Posts tagged ‘Majakovskij’

14 Aprile, 2015

Majakovskji

by gabriella

Valdimir Majakovskij (1893 – 1930)

vladimir-majakovskijA tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol’dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un’esistenza decorosa, ti ringrazio. […] Come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici.

Vladimir Majakovskji, Lettera d’addio, 1930

 


Fahrenheit, Intervista all’autrice de Il defunto odiava i pettegolezzi

 

I versi In morte di Vladimir Majakovskij furono dedicati da Boris Pasternak al poeta, morto il 14 aprile 1930, ottantacinque anni fa. Nell’interpretazione di Carmelo Bene.


 

1 Gennaio, 2012

La Spoon River dei grandissimi

by gabriella

Carlo Michelstaedter

Si è detto di lui che si suicidò per ragioni filosofiche, nel 1910, all’età di 23 anni. Il giorno dopo doveva sostenere la sua tesi di laurea in filosofia all’Università di Firenze: la stanchezza, la depressione, la convinzione che nessuno l’avrebbe capito, lo sprofondarono nella vertigine. E’ stato il filosofo della mia giovinezza: la mia tesi di laurea trattava della sua.

 

Vladimir Majakovskij

Orfano a sette anni, con un’infanzia difficile alle spalle, il poeta era stato un appassionato sostenitore della rivoluzione russa e aveva messo la sua arte al servizio di questo ideale. Si suicidò nel 1930, uscendo da una rottura sentimentale. Nella sua lettera di commiato scrisse:

«A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia e’ Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol’dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un’esistenza decorosa, ti ringrazio.[…] Come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si e’ spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici».

 

Virginia Woolf

Le sue frequenti crisi depressive si erano aggravate con la guerra. Temendo di impazzire, si tolse la vita nel 1941, lasciandosi cadere nel fiume vicino a casa, con le tasche piene di sassi. Lo spiegò al marito con queste parole:

«Sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che chiunque avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se chiunque avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi. V».

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