Le comunicazioni di massa 1. I media «alfabetici»

by gabriella

Prima parte della lezione sulla storia sociale dei media dedicata ai media «alfabetici», per capire che una tecnologia di comunicazione definisce e modella la società in cui sorge e, al tempo stesso, ne è espressione.


Indice

1. Le comunicazioni di massa
2. I mass media
3. I media «alfabetici»

3.1 La stampa
3.2 Il giornale

 

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1. Le comunicazioni di massa

Come si è visto, nell’articolo dedicato alla comunicazione interpersonale, la comunicazione tra individui, senza mediazione di strumenti è circolare (va dall’emittente al ricevente e viceversa), mentre la comunicazione mediale, cioè mediata da uno strumento di comunicazione (ad esempio, il telefono), può essere unidirezionale, cioè andare unicamente dall’emittente ai destinatari: è questo il caso della comunicazione dei mass media.

Olimpiadi di Pechino, 2008

Il Royal Wedding, 1981

Nella Communication Research, il filone di studi sulla comunicazione nato negli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale, è stato usato il latino medium per indicare un mezzo attraverso cui è possibile comunicare, il suo plurale media, associato al termine inglese mass (massa) indica quindi i mezzi di comunicazione di massa.

Con strumenti come il giornale, la radio o la TV si può infatti raggiungere un vasto pubblico, potenzialmente coincidente con un’intera società o persino con il pianeta, come è accaduto con gli eventi (planetari, appunto) delle Olimpiadi di Pechino (4 miliardi e 700 milioni di spettatori ne hanno seguito almeno un evento), della finale dei mondiali di calcio 2014 tra Germania e Argentina con un miliardo di spettatori e del matrimonio del principe Carlo d’Inghilterra con 800 milioni di spettatori nel mondo.

 

2. I mass media

All’origine dei mass media c’è un’invenzione tecnologica piuttosto antica: la stampa (1455) a cui segue dopo un secolo e mezzo quella del giornale (1609).

I successivi media, cinema, radio, televisione, sono invece figli della rivoluzione elettrica e nascono solo tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Nella seconda metà del ‘900, si colloca invece la rivoluzione digitale che si lega alla scoperta di Internet [un medium elettronico), il più grande bene pubblico creato dall’uomo .

 

3. I media “alfabetici”

3.1 La stampa

Johannes Gutemberg (1390-1403-1468)

L’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutemberg si lega ad una rivoluzione culturale di enorme portata, uno strumento senza il quale la modernità resta impensabile.

Con l’avvento della stampa cambia infatti il modo di produrre e far circolare il sapere e l’informazione, due elementi determinanti del cambiamento e dell’innovazione propri della modernizzazione.

La stampa rende economico il libro e il giornale, democratizzando perciò la conoscenza e rendendola potenzialmente accessibile a un numero maggiore di individui che hanno bisogno solo di saper leggere.

Martin Luther fa circolare stampate all’Università, le sue 95 tesi

L’alfabetizzazione popolare avverrà però in Europa in tempi diversissimi: sarà rapida e tendenzialmente universale nel nord Europa, dove la riforma protestante ne fa lo strumento principale della salvezza dell’anima [secondo i principi del sacerdozio universale e del sola scriptura], è tardiva invece nei paesi dell’Europa meridionale, rimasti cattolici [in questo contesto, le “letture” sono fatte dal pulpito e persino la celebrazione della messa è stata a lungo fatta in una lingua non più parlata e compresa popolo: il latino], dove avviene solo nel Novecento.

L’invenzione della stampa ha portato il sapere fuori dei chiostri e dei conventi dove, nel Medioevo, i codici venivano copiati e miniati, e lo consegna a nuove figure di dotti e studiosi che popolano accademie e università (laicizzazione del sapere).

L’editoria stampata produce effetti rivoluzionari, in quanto inaugura un sistema aperto di comunicazione.

Circolando in ambienti aperti ed eterogenei, le opere a stampa imprimono infatti un impulso formidabile alla produzione di opere nuove e non ortodosse, alimentando fermento intellettuale e scatenando le rivoluzioni culturali della modernità, tra le quali le rivoluzioni astronomica e scientifica e (appunto) lo scisma protestante.

Per queste ragioni, la diffusione della stampa si lega alla crisi d’autorità della modernità, epoca nella quale dal potere temporale e spirituale dei papi (attaccato da Lutero), all’autorità del sovrano (dai calvinisti francesi), fino a quella di Aristotele (Galilei, Bacone), tutte le autorità riconosciute in epoca premoderna iniziano a declinare.

 

3.2 Il giornale

La stampa quotidiana in Francia tra 1785 e 1800

Fino al Novecento, il libro e, più tardi, il giornale costituiscono “consumi culturali” delle élite.

È alle soglie della Rivoluzione francese che la borghesia colta delle professioni inizia a servirsi di un altro media, il giornale quotidiano o settimanale attraverso cui era possibile avere notizia di ciò che accadeva. Nel 1790, a Parigi, erano presenti 335 testate, tra i quali la celebre «Ami du peuple» di Marat.

Il giornale è, quindi, il medium della sfera pubblica borghese, il contesto comunicativo di quella parte della società, la «società civile», che ha mezzi culturali ed interessi economici e politici da proteggere.

La stampa è appunto lo strumento dell’informazione e della pressione politica (cioè il strumento attraverso cui i gruppi di interesse esercitano pressioni sui decisori politici).

In Storia e critica dell’opinione pubblica (1962) Habermas ha descritto la nascita dell’«opinione pubblica borghese» attraverso la stampa e definito, per opposizione, post-alfabetica una società contemporanea che non ha più al centro il dibattito razionale, colto e informato, delle élite liberali del XIX secolo, ma altre forme di comunicazione meno centrate sulla riflessione informata e più legate all’intrattenimento e a una comunicazione emotiva e irriflessa.

 

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Le comunicazioni di massa 2. I media elettrici ed elettronici

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