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6 Maggio, 2015

Freinet

by gabriella

Célestin Freinet (1896 – 1966)

Célestin Freinet, maestro elementare per quarant’anni nel sud della Francia, proveniva da una famiglia contadina, ma dopo la prima guerra mondiale, nella quale era rimasto gravemente ferito, aveva potuto laurearsi in lettere.

Internato e partigiano durante la seconda, Freinet concepiva la pedagogia come «scienza del condurre una classe», attività concreta di maestri e insegnanti non necessariamente dotati di spiccate qualità naturali, ma capaci di osservazione e di volontà di miglioramento.

La scuola deve essere laica, basata su un metodo naturale, fatto di strumenti ed esperienze della vita reale e vicina ai meccanismi d’apprendimento che i ragazzi sviluppano naturalmente. Deve essere, inoltre, un luogo in cui i bambini imparino ad essere liberi, non soggetti all’autorità dei maestri.

L’École Freinet aveva una struttura cooperativa che coinvolgeva i ragazzi nelle gestione e nella soluzione dei problemi, era una scuola attiva, nella quale gli allievi perfezionavano l’uso della lingua scrivendo un giornalino di classe che veniva poi stampato, per realizzare un prodotto che fosse tecnicamente perfetto e fonte di soddisfazione per gli autori.

La altre tecniche di Freinet erano il testo libero, composizione in cui i bambini si esercitavano a scrivere ciò che più gli interessava, invece di comporre un tema suggerito dal maestro, e il calcolo vivente che proponeva esercizi matematici quali soluzione di problemi concreti.

In Le tecniche e la loro nascita, il maestro spiega come e per quali scopi ha sviluppato la propria didattica; nello scritto del del 1924 Verso la scuola del proletariato, Freinet si confronta invece con i pedagogisti dell’ottocento, concependo la scuola come un’attività rivoluzionaria, capace di costruire l’uomo, sottraendosi così alle esigenze strumentali di una società diseguale, quale quella borghese.

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