseguenza del principio che ogni idea proviene da un’impressione simile, non può esser dubbia la nostra scelta. Lungi dall’esservi un’impressione distinta che accompagni ogni impressione e ogni idea, io non credo neppure che due impressioni distinte si diano inseparabilmente unite. Per quanto certe sensazioni si presentino attualmente insieme, ben
presto ci accorgiamo che ammettono una separazione e possono presentarsi a parte. Così che, sebbene ogni impressione e ogni idea che ricordiamo sia considerata come esistente, l’idea dell’esistenza non deriva da nessuna particolare impressione.

L’idea di esistenza, quindi, è la stessa cosa dell’idea di ciò che concepiamo esistente. Non c’è differenza tra riflettere sopra una cosa semplicemente e riflettere su essa come esistente: quell’idea, unita all’idea d’un oggetto, non aggiunge niente. Qualunque cosa concepiamo, la concepiamo come esistente. Ogni idea che ci for­miamo, è l’idea di un essere; e l’idea di un essere è ogni idea che ci piaccia formare. Chiunque si opponesse a questo argomento dovrebbe necessariamente indicare quell’impressione distinta, dalla quale deriva l’idea di entità, e provare che tale impressione è inseparabile da ogni percezione che reputiamo esistente: ciò che, senza esitazione, possiamo dichiarare impossibile.

Il nostro ragionamento precedente riguardo alla distinzione delle idee anche se manchi una differenza reale, qui non è di nessuna utilità. Quella specie di distinzione, infatti, si fonda sulle varie somiglianze che una stessa idea semplice può avere con molte idee differenti; ma nessun oggetto può essere presentato come somigliante a un altro oggetto in quanto all’esistenza, o differente da altri in questo particolare: poiché ogni oggetto si presenta necessariamente come esistente.

Si ragioni similmente per l’idea di esistenza esterna. Tutti i filosofi ammettono, e la cosa è chiara per se stessa, che niente è realmente presente alla mente fuori delle sue percezioni, o impressioni e idee, e che gli oggetti esterni ci sono noti solo per le percezioni a cui danno occasione. Odiare, amare, pensare, sentire, vedere: tutto ciò, altro non è che percepire. Ora, se all’infuori delle percezioni non c’è altro che sia presente alla mente, e poiché tutte le idee derivano da qualcosa già presente ad essa, ne segue che ci è impossibile concepire o formare l’idea di una cosa specificamente differente dalle idee e dalle impressioni. Fissiamo pure, per quant’è possibile, la nostra attenzione fuori di noi; spingiamo la nostra immaginazione sino al cielo o agli estremi limiti dell’universo: non avanzeremo d’un passo di là da noi stessi, né potremo concepire altra specie di esistenza che le percezioni apparse entro quel cerchio ristretto. Questo è l’universo dell’immaginazione, né abbiamo nessuna idea se non di ciò che si presenta lì dentro.

Il punto più lontano a cui possiamo arrivare nella concezione di oggetti esterni, se li vogliamo supporre specificamente differenti dalle nostre percezioni, è quello di formarcene l’idea relativa senza tuttavia pretendere di conoscere gli oggetti in relazione. Generalmente parlando, noi non li supponiamo specificamente differenti, ma soltanto attribuiamo loro differenti relazioni, connessioni e durate».

 

Esercitazione

Spiega il testo con una parafrasi ad ogni paragrafo, poi discuti in gruppo: esiste il mondo là fuori? Come possiamo esserne certi?

 

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