Eric Fromm su Summerhill

by gabriella

L‘introduzione di Eric Fromm a Alexander Neill, Un’esperienza educativa rivoluzionaria, Milano, Rizzoli, 1972.

Nel diciottesimo secolo i pensatori progressisti fecero circolare le idee di libertà, democrazia e autodeterminazione e, a cominciare dalla prima metà del novecento, queste idee cominciarono ad entrare in campo pedagogico. Il principio basilare sotteso al concetto di autodeterminazione è di sostituire la libertà all’autorità, di educare il fanciullo senza ricorrere alla forza facendo appello alla sua curiosità e ai suoi desideri istintivi interessandolo così al mondo che lo circonda. Questo atteggiamento segnò l’inizio dell’educazione progressista e fu un importante passo in avanti nello sviluppo della civiltà.

I risultati di questo nuovo metodo si rivelarono però deludenti. Nei confronti dell’educazione progressista, negli ultimi anni ha preso corpo un crescente processo di reazione. Oggi molte persone ritengono che la teoria stessa sia sbagliata e da togliere di mezzo. Sta così prendendo piede un movimento molto forte che sostiene la necessità di un’accentuazione della disciplina, e al limite, la reintroduzione delle punizioni corporali nell’ambito delle scuole di stato. Forse il fattore più importante che ha reso possibile questo processo di reazione, è il notevole successo conseguito dai metodi educativi in uso nell’Unione Sovietica. Qui i vecchi metodi vengono applicati in pieno; e i risultati, per quanto riguarda la quantità di nozioni apprese, sembrano indicare il vantaggio di un ritorno ai vecchi metodi disciplinari a spese delle libertà del fanciullo.

E’ forse errata l’idea di educare secondo metodi non coercitivi?  Ed anche se l’idea in sé è fosse sbagliata, come possiamo spiegarne il relativo fallimento? Io sono convinto che l’idea di concedere libertà ai bambini non sia errata, ma che sia stata quasi sempre pervertita. Per trattare con chiarezza l’argomento dobbiamo prima capire quale sia la natura della libertà; e per farlo dobbiamo distinguere fra autorità coercitiva ed autorità anonima. L’autorità coercitiva è esercitata apertamente ed esplicitamente. Chi possiede l’autorità comanda senza ambiguità su chi gli è soggetto: “Devi fare questo. Se non lo fai, nei tuoi confronti verranno applicate certe sanzioni”. L’autorità anonima invece tende a celare l’uso della forza, sostenendo che non vi è alcuna autorità e che ogni cosa viene fatta con il consenso dell’individuo. Mentre una volta l’insegnante diceva all’allievo: “Tu devi fare questo. Altrimenti sarai punito”, oggi dice: “Sono certo che ti piacerà farlo”. In questo caso la vera sanzione non è la punizione corporale, ma l’espressione dispiaciuta dei genitori, o peggio ancora la convinzione di essere considerati estranei o di non agire come la maggioranza. Nel primo caso s’impiega la forza, nel secondo la manipolazione psichica.

Il passaggio da un’autorità coercitiva, in voga nel secolo scorso, all’autorità anonima del secolo attuale è dovuta alle necessità organizzative della società industriale moderna. L’accumulazione del capitale ha determinato la formazione di imprese giganti dirette da burocrazie organizzate gerarchicamente. Grandi masse di operai ed impiegati lavorano insieme, e ogni individuo è parte di una macchina produttiva organizzata in ogni dettaglio che per funzionare deve scorrere liscia e senza intralci. L’operaio è solo un ingranaggio della macchina. In una organizzazione di questo tipo l’individuo viene costantemente diretto e manipolato.

Anche la sfera dei consumi (nella quale l’individuo esprime la sua libera scelta) viene controllata, diretta e manipolata in maniera analoga. In ogni acquisto, si tratti di cibo, abiti, liquori, sigarette, si è sottoposti all’azione di un poderoso apparato di suggestione che agisce con due scopi: da una parte, far sorgere continuamente nuovi bisogni nell’individuo e dall’altra indirizzare questi bisogni nei canali che offrono all’industria i profitti più elevati.

