Posts tagged ‘insegnanti’

12 Novembre, 2012

Giovanna Lo Presti, L’insegnante e il “senso dell’accovacciato”. Verso lo sciopero del 14 novembre

by gabriella

Traggo da La poesia e lo spirito la riflessione-réportage di Giovanna Lo Presti che ha il merito di cogliere con lo stesso colpo d’occhio la crisi abissale dell’istruzione pubblica italiana e il quadro dei suoi effetti sulla cultura professionale docente.

Come risalta dalla ricognizione della collega, la professione insegnante, da tempo in crisi di identità, sembra incapace di trovare nelle risorse culturali di cui pure rivendica il possesso, gli strumenti critici per reggere all’urto della decostituzionalizzazione della scuola e della campagna ideologica che l’accompagna.

stand-up-for-your-rightsRinunciando al proprio ruolo di intellettuale, l’insegnante medio è così divenuto incapace di cogliere i processi di disgregazione della scuola ma anche, conseguentemente, di pretendere il rispetto del suo status di professionista (come ama definirsi oggi).

Stand up for your rights! Dà un’occhiata alla realtà e sciopera il 14 e il 24 novembre.

Il “senso dell’accovacciato” e la “schiena dritta” di Giovanna Lo Presti

C’è stato il gioco delle tre carte. 1. “Sull’abrogazione della norma che prevedeva l’aumento dell’orario a 24 ore a parità di salario per gli insegnanti c’è stata una convergenza di tutto l’arco parlamentare”: Manuela Ghizzoni, Presidente della Commissione Cultura della Camera (qui). 2. “Non ci sarà nessun aumento dell’orario dei professori”. La rassicurazione arriva dal ministro Francesco Profumo (qui). 3. Nella serata del 9 novembre il Governo ammette che la norma contenuta nel ddl Stabilità sull’aumento dell’orario d’insegnamento è tutt’altro che superata (qui).

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21 Ottobre, 2012

Marina Boscaino, Gli insegnanti pronti a proteste eclatanti (mentre arriva l’insegnante Direttore d’orchestra)

by gabriella

Leggo dal sito della FLC-CGIL l’analisi di Marina Boscaino dei provvedimenti sulla scuola in cantiere con il DDL di stabilità. Dopo una descrizione realistica del risveglio dell’insegnante medio registrato in questi giorni, l’autrice dedica poche parole alla prossima misura già annunciata dal Ministro: l’insegnante direttore d’orchestra, della quale non ho ancora letto interpretazioni convincenti. A chi si chieda cosa intendesse dire il Ministro, suggerisco di guardare al mix “contenuti editoriali per la LIM” da un lato, “test INVALSI” dall’altro: quando la burocratizzazione del lavoro insegnante sarà ultimata e con lei la completa banalizzazione della scuola, gli insegnanti potranno lavorare senza stancarsi per ben più di 24 ore; il nostro cesserà di essere un lavoro di costruzione dell’intelligenza al servizio di un paese, per diventare un meccanismo di certificazione di conformità ad un sistema e di contestuale scarto degli inidonei.

Si tratta del più grave attacco alla scuola repubblicana e alla libertà d’insegnamento dal dopoguerra ad oggi, davanti al quale l’aumento in sé dell’orario di cattedra appare quasi un dettaglio insignificante.

«Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate,  perché  il  docente  diventerà un direttore d’orchestra in  un  sistema  molto  più  complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone  che lavoreranno  un po’ meno e altre un po’ più».

«Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po’ di bastone e un po’ di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe».

Il progetto e la sofisticata visione del mondo del Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo

Gli insegnanti, il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle “macchine per vendere fiato”. Ma “la merce fiato” perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla…settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo.

Gli esiti, nell’articolo di Luigi Einaudi, Corriere della Sera del 21 aprile 1913

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

         Le ragioni per batterci, in Italo Calvino, Le città invisibili, 1972

«Per la sua legge il popolo ha da combattere
come per le sue mura».

e la guida filosofica all’azione: Eraclito, fr. 44

Sembra che tutti – davvero – dovranno  fare i conti con gli insegnanti. Sorprendenti disagio e mobilitazione in questi giorni: coinvolto anche chi finora ha reagito ai precedenti provvedimenti con inerzia. Tutti, e non solo deputati e senatori del Pd, che stanno ricevendo piogge di  e-mail con domande nette: fino a quanto sono disponibili a dire no a un aumento autoritario del  nostro orario di lezione? Per la cronaca:  dopo 5 giorni di invii, pochissime sono le risposte, attentamente monitorate: i nostri voti non saranno, questa  volta,  a  scatola  chiusa. Tutti,  perché  il  dissenso  è  trasversale  e  la  questione  delle  24 ore sta  finalmente facendo emergere  anche l’altra  insidia che minaccia oggi la democrazia nella scuola: la pdl 953, controriforma  degli  organi  collegiali.

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21 Ottobre, 2012

Lo sciopero degli insegnanti di Chicago

by gabriella

Alcuni colleghi mi hanno chiesto di reperire informazioni sul vittorioso sciopero degli insegnanti di Chicago. Ecco un articolo in cui si evidenzia come, benché avesse ottenuto ciò che chiedeva, il Chicago Teachers Union che ha promosso lo sciopero di due settimane degli insegnanti abbia rifiutato a lungo di ripristinare le regolari lezioni (il pensiero corre veloce a C.G.I.L.).

