Posts tagged ‘colonialismo’

2 Febbraio, 2018

Pankaj Mishra, La violenza coloniale

by gabriella

Quella tratteggiata da Pankaj Mishra per Internazionale del 26 gennaio, è una storia novecentesca della violenza coloniale. Negli anni della Grande Guerra, asiatici e africani vennero arruolati in massa per essere inviati sui sanguinosi fronti di guerra, mentre le potenze europee «difendevano una gerarchia razziale costruita intorno a un progetto comune di espansione coloniale».

L’articolo di Pankaj Mishra spiega il legame tra il delirio imperialista e colonialista che ha caratterizzato la fine dell’ottocento e lo scoppio del primo conflitto mondiale, subito seguito dal secondo. In quest’ottica, le guerre e gli estremismi che hanno insanguinato l’occidente durante la prima metà del novecento appaiono come rigurgiti della sconfinata violenza razzista con cui lo stesso occidente aveva umiliato il resto del mondo, nel tentativo vano di esternalizzare le pressioni socioeconomiche interne, ristabilendo un ordine politico irrimediabilmente compromesso dai rapidi cambiamenti sociali ed economici.

Tirando le fila di questo excursus storico, l’autore lancia un monito sulla attuale situazione internazionale, caratterizzata da un risorgere di quegli stessi istinti razzisti e suprematisti e dalla relativizzazione dei diritti civili che già in passato hanno portato all’autodistruzione del mondo occidentale [introduzione di Maria Laura Macchini].

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4 Febbraio, 2017

George Orwell, Un impiccato

by gabriella

George-Orwell

George Orwell (1903 – 1950)

Appena ventenne, Eric Arthur Blair (noto con lo pseudonimo di George Orwell) lasciò gli studi per tornare in India, dov’era nato, ed arruolarsi nella polizia imperiale di stanza in Birmania.

L’esperienza, traumatica, gli rivelò l’arroganza imperialista e la funzione repressiva della polizia. Si dimise, sostenendo in seguito di aver capito che dal quel momento il suo posto sarebbe stato «davanti ad una baionetta, mai più dietro».

L’Impiccato è incluso nella raccolta George Orwell, Nel ventre della balena e altri saggi, Milano, RCS, 2010, pp. 257-261.

Il peggior criminale che abbia mai camminato su questa terra
è moralmente superiore al giudice che lo condanna alla forca.

George Orwell

Accadde in Birmania, un fradicio mattino durante la stagione delle piogge. Una luce malaticcia, come stagnola giallastra, da sopra l’alto muro pioveva di sbieco nel cortile della prigione. Eravamo in attesa davanti alle celle dei condannati a morte: una fila di cubicoli, chiusi da doppie inferriate, come piccole gabbie per animali. Ogni cella era poco più di tre metri per tre e non conteneva che un tavolaccio e una brocca d’acqua da bere. Alcune erano occupate da silenziosi uomini dalla pelle scura, accovacciati presso l’inferriata interna, con una coperta drappeggiata intorno al corpo. Erano i condannati a morte, che sarebbero stati impiccati quella settimana o la settimana successiva.

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30 Luglio, 2015

Deep Racism: the Forgotten History of Human Zoos

by gabriella

Human-Zoo-or-Negro-VillageL’articolo sottostante, tratto da Popular Resistence, ricorda la storia rimossa degli zoo umani, una delle eredità più grottesche del colonialismo. L’articolo sottolinea come questo fenomeno disumano sia continuato fino al 1950.

Human zoos, is deeply embedded in our culture.  Slavery of African people, ethnic cleansing of Native Americans and colonialist imperialism are seeds that intertwine to create racism that still has impacts today.  One example of the sad human history of racism — of colonizers seeing themselves as superior to others — is the long history of human zoos that featured Africans and conquered indigenous peoples, putting them on display in much the same way as animals. People would be kidnapped and brought to be exhibited in human zoos.  It was not uncommon for these people to die quickly, even within a year of their captivity. This history is long and deep and continued into the 1950s.  Several articles below with lots of photos so we can see the reality of this terrible legacy.

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30 Giugno, 2015

Patrice Lumumba

by gabriella

Chi dimenticherà che ci davano del tu perché non eravamo degni delle forme di rispetto dei bianchi?

Patrice Lumumba, Discorso del Primo Ministro

Fra i martiri della liberazione del continente nero dal dominio europeo, c’è Patrice Lumumba, dirigente politico e poeta. Sotto, il suo intervento fuori protocollo, pronunciato davanti a re Baldovino e alle autorità belghe in qualità di primo ministro, il 30 giugno 1960, giorno dell’indipendenza del Congo. Commuove ascoltare la voce di quest’uomo, che aveva frequentato la sola scuola elementare, rovesciare pacatamente la verità ufficiale dei colonizzatori. Cliccare sull’icona CC per avviare i sottotitoli in italiano.

 

Samuele Tieghi, La decolonizzazione

Nell’Africa Nera il processo di decolonizzazione giunse in ritardo. Infatti se India e Algeria, si resero indipendenti nel volgere di breve tempo dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i numerosi Paesi dell’Africa Centrale e Meridionale giunsero all’indipendenza molto più tardi.

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22 Novembre, 2013

Francesco Cecchini, Ascari e massacri fascisti in Eritrea

by gabriella

Eritrea, l’altopiano e Asmara la capitale, la Dankalia, vulcani e un lago di sale, una costa di centinaia di chilometri lungo il Mar Rosso, Massaua, porto tropicale di fronte alle isole Dahalak. Nell’immaginario di molti italiani, non solo di quei pochi, ancora in vita, che hanno perduto un’esistenza di privilegi, questa terra era una volta l’Eritrea Felix. Se nelle vicine Libia ed Etiopia i colonialisti ed i fascisti avevano stuprato, torturato ed ucciso, qui si erano comportati bene, portando civiltà e benessere anche per gli eritrei.

Ma  è  una falsità storica che la nostalgia per il paradiso perduto alimenta. I bianchi hanno costruito  per loro stessi. Le infrastrutture, strade, ponti, ferrovie, fabbriche ed aziende agricole sono state costruite e formate per  il proprio sviluppo economico e  benessere. Hanno edificato ville ed alberghi dove vivere con privilegi, chiese dove pregare il proprio dio, bar, ristoranti e bordelli  dove divertirsi.  Non sono stati regali di civiltà al popolo eritreo. La missione dei coloni non è stata quella  di migliorare le condizioni di vita degli indigeni. Eritrea felix per il bianco, Eritrea infelice per il popolo eritreo, una razza integrata al progetto coloniale come razza inferiore con funzioni subordinate e servili. La ferrovia Asmara-Massaua, i ponti, le architetture di Asmara ed altro, esistono ancora e sono utilizzati, ma non sono un regalo, bensì un bottino di guerra del popolo eritreo, che ha conquistato con l’indipendenza le opere degli italiani.

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