Posts tagged ‘manipolazione’

23 Ottobre, 2017

Numeri che mentono. La presentazione ingannevole dei dati

by gabriella

Per manipolare il pubblico l’industria della pubblicità ha i suoi metodi. I numeri rendono attendibili le campagne pubblicitarie, ma anche i dati presentati nel dibattito pubblico per finalità politiche. Due studi della rivista specializzata “Journal of Consumer Research” forniscono nuove informazioni su come gli stessi numeri, presentati in modo diverso, vengano percepiti del tutto differentemente. La conoscenza di questa circostanza offre elementi di metodo ai pubblicitari, come pure chance per i consumatori per analizzare criticamente le loro decisioni.

 

L’ambiente è decisivo

Uno studio di Marcus Cunha e Jeffrey Shulman dell’Università di Washington esamina come la percezione di un prezzo dipende, negli annessi e connessi, dai prezzi dei prodotti similari. Risultato: la suggestione non funziona sempre secondo il medesimo principio – ma dipende dalla strategia pubblicitaria. Secondo gli scienziati vi sono due gruppi di acquirenti, con differenti atteggiamenti fondamentali.

– Gli uni hanno una posizione che i ricercatori chiamano discriminante. Queste persone cercano caratteristiche che distinguono un genere di prodotto da un altro. Se un discriminatore vuole comperare una scarpa da jogging, cerca di circoscrivere esattamente la categoria “scarpe per jogging” e di trovare particolarità che la distinguano, per esempio, da quella delle scarpe per pallacanestro.

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5 Luglio, 2016

L’influenza e la manipolazione

by gabriella

Tratto, con modifiche e integrazioni da Pensierocritico.eu.

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso.

Guy Debord, La società dello spettacolo

Manipolare non è solo mentire, quanto agire sulle credenze altrui per indurre comportamenti dannosi per altri o per la stessa persona che li adotta (Franca D’Agostini).

Strategie per la manipolazione mediatica

 

Le origini degli studi sulla manipolazione mediatica

La manipolazione individuale, ovvero il tentativo di modificare a proprio vantaggio il comportamento di altri soggetti, è sempre esistita. Nel V secolo A.C. i Sofisti, retori che si vantavano di poter prevalere nelle assemblee popolari per mezzo di abili discorsi, vennero violentemente attaccati da Platone in diversi dialoghi e, in particolare, nel Gorgia.

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5 Luglio, 2016

Agenda Setting

by gabriella

sockpuppet2Tratto, con modifiche e integrazioni, da Pensierocritico.eu .

L’agenda setting  è una metafora che permette di integrare vari concetti della comunicazione che riguardano il modo in cui le notizie da pubblicare vengono scelte oppure oscurate.

L’agenda setting è in fase di trasformazione dato che la fruizione delle notizie attraverso i social media è ormai una realtà di massa i cui utenti ricevono una selezione di notizie determinata da algoritmi (i cosiddetti Trending Topic).

 

Chi decide quali notizie divulgare e quali oscurare?

agendasettingL’Agenda Setting è una teoria sociologica che tratta l’inclusione e l’esclusione delle notizie nei mass media. I due principali assunti della teoria che ha indirizzato le ricerche sull’agenda-setting sono:

 

  • i mass media non riflettono la realtà, ma piuttosto la filtrano e la modellano
  • i mass media concentrano la loro attenzione su pochi temi e si sforzano di far credere al pubblico che essi siano i più importanti
La Teoria dell’Agenda Setting venne formulata in un periodo (il Novecento) in cui i mass media tradizionali, e le élite politiche, economiche, culturali che li possedevano e condizionavano, avevano il potere di decidere quali notizie dovessero essere pubblicate (agenda setting) e quali dovessero essere oscurate (agenda cutting e spirale del silenzio). Per tutto questo periodo i media tradizionali hanno utilizzato il loro potere per informare e manipolare un pubblico passivo.

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5 Luglio, 2016

La struttura della menzogna

by gabriella
magritte-paradosso

Réné Magritte, Paradosso

Tratto, con modifiche e integrazioni, da Pensierocritico.eu.

La semplice menzogna è ormai piuttosto rara. Infatti, la crescita della comunicazione di massa e della pubblicità, hanno articolato la menzogna in varie forme falsificatorie meno percepibili quali: vaghezza, omissione, distorsione, negazione.

(Franca D’Agostini)

La menzogna è solo una componente di un fenomeno più dannoso, per la società e per l’individuo, che è la manipolazione.