Il sindaco di Chicago contro gli insegnanti in sciopero

L’accordo tra le parti è praticamente fatto ma i sindacati hanno deciso di continuare la protesta: Rahm Emanuel ha minacciato di rivolgersi a un tribunale

È iniziata oggi a Chicago (17 settembre 2012) la seconda settimana di sciopero per 26 mila insegnanti. Lo sciopero è stato deciso dopo il fallimento dei negoziati su alcune riforme proposte dal sindaco della città Rahm Emanuel, ex capo dello staff di Barack Obama. La protesta coinvolge da lunedì 10 settembre circa 350 mila studenti e ora il sindaco della città, al quale di fatto compete la responsabilità diretta di tutto il sistema (l’amministratore delegato che guida il distretto scolastico di Chicago, infatti, fa riferimento alla giunta comunale e in ultima istanza al sindaco), ha detto che si sarebbe presto rivolto a un tribunale per mettere immediatamente fine a uno sciopero che «mette in pericolo la salute e la sicurezza» degli studenti e delle studentesse:

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14 Ottobre, 2012

Se 18 ore vi sembran poche

by gabriella

18 ore18 ore di cattedra significano

Nel mio caso (ma c’è a chi va peggio): 130 studenti, 130 compiti a settimana da correggere, 130 verifiche al mese da progettare, correggere, restituire con commento appropriato, 130 genitori da ricevere o contattare trimestralmente, 18 ore di lezioni da progettare, studiare, ripensare o modificare.

Non includono

Le ore di presenza a scuola tra una lezione e l’altra [usate per programmare o progettare iniziative con i colleghi della stessa classe, comunicare con le segreterie-con il dirigente, preparare materiale didattico], le riunioni pomeridiane del Collegio, dei Dipartimenti, dei consigli di classe, per gli scrutini, per i colloqui con i genitori, per le elezioni della componente genitori, per la consegna delle pagelle, per i corsi di recupero.

Tre mesi di ferie?

Le lezioni terminano alla fine della prima settimana di giugno. Durante la seconda si riuniscono i Dipartimenti e iniziano i corsi di recupero. Nella terza iniziano gli esami di stato, che si protraggono fino a metà luglio. Poi iniziano le ferie che finiscono il 20 o 25 agosto, quando ricominciano i corsi di recupero, seguiti dagli esami di settembre e dagli scrutini. Il primo settembre si riunisce il Collegio e iniziano gli scrutini, si riuniscono anche i Dipartimenti, la settimana dopo iniziano le lezioni del nuovo anno scolastico.

Per tutto questo un insegnante percepisce nel primo decennio di impiego uno stipendio variabile tra i milleduecento e i milletrecento euro, a seconda delle detrazioni e carichi familiari, per tredici mensilità, successivamente, lo stipendio aumenta di poche decine di euro al mese (peraltro i cosiddetti “scatti di anzianità” ci sono stati già “congelati”).

Risulterà quindi chiaro che gli insegnanti sono il personale della pubblica amministrazione meno pagato (in assoluto e in rapporto alla qualifica) e più oberato di lavoro qualitativamente sensibile e quantitativamente, già oggi, insostenibile.

Per questo siamo in agitazione e stiamo discutendo le forme di protesta.

A tutti gli insegnanti

Già, perché abbiamo una folla di colleghi, persino sensibili, che non sciopererebbe nemmeno se la ripagassero con premio di produzione, perché convinta che la protesta in sé sia un’arma del passato e che oggi i “moderni” non possano che sedersi a “un tavolo” e discutere razionalmente della migliore delle scuole possibili. Riconoscerete il collega cislino.

Abbiamo poi una folla di colleghi, persino sensibili, che sciopera solo se è il PD-CGIL a dirci che abbiamo di che essere arrabbiati e non perché non lo capisca da sé, ma perché ogni altra forma di resistenza a questo stato di cose é di-per-sé-minoritaria-e-dunque-velleitaria. Riconoscerete il collega piddino e/o cigiellino, quello che ti dice spassionatamente che là, cioè in quelle scelte antipopolari ma “di mediazione” di cui il suo partito-e-sindacato sono maestri, si esaurisce l’orizzonte del possibile (va da sé che se il terzo stato avesse avuto il PD alla sua testa saremmo ancora nell’ancien régime) .

C’è poi il collega, la collega, che ti siede a fianco ad ogni riunione e si chiede con te quali forme non abbiamo ancora pensato per far alzare il professorale didietro dalla sedia e capire che non c’è più tempo per salvare la scuola pubblica e che ci stiamo giocando non solo la sorte dei colleghi precari (colpevoli solo di essere più giovani di noi e talvolta nemmeno di quello), o di scongiurare la prospettiva di un lavoro schiavile, estorto e non retribuito con il ricatto di ulteriori tagli, ma l’opportunità stessa di dare a tutti un’istruzione che ne faccia soggetti capaci di pensiero e quindi di protesta, capaci cioè di pretendere per sé e per noi la propria parte di futuro.

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