Posts tagged ‘Adriano’

21 Luglio, 2011

Adriano sulla lingua e la cultura greca

by gabriella

Tratto da: M. Yourcenar, Memorie di Adriano, Torino, Einaudi, 2002, p. 34.

Fino alla fine dei miei giorni sarò grato a Scauro per avermi costretto a studiare il greco per tempo. Ero ancora bambino quando tentai per la prima volta di tracciare con lo stilo quei caratteri di un alfabeto a me ignoto: cominciava per me la grande migrazione, i lungi viaggi, e il senso di una scelta deliberata e involontaria quanto quella dell’amore.

Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni parola si afferma il contatto diretto e vario della realtà, l’ho amata perchè quasi tutto quello che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco. […]

Dai tiranni jonici ai demagoghi ateniesi, dalla pura austerità di Agesilao agli eccessi di Dionigi o di Demetrio, dal tradimento di Dimarate alla fedeltà di Filopemene,  tutto quel che ciascuno di noi può tentare per nuocere ai suoi simili o per giovar loro è già stato fatto da un greco.

Altettanto avviene delle nostre scelte interiori: dal cinismo all’idealismo, dallo scetticismo di Pirrone ai sogni sacri di Pitagora, i nostri rifiuti, i nostri consensi non facciamo che ripeterli; i nostri vizi, le nostre virtù hanno modelli greci.

La bellezza d’un iscrizione latina, votiva o funeraria non ha pari: quelle poche parole incise sulla pietra riassumono con maestà impersonale tutto quel che il mondo ha bisogno di sapere sul conto nostro. L’impero, l’ho governato in latino; in latino sarà inciso il mio epitaffio, sulle mura del mausoleo in riva al Tevere; ma in greco ho pensato, in greco ho vissuto.

7 Luglio, 2011

L’antiessenzialismo di Adriano: l’identità occasionale del filosofo. L’ellenismo adrianeo

by gabriella

Tratto da M. Yourcenar, Memorie di Adriano, Torino, Einaudi, 2002, pp. 24-25.

Quando prendo in esame la mia vita, mi spaventa di trovarla informe. L’esistenza degli eroi, quella che ci raccontano, è semplice: va diritta al suo scopo come una freccia. E gli uomini, per lo più, si compiacciono di riassumere la propria esistenza in una formula – talvolta un’ostentazione, talvolta una lamentela, quasi sempre una recriminazione; la memoria compiaciente compone loro un’esistenza chiara, spiegabile. La mia vita ha contorni meno netti. Come spesso accade, la definisce con maggiore esattenzza proprio quello che non sono stato: buon soldato, non grande uomo di guerra, amatore d’arte, non artista come credette d’essere Nerone alla sua morte; capace di delitti, non carico di delitti. Mi vien fatto di riflettere che i grandi uomini emergono proprio in virtù di un atteggiamento estremo, e che il loro eroismo consiste nel mantenervisi per tutta la vita: essi sono i nostri poli, o i nosti antipodi. Io ho occupato volta a volta tutte le posizioni estreme, ma non vi sono rimasto: la vita me ne ha fatto sempre slittare.

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