Posts tagged ‘Guglielmo di Champeaux’

11 Agosto, 2014

L’individualismo metodologico

by gabriella

individualismoUna rielaborazione didattica della discussione sull’individualismo metodologico tra Dario Antiseri e Luciano Pellicani, in Dario Antiseri, Luciano Pellicani, L’individualismo metodologico. Una polemica sul mestiere dello scienziato sociale, Milano, Franco Angeli, 1992.

 

Individualismo metodologico vs olismo metodologico: il problema e le sue origini

Secondo l’individualismo metodologico, ai concetti collettivi quali «società», «chiesa», «popolo», non corrisponde alcuna realtà; ciò che esiste davvero sono gli individui che agiscono in base ad idee, con esiti voluti e producendo conseguenze non intenzionali. Sul lato opposto, per  l‘olismo metodologico ai concetti di «stato», «nazione», «sistema economico», corrispondono effettive realtà, senza le quali l’individuo non sussisterebbe. E’ la società, infatti, che esiste prima e indipendentemente dagli individui, che li plasma e vigila sui loro comportamenti, imponendo ad essi linguaggio, norme, valori.

 

de universalibus

Quaestio de universalibus

La quaestio de universalibus

Questa opposizione, centrale nelle scienze sociali, riattiva l’antica questione degli universali (cioè della realtà dei generi e delle specie) alla quale, nel Medioevo vennero date due risposte contrastanti. Per Roscellino, un nominalista per il quale l’Uomo è un puro nome, i generi e le specie non sono che flatus vocis. Per il realista Guglielmo di Champeaux, invece, i generi e le specie hanno realtà sostanziale, una realtà che si trova in tutti gli individui, i quali si diversificano tra loro solo per qualità accidentali.

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1 Luglio, 2013

Fabio Milazzo, Il dibattito sul nuovo realismo

by gabriella

Da Haecceit@s.

Il dibattito, che oggi si struttura intorno ad un Manifesto[2] affonda le proprie radici nella “svolta post-ermeneutica” di Maurizio Ferraris  avvenuta ormai più di un decennio fa quando, riprendendo e sviluppando le analisi realistiche di Paolo Bozzi[3], decise di criticare il soggettivismo e il relativismo dell’ermeneutica a favore di un più rassicurante realismo che riconosce nella realtà esterna il mondo quale èper essenza diremmo- al di là delle interpretazioni attraverso le quali lo denotiamo di senso[4].

Anselmo d'AostaIl Realismo classico della filosofia, quello di Anselmo d’Aosta e di Guglielmo di Champeaux[5], anche nella versione moderata di Tommaso d’Aquino, prevede l’esistenza di una realtà esterna al soggetto conoscente indipendente dal processo conoscitivo del soggetto stesso. In altre parole, e radicalizzando la questione: il mare che vedo fuori dalla mia finestra è blu e le foglie della palma sono di un verde che vira verso il giallo “secco” tipico della stagione calda che “sta per arrivare”[6].

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26 Novembre, 2011

La disputa sugli universali

by gabriella
Boezio

Severino Boezio (480 – 524)

La disputa sugli universali nacque nella filosofia scolastica in seguito alla traduzione, ad opera di Boezio, dell’Isagoge di Porfirio, un testo del terzo secolo d.C. introduttivo alle Categorie di Aristotele (eisagoghé, significa infatti “introduzione” in greco). Porfirio, neoplatonico allievo di Plotino, aveva esposto il problema della natura dei termini universali di “genere” e “specie” applicabili a una molteplicità di individui (ad es. uomo, animale), ma non aveva avanzato alcuna ipotesi di soluzione.

La questione degli universali si sviluppa, dunque, intorno al problema del rapporto tra idee o categorie mentali e le realtà extramentali, cioè della relazione tra Voces e Res, le parole e le cose, pensiero ed essere. Gli universali esistono solo come concetti della nostra mente (conceptus mentis) o esistono anche nella realtà? E, in quest’ultimo caso, esistono separati dalle cose (ante rem), come nelle idee platoniche o sono nelle cose (in re), come nelle forme aristoteliche? Sosterranno la prima tesi Roscellino, i nominalisti (gli universali sono flatus vocis) e, con un’importante variazione, Abelardo (gli universali sono concetti della nostra mente), mentre la seconda sarà difesa dai realisti (Scoto Eriugena, Anselmo, scuola di Chartres) e da Guglielmo di Champeaux.

Nel campo dei realisti, optare per la soluzione aristotelica che considera gli universali esistenti in re, nelle cose, o per quella platonica, cioè sostenere che gli universali esistono ante rem, significava riconoscere o negare la realtà sostanziale degli individui: per i realisti estremi, come Guglielmo, i generi e le specie hanno realtà ontologica sussistente e autonoma, mentre gli individui ne sono solo la manifestazione accidentale e variabile; per i realisti moderati, come sarà Tommaso, la realtà degli individui è pienamente riconosciuta benché sia determinata da un’essenza universale.

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