Posts tagged ‘anima’

6 Gennaio, 2022

Umberto Galimberti, La nascita della coscienza in Occidente

by gabriella

Umberto Galimberti

Testo della lezione La nascita della coscienza in Occidente.

Siamo tutti persuasi che l’uomo è composto di anima e corpo. Del corpo se ne occupa la medicina e dell’anima se ne occupa religione e, per altro verso, la psicologia. La domanda che ci poniamo è: è vera questa impostazione? e ancora, come si è giunti a questa concezione dell’uomo? e qui dobbiamo incominciare dall’inizio. 

La parola psyché la incontriamo in Omero con riferimento all’ultimo respiro, psychein infatti è un verbo greco che significa respirare e anche la parola corpo in greco soma era riferita unicamente al cadavere, nel senso che il corpo vivo per Omero era un corpo nominato a partire dalle sue membra e dai suoi gesti, per cui Omero parla di gambe e braccia, del timo e del diaframma.

Ettore

Dice, per esempio, che Ettore presentì l’arrivo dei cavalli di Midone con il timo e col diaframma e quando Ulisse va nell’Ade e incontra l’ombra di sua madre, dice Omero, per tre volte tentò di abbracciarla, ma quest’ombra gli trasvolò in fra le braccia, perché i morti non più possiedono nervi né muscoli e questa è la situazione concepita da Omero per cui l’uomo è solamente corpo vivente, corpo che è espressivo, corpo che non è rappresentativo di uno scenario che si svolge alle sue spalle che sarebbe ad esempio l’anima.

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7 Aprile, 2019

Umberto Galimberti, Il corpo in Occidente

by gabriella

La nascita dell’anima nella tradizione occidentale.

Indice

1. La nozione di anima è greca. La tradizione giudaico-cristiana non la conosce
2. La comparsa dell’anima con Platone
3. L’uomo nell’epoca tragica dei greci
4. L’oltrepassamento cristiano del tragico e la nascita dell’Occidente

 

1. La nozione di anima è greca. La tradizione giudaico-cristiana non la conosce

Purtroppo noi veniamo da una tradizione che ci ha abituato a pensare che siamo composti da anima e corpo e questa persuasione non ci ha ancora abbandonato. Vedremo il vantaggio di pensarci in questa maniera. Ma da dove viene questo dualismo, questo modo di pensarci così lacerato?

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1 Ottobre, 2013

Pitagora e i pitagorici

by gabriella
pitagora

Pitagora (575 ca – 497-90)

Quello ch’egli diceva ai suoi compagni, nessuno può dire con certezza, perché serbavano su questo grande segreto. Ma le sue opinioni più conosciute sono queste. Diceva che l’anima è immortale, poi ch’essa passa anche in esseri animati d’altra specie, poi che quello ch’è stato si ripete ad intervalli regolari e che nulla c’è di veramente nuovo, infine che bisogna considerare come appartenenti allo stesso genere tutti gli esseri animati. Fu infatti Pitagora il primo che portò queste opinioni in Grecia.

Porfirio, Vita di Pitagora

La filosofia di Pitagora di Samo e dei pitagorici, pur originaria delle colonie ioniche, come quella dei milesi, si sviluppò soprattutto nelle colonie italiche della Magna Grecia (Crotone) e di qui, nel V secolo, si diffuse in un secondo tempo nella Grecia continentale.

GRECIA

Samo e Crotone in una carta spagnola che evidenzia i luoghi natali dei filosofi greci

La filosofia pitagorica emerge dal contatto fra tradizioni differenti e, pur mantenendo una certa continuità con le tematiche della filosofia ionica, affronta problemi e introduce concetti del tutto originali.

Il sapere dei milesi era infatti un sapere naturalistico, legato alle scienze e alle tecniche, volto alla ricerca di spiegazioni razionali dei fenomeni della natura.

Con Pitagora e i suoi discepoli invece, la figura del filosofo si sovrappone e si confonde con quella del sacerdote e dell’oracolo, dell’educatore e dell’uomo politico.

Con il pitagorismo, siamo inoltre di fronte a una dottrina sviluppata e praticata non da un singolo pensatore, ma da una vera e propria comunità di ricerca, aspetto che rende difficile distinguere la dottrina originaria di Pitagora da quella dei suoi discepoli.

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21 Settembre, 2013

Sossio Giametta, Schopenhauer in cinque piccole lezioni

by gabriella

giamettaIl Rasoio di Occam propone in anteprima uno stralcio del volume di prossima pubblicazione L’oro prezioso dell’essere di Sossio Giametta – collaboratore della prestigiosa edizione Colli-Montinari di Nietzsche – dedicato alla rilettura di Schopenhauer. L’ipotesi di partenza di Giametta è classica: Schopenhauer rappresenta la reazione ad Hegel, un Hegel ottimisticamente panlogista, apologeta dello spirito assoluto incarnato nello stato prussiano.

Contro lo spirito, la natura; contro la divinizzazione del mondo, la diabolicizzazione del mondo; dopo il noumeno e fenomeno, la volontà e rappresentazione, dopo il razionalismo, l’irrazionalismo: queste le svolte impresse alla storia della filosofia occidentale da Schopenhauer, filosofo, moralista e artista, come approdo finale del processo negativo innescato dal decline and fall del cristianesimo, su cui rimbalzerà l’affermazione tragica di Nietzsche, la sua fondazione della religione laica.

In effetti, Schopenhauer reagì alla propria ricezione di Hegel, inaugurando la perpetua riduzione della sua  filosofia all’ultima figura del sistema che affligge ancora oggi la manualistica filosofica. Giametta ha comunque il merito di ricordarci come la letteratura scientifica più aggiornata abbia finalmente capito il ruolo di Schopenhauer nell’anticipazione di concetti chiave della contemporaneità, a partire dalla centralità del corpo e della logica materiale del vivente.

1. Natura vs spirito

Il filosofo impara dalla vita e non dai libri. Ma per capire bene un filosofo bisogna vedere a quale filosofo reagisce. L’ha detto Bergson, e non ha detto una cosa peregrina: ogni filosofo pensa in reazione a un altro pensatore. Ai filosofi si applica la legge che uno dei primi filosofi greci, Anassimandro, applica a tutti gli enti: essi sono connessi alla fine, “secondo l’ordine del tempo”, per una legge di giustizia. Cioè perché, con l’unilateralità che ciascuno rappresenta e non può non rappresentare, infrangono l’unità, la compattezza, l’integrità, l’universalità della vita. È come il reato che, con la sua sporgente unilateralità, sfonda l’ordine giuridico. Il filosofo successivo è la correzione e l’incremento, per contrasto e integrazione, del filosofo precedente, in corrispondenza della successione delle epoche, che i filosofi sempre rappresentano e che sono, come ha detto Platone, le facce cangianti dell’eternità.

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