L’Italia che chiude i porti non è un paese povero, ma un povero paese

by gabriella

«Esiste un contagio del male: chi è non-uomo disumanizza gli altri, ogni delitto si irradia, si trapianta intorno a sé, corrompe le coscienze e si circonda di complici sottratti con la paura o la seduzione al campo avverso». Primo Levi

 

Arianna Ciccone (Valigia Blu):

Sono stati portati al governo in prima linea con il solo 17% dei voti degli italiani.
Ora quella propaganda, il grande inganno, è al potere e ha il potere di “giocare” sulla vita dei più deboli.

Il grande inganno è convincere le persone che i nostri problemi si risolvono respingendo gli ultimi della Terra. Il grande inganno è far credere che il problema dell’Italia siano i migranti e non la corruzione, le mafie, la bassa scolarizzazione, l’evasione fiscale, la disoccupazione giovanile, i diritti negati, una crescita economica inesistente, la mancanza di investimenti in ricerca e innovazione. È una propaganda facile, la più bastarda, a costo zero: aizzare gli animi contro i più deboli, i disperati, l’altro, il diverso, contro una invasione che non c’è.

E un po’ alla volta infetta le coscienze, che scelgono a loro volta di farsi contagiare.

 

Il commento di Luigi Spinola, conduttore di Radio3Mondo

Ed è così che diventammo “los sin verguenzas”…Non sono mai stato nazionalista, ma ragionevolmente patriottico sì, come forse tocca a un figlio di diplomatico. Oggi però la vergogna c’è, ed è tanta. Facciamo schifo. Vorrei dirlo in un modo più articolato, ma serve chiarezza.

La chiusura dei porti alla Aquarius è un atto infame, che fa davvero di noi, come diceva l’orrido nazionalista franzoso De Gaulle

«non un Paese povero, ma un povero Paese».

Valga anche per chi s’inorgoglisce dell’Italia che fa la voce grossa e impone il suo no. L’Italia che sfida Malta è la stessa meschina potenza di cartapesta che provò senza fortuna a spezzare le reni alla Grecia. “Ero straniero e mi avete accolto”, non è solo un precetto evangelico, ma il principio ispiratore di un grande Paese. Ed è questo il momento per dissociarsi dalla scelta del governo “senza se e senza ma”, senza i “sì ma il Pd/Minniti/la Germania/…”.

Dissociarsi ora e farsi carico, ciascuno secondo le proprie possibilità, di una forma di resistenza. O accettare di fare schifo. Poi potremo parlare di come l’Europa debba condividere il fardello e tornare a fare politica. Ora come si dice a Roma le chiacchiere stanno a zero

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