L’uomo viene trasformato in consumatore, in un eterno lattante, il cui unico desiderio è di consumare una maggiore quantità di cose “migliori”. Il nostro sistema economico deve creare individui che siano adeguati alle sue necessità; individui che cooperino senza difficoltà, che vogliano consumare sempre di più. Il nostro sistema deve produrre individui di gusti standardizzati, facilmente influenzabili e dai desideri facilmente prevedibili.

Il nostro sistema ha bisogno di individui che credano di essere liberi ed indipendenti, ma che, ciononostante, si comportino così come ci si aspetta che essi si comportino, uomini che si inseriscano senza attriti nella macchina sociale, che possano essere guidati senza forza, comandati senza capi, e indirizzati senza altra ambizione che non che non sia quella di fare le cose “come si deve”. L’autorità non è scomparsa, né ha perso alcunché della sua forza, ma si è trasformata nell’autorità anonima della persuasione e della suggestione. In altre parole, per adattarsi l’uomo moderno ha bisogno di illudersi che tutto venga fatto con il suo consenso e di non rendersi conto di come il consenso gli venga strappato con un sottile processo di manipolazione. Il consenso gli viene estorto a livello inconscio, dietro le sue spalle.

Nell’educazione progressista impiegano gli stessi artifici. Il fanciullo è costretto ad inghiottire la pillola, ma stavolta ricoperta da un sottile strato di zucchero.
I genitori e gli educatori hanno confuso l’autentica educazione non autoritaria con l’educazione mediante la persuasione e la coercizione occulta. L’educazione progressista viene così svuotata di significato. Fallisce nel suo scopo, non essendo mai riuscita a diventare quel che voleva essere e non essendo mai giunta al punto dove voleva giungere.

Il metodo di Alexander Neill affronta il problema alla radice. A mio avviso il suo libro riveste la massima importanza perché esso teorizza il vero principio di una educazione che non ha bisogno di ricorrere alla paura. A Summerhill l’autorità non maschera una forma sistematica di manipolazione. Summerhill non espone una teoria ma riporta almeno quaranta anni di esperienza. L’autore dimostra che la libertà funziona i principi che caratterizzano i metodi di Neill vengono presentati in maniera piana ed inequivocabile in questo libro e sono qui sotto elencati.

1.       Neill nutre una sicura fiducia “nella bontà del fanciullo”. Egli crede che il ragazzo medio non nasca codardo, automa senza anima bensì provvisto di un atteggiamento potenzialmente ricco di amore e di interesse per la vita.

2.       Lo scopo dell’educatore – lo scopo della vita – è quello di lavorare con gioia e di trovare la felicità. La felicità secondo Neill significa provare interesse per la vita; o, con parole mie il rispondere alla vita non solo con il cervello, ma con l’intera personalità. Nell’educazione non è sufficiente promuovere lo sviluppo intellettuale. L’educazione deve rivolgersi sia alla sfera emotiva che quella intellettuale. Nella società moderna riscontriamo una sempre maggiore distanza fra intelletto e sentimento.

3.       Le esperienze dell’uomo odierno sono in gran parte mediate dal pensiero e non riflettono una percezionedi ciò che il cuore sente l’occhio vede, l’orecchio ascolta. In effetti questa separazione fra intelletto e sentimenti ha condotto l’uomo di oggi ad uno stato mentale pressoché schizoide che lo ha reso quasi incapace di percepire alcunché in maniera autentica, immediata.

4.       L’educazione deve adattarsi alle capacità e alle necessità psicologiche del fanciullo. Il fanciullo non è altruista. L’amore per lui non è il sentimento maturo dell’adulto. E’ un errore attendersi dal fanciullo una cosa che egli potrebbe dimostrare solo in maniera ipocrita. L’altruismo si sviluppa solo successivamente all’infanzia.

5.       La disciplina imposta dogmaticamente e le punizioni provocano la paura; dalla paura nasce l’ostilità. Questa può anche non essere aperta e consapevole, ma in ogni caso paralizza la spontaneità e l’autenticità dei sentimenti. L’indottrinamento disciplinare continuo è nocivo per i fanciulli e ne blocca lo sviluppo psichico.

6.       Libertà non significa licenza. Questo importantissimo principio, sottolineato da Neill, significa che il rispetto per l’individuo deve essere reciproco. Se un insegnante non ha il diritto di usare la forza nei confronti del fanciullo, questi da parte sua, non ha il diritto di usarla nei confronti dell’insegnante. Un bambino non deve imporsi ad un adulto solo perché è un bambino, né deve usare i molti mezzi di pressione a sua disposizione.

