Senso comune

by gabriella

interrogatorio

«Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?». «Aveva la biancheria intima?»«Quando era in discoteca ha dato una o due carezze ad un carabiniere?».«Ha un fidanzato?». «Ha insistito silenziosamente, con gesti e parole, perché uno insiste a un no…»«Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?».Questa potrebbe la sceneggiatura di un film erotico anni Settanta: due donne in libera uscita incontrano due avvenenti carabinieri in cerca di calore femminile.Purtroppo, però, non si tratta di finzione narrativa.Queste sono parte delle 250 domande sottoposte alle due studentesse americane di 20 e 21 anni violentate a settembre scorso da due carabinieri di Firenze, P. Costa e M. Camuffo. 250 domande fatte dai due avvocati della difesa, G. Carta e C. Menichetti, per un totale di 12 ore e 22 minuti di interrogatorio davanti al giudice Mario Profeta, il quale è dovuto intervenire per stabilire l’inammissibilità di numerosi quesiti presentati dai due avvocati.Il tratto voyeuristico e ingiurioso delle domande sollevate è usato per non dover guardare “l’elefante” della violenza avvenuta. I due avvocati preferiscono indagare la presenza o meno di slip, se le due ragazze hanno magari subito il fascino della divisa e se il dissenso si è manifestato in modo abbastanza esplicito, perché d’altronde «uno insiste a un no».Non c’è che dire: la concezione estremamente retrograda della donna si accompagna benissimo alla loro totale mancanza di deontologia professionale.Non ci resta che augurare ai due avvocati di riprendersi e ricordarsi che siamo nel 2018, dal momento che ci fanno venire il dubbio di essere rimasti sintonizzati sul 1918.

Publié par Senso Comune sur dimanche 18 février 2018

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