Posts tagged ‘gioia’

25 Aprile, 2020

Italo Calvino, Oltre il ponte

by gabriella

La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l’armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

 

O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d’aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

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26 Aprile, 2016

Spinoza

by gabriella
Spinoza

Baruch Spinoza (1632 – 1677)

Chi ricerca le vere cause dei miracoli e chi si studia di capire da saggio le cose naturali e non di meravigliarsene come uno stolto,
è ritenuto e proclamato ora eretico ora empio da quelli che il volgo adora come interpreti  della natura e degli dèi.
Essi sanno infatti che, tolta l’ignoranza, viene meno lo stupore,
l’unico mezzo che abbiano per sostener e difendere la loro autorità.

Etica, Parte II

Essere spinoziani è l’inizio essenziale del filosofare.

Georg Wilhelm Hegel

 

Indice

1. Il distacco dalla scolastica e il meccanicismo
2. Il fine della conoscenza e il metodo geometrico-matematico

2.1 Il De Intellectus Emendatione
2.2 Beni finiti e bene autentico
2.3 Le forme di conoscenza e il metodo

 

3. L’unicità della sostanza

3.1 Il concetto di sostanza
3.2 Le proprietà della sostanza

 

4. La concezione di Dio e il panteismo

4.1 Dio come natura naturans e natura naturata
4.2 La necessità della sostanza che è causa sui
4.3 Deus sive natura
4.4 Il rapporto tra Dio e il mondo: attributi e modi

 

5. Il determinismo e l’antifinalismo

5.1 Il determinismo
5.2 L’antifinalismo
5.3 La religione come pregiudizio

 

6. L’etica

6.1 Passioni e appetiti
6.2 Vivere da umani: liberarsi delle passioni tristi e coltivare la gioia

 

7. Il Trattato «forgiato all’Inferno»

 

 

1. Il distacco dalla scolastica e il meccanicismo

Nato ad Amsterdam il 24 novembre 1632 da una famiglia ebrea sefardita originaria del Portogallo, Baruch Spinoza è uno dei massimi razionalisti del XVII secolo.

Come Cartesio, Spinoza eredita dalla scolastica concetti e problematiche, in particolare la nozione di sostanza che concepisce come unica, in opposizione alla molteplicità delle sostanze aristoteliche.

Il distacco dalla scolastica è tuttavia evidente in entrambi: la fisica aristotelica era infatti modellata sulla biologia e il vivente serviva da paradigma per la comprensione dell’insieme della natura, concepito finalisticamente [tutto tende verso un fine e non c’è dunque nulla di contingente o casuale nel mondo].

La fisica moderna, invece, ha per modello la materia e le sue leggi. Interpreti della rivoluzione scientifica, Cartesio e Spinoza sostituiscono così al finalismo aristotelico un modello meccanicistico per il quale di ogni fenomeno si può dar conto attraverso gli urti della materia regolati da leggi.

Deus sive natura (Dio, cioè la natura)

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4 Novembre, 2015

Gilles Deleuze, J comme joie

by gabriella

In questa conversazione, inclusa nell’Abécédaire de Gilles Deleuze, la gioia è interpretata, spinozianamente, come realizzazione, pienezza, potenza, da non confondere con il potere che, per definizione, si oppone ad ogni realizzazione ed è dunque malevolo – forse per natura.

Non esiste “potenza” cattiva – osserva Deleuze -, se è cattiva è il più basso grado di potenza e il più basso grado della potenza è il potere. Cos’è infatti la cattiveria? E’ impedire a qualcuno di fare ciò che può, di realizzare la sua “potenza”, così non c’è potenza cattiva, ci sono cattivi poteri – «il n’y a pas puissance mauvaise, il y a pouvoirs méchants» [3:05-3:36] -.

In questo senso, già in Spinoza, la gioia è resistenza, opposta all’impotenza e alle odierne passioni tristi.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=9UeYEzSaUOA&feature=related]

Evitiamo le passioni tristi: la rassegnazione, la cattiva coscienza, i sensi di colpa, tutti i sentimenti tristi – dice l’intervistatrice – e viviamo con la gioia al massimo della nostra potenza.

Dopo aver definito la potenza, Deleuze si chiede cos’è allora la tristezza, rispondendo che la tristezza è il separarsi da una potenza, una capacità di cui, a torto o a ragione, mi credevo capace. “Avrei potuto fare questo ma .. le circostanze .. o non era permesso..”. Allora questa è tristezza: bisognerebbe dire – nietzscheanamente – che ogni tristezza è un nostro difetto di potere. Non esiste “potenza” cattiva – osserva quindi Deleuze -, se è cattiva è il più basso grado di potenza e il più basso grado della potenza è il potere. Cos’è infatti la cattiveria? E’ impedire a qualcuno di fare ciò che può, di realizzare la sua “potenza”, così non c’è potenza cattiva, ci sono cattivi poteri. La confusione tra potenza e potere è rovinosa perché il potere separa sempre, la gente, ogni cosa. Il potere separa la gente da ciò che essa può.


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