Posts tagged ‘immaginazione’

20 Dicembre, 2022

Maria Montessori

by gabriella
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Maria Montessori (1870 – 1952)

Il profilo di una donna di scienza in un mondo maschile e di una grande innovatrice della pedagogia novecentesca.

Indice

1. Una donna tra gli uomini
2. Dalla psicologia misuratrice alla pedagogia
3. Una scuola nuova come condizione della pedagogia scientifica
4. La concezione educativa

4.1 Il nuovo profilo psicologico dell’infanzia liberata
4.2 Il bambino «spezzato» e il processo di normalizzazione
4.3 Lo sviluppo fisico e psicologico dell’«embrione spirituale»

                     4.3.1  Dalla mente assorbente alla mente cosciente

5. Il metodo

5.1 La «casa»
5.2 Il materiale didattico
5.3 La maestra «umile»

 

1. Una donna tra gli uomini

La biografia di Maria Montessori è quella di una precorritrice delle scelte di emancipazione e affermazione femminile.

Nata a Chiaravalle (AN) nel 1870 coltiva interessi scientifici e si iscrive, con un certo scalpore, alla Facoltà di Medicina dell’Università di Roma, dove si laurea nel 1896, divenendo la prima e unica italiana ad esercitare la professione medica. L’anno dopo diviene assistente alla Clinica psichiatrica della stessa università.

Sempre nel 1896 rappresenta l’Italia al Congresso del movimento femminista, che si tiene a Berlino, intervenendo sul tema dei diritti politici e sociali delle donne.

L’anno successivo prende parte al Congresso nazionale di medicina, che si tiene a Torino, approfittandone per richiamare l’attenzione sull’assistenza dovuta ai bambini anormali.

Nel 1898 partecipa al primo Congresso pedagogico italiano, dove espone i risultati del suo lavoro presso la Clinica psichiatrica romana. La sua tesi, sostenuta con forza e confortata dai dati sperimentali del suo lavoro, è che il soggetto anormale richiede un intervento che sia prevalentemente educativo e non medico, tale da perseguire come scopo non solo la «cura» e l’«assistenza», ma la modificazione complessiva della sua personalità.

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8 Marzo, 2013

Italo Testa, Giustizia poetica

by gabriella

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In questo bellissimo studio pubblicato su Le parole e le cose, Italo Testa spiega il senso di quella giustizia senza nome, dell’utopia che aspira alla perfezione, cioè alla felicità e alla piena individuazione che, seguendo Thomas Rymer, chiama poetic justice.

E’ un ideale consapevolemente individualista, quello di Testa, storicamente più vicino a quello di Robespierre («i popoli non emettono sentenze, scagliano la folgore») che a quello di Marx, cioè allo slancio morale del dover essere più che alla prometeica lotta per la costruzione della realtà («un’epoca sorgerà carica di sole» Walter Benjamin).

La vita immaginata

Nella sua Teoria del Romanzo György Lukács ha scritto una volta dei «fini utopistici di tutte le filosofie»[1]. La questione dell’utopia eccede così i limiti, il corsetto spagnolo della politica, abbracciando l’intera impresa del pensiero. Ed è forse nella metafisica, più che altrove, che si installa l’elemento utopico. Non è del tutto casuale che l’utopia politica, che altro non è che una manifestazione particolare dello spirito utopico, abbia trovato la sua formulazione originaria nel centro dell’impresa platonica che per prima ha indagato la possibilità di un sapere metafisico. La topologia metafisica è così illuminata dalla fonte utopica. E il fine utopistico della metafisica potrebbe essere afferrato se fossimo in grado di cogliere il ruolo giocato dall’immaginazione al suo interno.

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