Posts tagged ‘Goldman Sachs’

27 Aprile, 2012

Derivati, l’esposizione bancaria globale supera di dieci volte il PIL mondiale

by gabriella

Il 25 aprile Intermarket and more ha pubblicato un articolo dedicato allo scandalo dei derivati, strumenti bancari attraverso i quali la finanza globale ha socializzato il rischio di impresa e moltiplicato per milioni di volte il valore della ricchezza in circolazione. Con quale esito? Le bolle speculative cresciute sui derivati (e su infiniti altri mercati “particolari”, dall’edilizia alle dot.com) scoppiano e sono i cittadini a dover colmare le voragini incolmabili aperte dalla distruzione di enormi motagne di carta.

Per illustrare quanto sono alti i cumuli di carta che stanno aspettando il loro turno per crollare a loro volta, Intermarket ha elaborato una grafica impressionante nella quale ha misurato il volume in altezza dell’esposizione dei colossi bancari americani: una mazzetta di banconote da $100, del valore di $10.0000=un mattone.

Di seguito il risultato. La prima tabella illustra la gigantesca esposizione sui contratti derivati del mondo bancario USA (segue la grafica 3D). Successivamente, le rappresentazioni grafiche dell’esposizione sui derivati di sei banche americane in ordine di indebitamento.

A conti fatti, l’esposizione dei derivati di TUTTO il sistema bancario, è pari a circa 10 dicasi 10 volte il PIL MONDIALE.  Morale: siamo seduti su una montagna di carta, in un mondo tecnicamente fallito con una serie di contratti matematicamente inesigibili.

Per capire quanto sia pazzesca questa esposizione. Si può partire da un po’ di numeri e di “spessori”. Ecco a livello dimensionale la differenza tra 100 $ e 1.000.000.000.000 $ ovvero un trilione:

Bank of New York Mellon: esposizione in derivati pari a $ 1,375 trillioni

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16 Ottobre, 2011

Ciò che Draghi non dice spiegato dai pastori: short selling, future e furore

by gabriella

In una delle interviste rilasciate dagli Occupy Wall Street, e riprese dal servizio di RaiNew24 di ieri, uno dei portavoce sosteneva che loro, cioè il 99% (“We are 99%”=se siamo ancora un paese democratico, questa volontà deve diventare legge), protestano contro l’avidità dell’1% che ha distrutto il capitalismo dei piccoli produttori per ingrassare la finanza speculativa di Wall Street.

Chiamato a commentare questa accusa (sempre riferito da RaiNews24) il governatore Mario Draghi (già Vice presidente e Managing Director di Goldman Sachs) ha osservato bonariamente che “i giovani hanno ragione”, per aggiungere poi che “hanno trovato nella finanza il capro espiatorio”.

Qualcosa non torna: “i giovani hanno ragione MA la finanza non è responsabile”, dunque si stanno sbagliando, gli Occupy Wall Street hanno scelto male il bersaglio, dovrebbero occupare ..  non so .. la White House … no, no, il problema è globale .. allora la sede del Republican Party .. no, per la stessa ragione .. ci sono, dovrebbero prendersela con Goldman Sachs, una delle sei banche più grandi del mondo, la cui gigantesca liquidità (quella in bilancio e quella “ombra”) e in grado di piombare su Wall Street e affondare un paese sovrano come la Grecia o l’Italia (cioè di vendere miliardi di titoli pubblici che non possiede – short selling – in un click e far salire di un punto gli interessi in 10 secondi, ponendo sulle spalle del contribuente greco e italiano miliardi di interessi mai spesi per strade, scuole, ospedali ..).

Ma non basta. Venerdi scorso i tg nazionali hanno dato la notizia che l’inflazione nell’ultimo trimestre è ormai al 3%. Bisogna chiedersi perchè. Certo, l’ultima finanziaria ha portato l’IVA al 21%, ma non ha ancora potuto produrre effetti così vasti. Stipendi e salari sono bloccati. Cosa fa crescere l’inflazione allora? Ho l’impressione che la causa si chiami “future“, cioè l’acquisto speculativo (vale a dire scommettendo sul rialzo del prezzo) di materie prime e beni di prima necessità.

Attraverso i future, gli edge fund (i fondi speculativi) acquistano grano, riso, petrolio per rivenderlo il giorno dopo, lucrando sull’aumento di prezzo causato proprio da questi enormi acquisti (vediamo così che Wall Street non “scommette” sul rialzo/ribasso, ma lo “produce”. Così, anche il lessico tecnico comincia a diventare fuorviante, perchè non descrive più ciò che accade realmente). La stessa partita di grano, lo stesso barile di petrolio sono perciò oggetto di una serie di vendite e acquisti che ne gonfiano il prezzo e generano così 2 fenomeni:

1. Le materie prime (leggi: cibo e carburante) diventano inaccessibili a consumatori e piccoli produttori;

2. L’inflazione cresce enormemente, anche se nessuno (salvo le banche) compra più.

In pratica, le banche “comprano” più volte tutto il cibo e il carburante disponibile e quando hanno finito di speculare sul loro prezzo lo lasciano “al mercato”, perchè la gente mangi e faccia il pieno per andare al lavoro.

In questo modo, nella parte del mondo ricca e sviluppata giovani e famiglie soffrono e si impoveriscono (con la crescita dell’inflazione e la stagnazione dei salari si riesce a comprare sempre meno), in quella povera, la fame dilaga perchè riso, grano e beni di prima necessità hanno prezzi superiori alla capacità di acquisto della maggior parte della gente.

La storia riferita sotto e ripresa da Repubblica, è un’ottima esemplificazione di questa dinamica: la pastorizia sarda non è competitiva, in passato ha avuto accesso a prestiti che non può rimborsare, le banche pignorano .. inizia così anche Furore, il romanzo in cui John Steinbeck racconta la tragedia dei Joad, una famiglia contadina schiacciata dai debiti nell’America della Grande Depressione, che lungo la strada per la California conosce l’inferno.

« E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e s’avvicina l’epoca della vendemmia».

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