La menzogna sui mezzi di comunicazione di massa

La menzogna e la manipolazione sono le componenti più dannose della comunicazione di massa (anche sul Web), utilizzate da soggetti politici, economici, finanziari per innalzare in modo ingannevole la propria credibilità.

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8 Luglio, 2014

Carlo Formenti, Le cavie di Facebook e la manipolazione 2.0

by gabriella

manipolazioneNei giorni scorsi Facebook ha reso noti i risultati di un esperimento di ingegneria sociale condotto all’insaputa dei suoi utenti. Carlo Formenti è andato a leggere i commenti degli studiosi americani per fotografare lo stato dei paradigmi psicologici impiegati nelle ricerche sul campo e i termini della legittimazione delle pratiche di manipolazione sociale a fini commerciali.

L’ultimo “scandalo” in tema di sfruttamento degli utenti da parte delle Internet Company riguarda la notizia relativa a una ricerca che Facebook, assieme ad alcune università, ha condotto sulle reazioni emotive di mezzo milione di utenti (scelti a caso) del social network – reazioni innescate da una serie di manipolazioni effettuate sui post del News Feed.

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15 Novembre, 2012

David Sussman, What’s Wrong with Torture?

by gabriella

guantanamoDopo Beccaria, la liceità della tortura non era più stata affermata e si sarebbe potuto credere che, con forte anticipo rispetto alla pena di morte, fosse stata definitivamente bandita dalle legislazioni democratiche. Questo studio  filosofico esamina il ritorno del dibattito sulle possibili eccezioni alla messa al bando delle sevizie [nell’immagine a lato, il trattamento riservato ai prigionieri di guerra a Guantanamo [Guantanamo forever]. Qui, un articolo di Repubblica sulla condanna dell’agente della CIA che ha rivelato la pratica del waterboarding negli interrogatori di polizia].

Pubblicato in “Philosophy & Public Affairs”, Volume 33, Issue 1, pages 1–33, January 2005.

Why is torture morally wrong? This question has been neglected or avoided by recent moral philosophy, in part because torture is by its nature especially difficult to discuss. Torture involves degrees of pain and fear that are often said to be utterly indescribable; indeed, these experiences are sometimes said to destroy in their victims the very hope of any sort of communication or shared experience whatsoever.1 Torture has proved surprisingly difficult to define.2 There is no clear agreement on the distinction between torture, coercion, and manipulation, or whether such techniques as sleep and sensory deprivation, isolation, or prolonged questioning should count as forms of torture.3 In addition, we may be fearful of deriving some sort of perverse titillation from the subject, or of being able to dispassionately contemplate the agonies of real victims of torture. Those who have not suffered torture may well feel it is not their place to offer any very substantive reflections on the practice, leaving the issue to those who unfortunately know what they are talking about. We might also worry that in just raising the question, we inadvertently give aid and comfort to torturers, if only by supplying materials for disingenuous self-justification.

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22 Agosto, 2012

Alain Garrigou, La produzione delle convinzioni politiche

by gabriella

Questo articolo di Alain Garrigou sulla formazione delle credenze e convinzioni politiche è uscito su Le Monde Diplomatique il 27 marzo 2012 (traduzione dal francese di José F. Padova). L’autore vi propone una riflessione sugli esiti “produttori di realtà” del Teorema di Thomas e sulle loro dinamiche da “legge di potenza”, per effetto delle quali persone e fenomeni percepiti come vincenti vincono effettivamente le competizioni.

Il teorema di Thomas [William I. Thomas, 1863-1947] ha quella semplicità sconcertante che rischia di lasciarci dubbiosi e increduli:
«Quando le persone considerano certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze» (1).

Per metterne in luce la portata il sociologo Robert K. Merton evocava la disavventura della Last National Bank quando il suo direttore Cartwright Millingville, reso curioso da un’atmosfera inconsueta [regnante in banca], scopriva che i suoi clienti, messi in allarme dalle voci di una sua insolvenza, avevano appena ritirato i loro averi, provocando così il fallimento della banca stessa (2). Detto con altre parole, non era l’insolvenza che provocava il fallimento, ma erano le voci che creavano l’insolvenza. La crisi del 1929 offriva l’immagine di un effetto di credenza mediante la profezia auto-avverantesi. Quello della finanza è, più di qualunque altro settore, il brodo di coltura di questi fenomeni, come una volta di più l’ha dimostrato la crisi dell’autunno 2008.

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