Posts tagged ‘cibo’

20 Giugno, 2013

Eleonora de Conciliis, Elias Canetti e l’esperienza del potere

by gabriella

elias-canettiUno dei tre saggi di Eleonora de Conciliis su Elias Canetti pubblicati da Kainòs. Gli altri due sono: Identità e rifiuto: appunti per un’antropologia del postmoderno; Le metamorfosi della carne.

   Raggiungere l’immortalità è l’apice del potere.

Michel Foucault

Prologo

Come ben sanno coloro che studiano la sua opera a partire dagli specialismi di una disciplina (ad esempio provenendo dai recinti della germanistica, della filosofia politica, dell’antropologia o della sociologia), Elias Canetti non si lascia facilmente etichettare o imprigionare: la difficoltà principale incontrata dal lettore smaliziato, sia che prenda in esame la produzione narrativa – Auto da fé e l’autobiografia[1] –, sia che s’immerga nel freddo mare degli aforismi e dei saggi [2] o nei sofisticati giochi del suo teatro[3], sia, infine, che s’inoltri nella prismatica mole di Massa e potere[4], consiste nel dover immediatamente rinunciare tanto al proprio lessico concettuale, quanto ad ogni velleità d’interpretazione unitaria ed esaustiva. E questo non perché un’interpretazione non sia possibile, ma perché essa diventa tale solo a patto di non sovrapporre ai testi canettiani la miope gabbia definitoria di un singolo ‘campo’ accademico[5]: solo una sorta di libertà trasversale consente agli specialisti di leggere Canetti senza rimpicciolirsi, ovvero senza pagare un prezzo alla sciocca pretesa di ridurlo a se stessi.

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1 Febbraio, 2012

Ilvo Diamanti, L’invasione dell’ultracibo

by gabriella

Anche il cibo è stato risucchiato nel vortice mediatico. Manipolato e riprodotto all’infinito, come ogni prodotto di successo. Così tracima dovunque. In ogni forma e in ogni format. Senza limiti, neppure alla decenza. Non è una scoperta particolarmente sorprendente, me ne rendo conto. Ma ne ho preso piena consapevolezza nei giorni scorsi, costretto a casa – e a letto – da una fastidiosa affezione alle vie respiratorie. Tra un libro e l’altro, tra un giornale e l’altro, tra una pausa di riposo e l’altra: ho guardato la tivù, facendo zapping, in modo “febbrile”. E ho “scoperto”, o meglio, ho avuto conferma, che il “cibo” è divenuto un consumo di successo. Un protagonista. Quasi come il – e forse anche più del – pallone. In diretta concorrenza con i delitti domestici e le tragedie quotidiane.

Il cibo: ha invaso ogni rete. A ogni ora del giorno. Dovunque e sempre: tavole imbandite, presidiate da cuochi, cuoche  –  dilettanti e di professione, oltre che “dilettanti di professione”.  E poi: esperti che ci guidano nella spesa, tra mercati e botteghe. La “febbre del cibo” presenta un particolare addensamento intorno all’ora di pranzo. Tanto per accompagnarci  –   e farci compagnia  –  a tavola. Ma “il pranzo è servito” anche alle altre ore del giorno. Sera e notte comprese. D’altronde, sulle piattaforme satellitari, vi sono canali tematici dove si cucina e si assaggia, cioè: si mangia e si fa da mangiare, senza soluzione di continuità. Il cibo e la cucina, peraltro, sono divenuti occasione e motivo di reality, competizioni e “competizioni reality” a ogni livello. C’è il format di MasterChef, dove una ventina di aspiranti cuochi si affrontano e si confrontano per mesi. Valutati, tallonati, vessati da “enogastronomi” di grande successo. Che, più di giudicarli, li azzannano  li insultano, in modo feroce. Mancano solo le punizioni fisiche. Secondo la regola di Highlander: ne resterà solo uno. Il prototipo americano, condotto da Gordon Ramsey, ha diverse varianti. Con una sola costante: il cuoco inquisitore e fustigatore. Che alimenta il sadomasochismo dei concorrenti  –  e degli spettatori. Trattati  – i concorrenti – come pezze da piedi. In modo da solleticare l’istinto feroce degli spettatori. C’è perfino una versione australiana riservata a bambini di 10 anni. Roba da interpellare subito gli Organismi internazionali in difesa dei minori.

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