Posts tagged ‘omosessualità’

28 Ottobre, 2013

In ricordo di Lou Reed, l’omosessualità, l’elettroshock

by gabriella

Lou ReedLou Reed2Lewis Allen Reed era nato a Freeport, Long Island, il 2 Marzo 1942 in una famiglia ebrea. Da ragazzino si appassionò alla musica e al rock’n’roll, con grande inquietudine dei genitori che non capivano la sua passione per la «musica del diavolo» e il suo atteggiamento ribelle. Il fatto che Lewis parlasse apertamente di omosessualità, assumesse atteggiamenti effeminati e si laccasse le unghie era per loro ragione di vergogna e di grande preoccupazione. Decisero quindi di rivolgersi ad un centro psichiatrico per farlo curare.

Il giovane Lewis accettò la volontà dei genitori, senza sapere che la terapia più praticata dalla psichiatria dell’epoca era l’elettroshock. Per due settimane venne sottoposto a scariche elettriche intensive che, come lui ha più volte ricordato, gli facevano perdere completamente senso dell’orientamento e memoria. Per parecchi mesi, Lewis non sarà neanche più in grado di leggere perché non in grado di ricordare cosa avesse letto poche pagine prima. Il trattamento dell’elettroshock cambierà profondamente il musicista che non solo non “guarirà”, come speravano i suoi genitori, ma anzi esaspererà i suoi comportamenti. Soprattutto, guasterà per sempre il già complicato rapporto con i genitori, tipica famiglia borghese degli anni ’50 carica di pregiudizi e convenzioni puritane, verso i quali, da questo momento, proverà sentimenti di profonda ostilità.

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8 Giugno, 2013

Same Sex Families, il benessere dei figli delle coppie gay

by gabriella

coppie gay

I figli di genitori gay «crescono anche meglio di quelli nati in famiglie tradizionali». Presentati i primi risultati del più ampio studio attualmente disponibile sulla condizione minorile nelle famiglie omosessuali, condotto dall’università di Melbourne su 500 minori residenti in Australia. Le same-sex families sono più unite – suggerisce la ricerca – perché devono affrontare gli attacchi che arrivano dalla società, metabolizzarli e dare loro una spiegazione.

Vivono con due mamme o due papà, e sono alla pari con i loro coetanei per autostima, comportamento emozionale e tempo speso in compagnia dei genitori. Ma avrebbero una marcia in più rispetto alla media in tema di benessere complessivo e coesione familiare. I bambini figli di coppie omosessuali crescono altrettanto bene, e sotto alcuni aspetti meglio, rispetto a quelli che vivono nelle famiglie tradizionali. Lo dicono i risultati preliminari di uno studio condotto dall’università di Melbourne su 500 minori residenti in Australia: le same-sex families sono più unite – suggerisce la ricerca – perché devono affrontare gli attacchi che arrivano dalla società, metabolizzarli e dare loro una spiegazione.

The Australian Study of Child Health in Same-Sex Families, si legge sul sito dell’ateneo, è «la più ampia ricerca al mondo» sul tema. E’ iniziata nel 2012, si concluderà nel 2014 e coinvolge 500 minori tra i 2 mesi e i 17 anni e 315 genitori (80% donne, 18% uomini e 2% di altro genere) tra gay, lesbiche, bisex e queer che hanno compilato online o via mail un Child Health Questionnaire riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. Lo scopo è “misurare il benessere fisico, mentale e sociale dei bambini che vivono in questo ambiente”: secondo l’Australian Bureau of Statistics, nel 2011 erano 33mila le coppie omosex che vivevano insieme a 6.120 figli under 25. Tra gli obiettivi c’è anche quello di “studiare il ruolo della discriminazione” sul loro sviluppo. Cinque gli indicatori utilizzati: autostima, emotività, tempo trascorso con i genitori, stato di salute e coesione familiare.

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15 Gennaio, 2013

La Cassazione: non ci sono evidenze scientifiche che i bambini non possano crescere in famiglie gay

by gabriella

Jodie Foster children

La Cassazione si rifiuta di includere nel dispositivo della sentenza un «pregiudizio nei confronti delle coppie gay».

No ai pregiudizi sull’affidamento di bambini a coppie gay: un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale. Lo si evince da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato l’affidamento esclusivo di un bimbo alla madre, la quale convive con un’altra donna.

IL CASO – La prima sezione civile della Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato da un padre, di religione musulmana, contro la sentenza con cui la Corte d’appello di Brescia aveva stabilito l’affidamento esclusivo del figlio minore alla madre, ex tossicodipendente, la quale aveva deciso di andare a convivere con una delle educatrici che aveva conosciuto in una comunità di recupero. La decisione dei giudici di Brescia era conseguenza di un episodio violento messo in atto dal papà, alla presenza del bambino, ai danni della convivente della mamma.

IL RICORSO – L’uomo era ricorso in Cassazione lamentando la carenza motivazionale della decisione di merito sull’«idoneità sotto il profilo educativo» della famiglia in cui il minore era stato inserito, «composta da due donne legate da una relazione omosessuale». I giudici, secondo il ricorrente, non avevano approfondito se tale tipo di famiglia potesse «garantire l’equilibrato sviluppo del bambino», proprio in relazione «ai diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio di cui all’articolo 29 della Costituzione, all’equiparazione dei figli nati fuori dal matrimonio con i figli legittimi di cui all’articolo 30 della Costituzione e al diritto fondamentale del minore di essere educato secondo i principi educativi e religiosi di entrambi i genitori». Fatto questo, si rilevava nel ricorso, «che non poteva prescindere dal contesto religioso e culturale del padre, di religione musulmana».

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