7.       Strettamente congiunta a questo principio è la necessità di una sincerità assoluta da parte dell’insegnante. L’autore dice di non aver mai mentito ad un bambino in quaranta anni di attività. Chiunque legga questo libro si potrà rendere conto che, lungi dal costituire una spacconata, questa affermazione non è altro che la verità.

8.       L’equilibrato sviluppo delle qualità umane rende necessario, alla fine, che il bambino tagli i legami primari che lo uniscono ai genitori, o ai successivi sostituti che la società gli offre, e che divenga completamente indipendente. Egli dovrà imparare il mondo da individuo. Dovrà imparare ad affrontare il mondo da individuo. Dovrà imparare a trovare la sua sicurezza non in un attaccamento simbolico, ma nella sua capacità di affrontare il mondo da individuo. Dovrà imparare a trovare la sua sicurezza non in un attaccamento simbolico, ma nella sua capacità di afferrare il mondo intellettualmente, emozionalmente, artisticamente. Deve servirsi di ogni sua capacità per trovare un rapporto con il mondo, più che per trovare la sicurezza nella sottomissione o nel dominio.

9.       I sentimenti di colpa hanno soprattutto la funzione di sottomettere il bimbo all’autorità. I sentimenti di colpa sono un intralcio sul cammino dell’indipendenza; essi provocano il sorgere di un processo che oscilla continuamente fra ribellione, sentimento, sottomissione, e ancora ribellione. Il senso di colpa così come vissuto dalla maggioranza degli individui nella nostra società, non è in primo luogo dovuto alla voce della coscienza ma è essenzialmente la sensazione di aver disobbedito alla autorità e la conseguente paura della punizione. Non è importante che questa sia fisica oppure che si realizzi in una privazione d’affetto o più, semplicemente, faccia sentire l’individuo fuori posto. Tutti questi sentimenti di colpa fanno nascere la paura; e da questa nascono l’ostilità e l’ipocrisia.

A Summerhill non viene offerta una educazione religiosa.  Ciò naturalmente non significa che non vengano offerti i cosiddetti fondamentali valori umanistici. Neill spiega brevemente: “non si tratta di una battaglia tra chi crede nella teologia e chi non ci crede; è una battaglia tra chi crede nella libertà umana e chi crede nella soppressione della libertà umana”. E continua, “Un giorno una nuova generazione non accetterà più la religione invecchiata e i miti odierni. La nuova religione che nascerà, rifiuterà l’idea dell’uomo come nato nel peccato. La nuova religione pregherà Dio di rendere uomini felici”.
Neill è in posizione critica nei confronti della società odierna. Egli sottolinea che il tipo d’uomo che noi sviluppiamo è un uomo – medio di massa. “Viviamo in una società malata e la maggior parte delle nostre pratiche religiose sono imposture”. Coerentemente l’autore è un’internazionalista ed esprime la ferma e incrollabile convinzione che la propensione alla guerra è solo una forma barbarica di atavismo presente nel genere umano.
In realtà Neill non cerca di educare i fanciulli in modo che si inseriscano agevolmente nell’ordine esistente, ma cercano di far crescere bambini che divengano esseri umani felici, uomini e donne convinti che, non sia importante ciò che si ha e ciò che si consuma, ma piuttosto ciò che si è. Neill è realista; si rende ben conto che anche se i ragazzi che alleva non saranno persone di successo nel senso stretto del termine, tuttavia avranno acquistato una autenticità umana tale da impedire loro di diventare degli spostati o dei morti di fame. L’autore ha fatto la sua scelta fra il completo sviluppo umano ed il completo successo nei termini correnti di mercato, e procede con onestà sulla strada che lo porta verso gli obbiettivi che si è proposto.

La letteratura di questo libro mi ha grandemente incoraggiato e stimolato. Spero che lo stesso accada ai lettori. Questo non significa che sia d’accordo con ogni idea dell’autore. Certamente la maggior parte dei lettori non leggerà questo libro come se si trattasse di un nuovo vangelo, e sono convinto che l’autore sarebbe l’ultimo a desiderare una cosa simile.

