Posts tagged ‘società dello spettacolo’

3 Novembre, 2012

Enrico Berti, L’etica delle virtù e l’educazione del futuro

by gabriella

In questo importante intervento, Berti discute i presupposti particolaristici dell’«etica delle virtù» alla luce del testo aristotelico, prendendo posizione nel dibattito tra comunitarismo e liberalismo, contro il primo, per i Lumi.

Indice

1. Il contributo di McIntyre
2. Comunità e società
3. Tradizione e razionalità
4. Quale futuro per l’educazione?

 

1. Il contributo di MacIntyre

Alasdair MacIntyre è sicuramente uno dei più originali e interessanti filosofi contemporanei. Specialmente col libro Dopo la virtù (1981) [A. MacInyre, After Virtue. A Study in Moral Theory, Notre Dame, Indiana, University of Notre Dame Press, 1981, trad. it. Milano, Feltrinelli, 1988] egli ha portato un contributo decisivo al dibattito sull’etica nella filosofia del Novecento, prospettando la possibilità di una “terza via” tra contrattualismo e utilitarismo, la quale da lui ha preso il nome di “etica delle virtù”.

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12 Agosto, 2011

Guy Debord, La società dello spettacolo

by gabriella

Un estratto del film del 1973 ispirato a La società dello spettacolo (La société du spectacle, 1967), La Prefazione scritta da Debord per la quarta edizione italiana e il primo capitolo.

Nel video, che ho sottotitolato in italiano, Debord illustra le caratteristiche dello spettacolare diffuso e concentrato, concludendo con importanti osservazioni sul senso delle mode e sul turismo.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=7b5tfDLnRgE]

Nella Prefazione che Debord ha scritto per la quarta edizione italiana de La società dello spettacolo (1979) e nel primo capitolo sono contenuti i concetti fondamentali dell’opera (seguono entrambi). Anticipo la frase con cui Debord chiude la Prefazione: “I giorni di questa società sono contati; le sue ragioni e i suoi meriti sono stati pesati e trovati leggeri; i suoi abitanti si sono divisi in due partiti, uno dei quali vuole che essa scompaia”.

Traduzioni di questo libro, pubblicato a Parigi verso la fine del 1967, sono già apparse in una decina di paesi; e spesso diverse ne sono state prodotte nella stessa lingua, da editori in concorrenza; e quasi sempre sono cattive traduzioni. Le prime sono state dappertutto infedeli e scorrette, tranne che in Portogallo e, forse, in Danimarca. Le traduzioni pubblicate in olandese e in tedesco sono buone a partire dal secondo tentativo, per quanto l’editore tedesco abbia trascurato, in questo secondo caso, di correggere una mole di errori di stampa. In inglese e in spagnolo, bisogna aspettare la terza edizione per sapere cosa ho scritto.

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