Posts tagged ‘Opg’

14 Marzo, 2023

Ex OPG Materdei, Napoli

by gabriella

O.P.G. - Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Napoli. Criminal lunatic asylum in Napoli. © Roberto Boccaccino / Grazia Neri

Ho visitato l’ex OPG Materdei di Napoli alla fine del 2016, ma non ho avuto il coraggio di fotografare gli spazi claustrofobici dove gli internati sono vissuti per anni: stanzette di due metri per due con il letto murato al pavimento, un’oblò sul cortile interno e un buco sul pavimento per bagno. L’ho fatto solo all’esterno per gli scatti che ho messo in fondo all’articolo, prima del servizio di Presa Diretta sull’OPG di Aversa e del documentario sui manicomi giudiziari di Simone Cicalone.

opg2Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono stati chiusi solo il 31 marzo 2015, quello che sorge al centro di Napoli, il Materdei, nel 2008. Il reportage di Fanpage dà un’idea di questo luogo oggi occupato da un collettivo che ne ha fatto uno spazio di denuncia e di memoria, di aggregazione e servizi per il quartiere.

Goffman, Asylum

mappa Asylum

La mutilazione dell’identità personale

art 27 comma 3

 

 

Il Materdei

L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Sant’Eframo” sorgeva nel cuore del rione Materdei, uno dei più antichi e popolosi di Napoli, in un enorme edificio seicentesco sorto come convento francescano (1571). Nel 1925 il complesso religioso fu adibito a “manicomio giudiziario” poi, dal 1975, ad Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Questo luogo che oggi suscita sgomento e indignazione, fu modificato allo scopo con soluzioni architettoniche a cabina di nave, con oblò e torri di sorveglianza che escludevano qualsiasi riservatezza e mortificavano la dignità dei ricoverati. Dopo la dichiarazione di inagibilità, nel 2000, gli internati sono stati progressivamente trasferiti in un’ala esterna del carcere di Secondigliano-Scampia. La chiusura definitiva dell’OPG è avvenuta nel 2008.

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25 Aprile, 2020

L’internamento degli ex-partigiani negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

by gabriella

dalla resistenza al manicomioLa chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari porta alla luce l’internamento di centinaia di ex-partigiani nell’Italia del dopoguerra. In Un’odissea partigiana. Dalla Resistenza al manicomio [Feltrinelli 2015], Mimmo Franzinelli e Nicola Graziano, uno scrittore e un magistrato, hanno raccontano gli atti del manicomio criminale di Aversa. Tratto da Carmilla.

Al termine del secondo conflitto mondiale, in quel periodo complesso che vede l’Italia transitare verso la democrazia, la magistratura processa centinaia di ex partigiani per reati commessi durante la lotta al nazifascismo e nell’immediato dopoguerra. Questa situazione contraddittoria è favorita dalla mancata epurazione fascista (magistrati, funzionari, poliziotti del passato regime non vengono rimossi dai loro incarichi) e condizionata dall’avvio di una nuova fase storica, la Guerra fredda, appena cominciata.

La fallita estromissione di personalità colluse con la dittatura consente un clima di rivalsa e di pregiudizio antiresistenziale, che si concretano nell’uso strumentale del dispositivo giuridico. In estrema sintesi, «il sistema giudiziario rimane quello forgiato nel Ventennio». Per tutelare gli antifascisti incriminati, gli avvocati della difesa ricorrono alla seminfermità mentale, suggerendo il manicomio come alternativa al carcere. L’accorgimento si rivelerà ben presto controproducente. Nel 1946, l’amnistia Togliatti, da cui la detenzione manicomiale è esclusa, genera uno scenario paradossale ma emblematico: la scarcerazione per i fascisti e l’esonero dall’indulto per i partigiani reclusi in manicomio. Riguardo poi l’applicazione dell’amnistia, fin da subito cifre e modalità parlano chiaro:

«Il 30 giugno 1946, a otto giorni dall’emanazione, l’amnistia Togliatti è stata applicata a 7106 fascisti e a 153 partigiani. La giustizia della neonata Repubblica italiana, con una mano rialza i collaborazionisti, con l’altra percuote i partigiani».

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