Devo esporre due delle mie riserve più importanti. Credo che Neill in qualche modo trascuri l’importanza, il piacere, l’autenticità di una presa di contatto del mondo intellettuale a favore di quella emotiva ed artistica. Inoltre l’autore è imbevuto delle teorie freudiane e, a mio avviso, dà troppa importanza al sesso, come i freudiani tendono a fare. Ritengo tuttavia che l’autore è persona di tale realismo, e con una tale comprensione di ciò che è bene per il fanciullo, che le mie critiche devono intendersi più riferite alla forma di certe sue affermazioni che al modo vero e proprio di creare un rapporto con il fanciullo.
Pongo l’accento sulla parola “realismo” poiché ciò che più mi colpisce è la capacità dell’autore di vedere, di discernere i fatti dalle apparenze e nel non indulgere alle razionalizzazioni ed alle illusioni di cui si alimenta la maggior parte degli uomini, e che impediscono loro di dare espressione all’esperienza nel suo senso più autentico.
Neill è una persona dotata di un tipo di coraggio al giorno d’oggi piuttosto raro: il coraggio di credere in ciò che vede e di combinare tale realismo con una fede incrollabile nella ragione e nella vita.

Egli ha un atteggiamento di riverenza nei confronti della vita e di rispetto nei confronti dell’individuo. E’ uno sperimentatore ed un osservatore, non un dogmatico che mantiene verso ciò che fa un atteggiamento egoisticamente distaccato. Egli unisce educazione e terapia ma la terapia non è per lui un fattore a parte, utile per risolvere problemi “specifici”, ma semplicemente un mezzo per dimostrare al bambino che la vita è fatta per essere affrontata e non è qualcosa cui si deve sfuggire. Sarà chiaro al lettore che l’esperimento di cui si parla in questo libro è tale che, allo stato attuale delle cose, **[non potrà essere ripetuto con facilità nella società odierna.]. Questo non solo perché l’esperimento deve la sua vitalità all’essere portato avanti da una persona straordinaria come Neill, ma anche perché pochi genitori hanno il coraggio e l’autonomia di giudizio per considerare più importante la felicità dei propri figli, che il loro successo. Questo però non sminuisce l’importanza del libro.

**[Mentre scriveva queste parole, Frommfortunatamente si sbagliava, come avrete visto nella Home page del sito, la Scuola di Summerhill è tuttora esistente, grazie alla figlia di Neill, Zoe, che ha portato avanti la scuola fondata dal padre).]

Anche se attualmente negli Stati Uniti non esistono scuole paragonabili a Summerhill, tutti i genitori potranno trarre profitto dalla lettura del libro. Questi capitoli costituiranno uno stimolo a riconsiderare le loro vedute sull’educazione infantile. Si renderanno conto che il modo che Neill impiega nel trattare i bambini è abbastanza differente da quello che la maggior parte delle persone mette da parte, classificando sarcasticamente come “permissivo”. L’insistenza di Neill sulla necessità di un certo tipo di equilibrio nel rapporto figli-genitori, libertà senza licenza, indica un modo di intendere i rapporti famigliari che potrebbe rinnovarli radicalmente.
I genitori che vorranno riflettere si meraviglieranno nel rendersi conto di come essi mettano in opera involontariamente nei confronti dei loro figli forme di imposizione e coercizione.
Questo libro suggerisce nuovi significati alle parole amore, approvazione, libertà.
Neill mostra un rispetto incondizionato per la vita e la libertà ed una disapprovazione totale per l’uso della forza.

I fanciulli cresciuti con questo sistema sono portati a sviluppare con mezzi propri razionalità, amore, onestà e coraggio, qualità che rappresentano gli obbiettivi della tradizione, umanistica occidentale. Se questo ha potuto realizzarsi a Summerhill, potrà realizzarsi ovunque non appena la gente sarà pronta ad accettarlo. Infatti “non ci sono fanciulli difficili”, secondo le parole dell’autore, ma solo “genitori difficili” ed una “umanità difficile”. Credo che il lavoro di Neill abbia gettato un seme destinato a germogliare. Un giorno le sue idee diventeranno patrimonio comune di una nuova società nella quale sia l’uomo che lo sviluppo integrale delle sue facoltà saranno gli obbiettivi supremi di ogni sforzo sociale.

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