Posts tagged ‘solitudine’

1 Marzo, 2017

Zygmunt Bauman, Amore liquido

by gabriella

amore-liquidoQuattro lezioni su Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi [Liquid Love. On the Frailty of Human Bonds, Cambridge-Oxford, 2003], trad. it., Bari-Roma, Laterza, 2003.

 

 

Che cos’è l’amore liquido

L’eroe di questo libro, dice Bauman nella Prefazione, è «l’uomo senza legami». Così come il celebre personaggio di Musil (l’Ulrich de L’uomo senza qualità) era un soggetto alla ricerca di una identità, senza che nessuna delle qualità acquisite avesse garanzia di durata in un mondo sconcertante e mutevole, il protagonista del saggio di Bauman è l’uomo della modernità liquida, cioè di quella fase dell’età contemporanea che si caratterizza per lo stato mutevole e instabile di ogni sua forma organizzativa (famiglia instabile, ricomposta, multipla, informale; denatalità – lavoro precario, a chiamata, intermittente; ecc.).

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17 Ottobre, 2015

Carlo Michelstaedter, Il peso. Dialogo della salute

by gabriella
Carlo Michelstaedter (1887 - 1910)

Carlo Michelstaedter (1887 – 1910)

Goriziano, poeta e straordinario disegnatore, Carlo Michelstaedter si iscrisse alla facoltà di filosofia di Firenze, dopo aver scartato gli studi di matematica verso i quali si era orientato in un primo momento. Là preparò la tesi di laurea sui concetti platonici di persuasione e rettorica, senza trovare il coraggio di discuterla, immaginando che una discussione autentica, priva dei riferimenti di circostanza – sebbene il testo si confrontasse in greco con i classici – non avrebbe potuto essere accettata. Si uccise a ventitré anni, dopo aver completato La persuasione e la rettorica [Milano, Adelphi, 1982].

Al suo lavoro ho dedicato la tesi di laurea. Durante la preparazione passai alcuni giorni alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia per consultare i suoi inediti e dopo la laurea presi il passaporto per passare il confine sloveno e andare a trovare la sua tomba, ora a Nova Goriza. Là, nessuno sapeva indicarmi dove fosse il cimitero Rožna dolina finché, gettando lo sguardo giù dal ponte che stavo attraversando vidi delle pietre bianche spezzate tra due alti cipressi. Mi ricordai allora che il padre di Carlo aveva piantato quei due alberi sulle tombe dei figli, morti a breve distanza l’uno dall’altro, ad indicare le vette spirituali raggiunte da loro in vita.

rozna dolina com'era

Rožna dolina in quel febbraio 1985

Scesi di corsa e saltato il muro, entrai nel cimitero ebraico abbandonato. Trovai la tomba, con la lapide inclinata, in uno spazio libero dalle erbe selvatiche e dai rovi, sotto il cipresso.  Non so se, da allora, qualcosa è stato fatto per ridare alla sua memoria lo spazio che merita.

 

Il peso [il testo introduttivo de La persuasione e la rettorica]

Un peso pende ad un gancio, e per pender soffre che non può scendere: non può uscire dal gancio; poiché quant’è peso pende, e quanto pende dipende. Lo vogliamo soddisfare: lo liberiamo dalla sua dipendenza. Lo lasciamo andare, che sazi la sua fame del più basso, e scenda indipendente fino a che sia contento di scendere. Ma in nessun punto raggiunto fermarsi lo accontenta, e vuole pur scendere, ché il prossimo punto supera in bassezza quello che essa ogni volta tenga.

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24 Febbraio, 2013

Anton Cechov, La malinconia

by gabriella

vetturino russo davanti al suo calesse  - 1880Uno straziante racconto di Anton Cechov, ripreso da Uomini e profeti.

A chi mai canterò la mia tristezza?…
Crepuscolo della sera. La grossa, umida neve tùrbina fiaccamente intorno ai fanali or ora accesi e si posa in uno strato sottile e morbido sui tetti, sul dorso dei cavalli, sulle spalle, sui berretti di pelo. Il vetturino Jona Potàpov è tutto bianco, come un fantasma. Si è curvato quanto è possibile curvarsi a un corpo vivo, siede a cassetta e non si muove. Se anche lo coprisse un cumulo di neve, egli non sentirebbe il bisogno di scuoterselo di dosso… Anche la sua cavallina è bianca e immobile. Per la sua immobilità e angolosità di forme e le sue gambe rigide come bastoni è, anche da vicino, simile a uno di quei cavallucci di pane che i fornai vendono per una copeca. Con tutta probabilità essa è immersa ne’ suoi pensieri. Chi, uomo o bestia, è stato strappato all’aratro, ai paesaggi noti e grigi, per esser gettato qui, in questo baratro, pieno di luci mostruose, di incessante frastuono e di uomini in corsa, non può non pensare.

Jona e la sua cavallina non si muovono da quel posto da un pezzo. Sono usciti dalla rimessa ancor prima del pranzo e quanto a clienti niente e poi niente. Ma ecco sulla città discendono le ombre della sera. Il pallore della luce dei fanali cede a un color vivo, e l’andirivieni della via si fa più rumoroso.
“ Vetturino, via Viborg!” ode Jona. “Vetturino!”.
Jona sussulta e attraverso le ciglia incollate di neve vede un militare in cappotto col cappuccio.
“ Via Viborg!” ripete il militare. “O che, dormi? Via Viborg!”.
In segno di assenso Jona tira le redini, e a questo atto dal dorso della cavalla e dalle sue spalle casca la neve a strati… Il militare si siede nella slitta. Il vetturino fa schioccare la lingua, allunga il collo come un cigno, si solleva e, più per abitudine che per necessità, agita la frusta. Anche la cavallina allunga il collo, piega le gambe ch’eran simili a bastoni e si mette in moto indecisa.
“ Dove vai, demonio?” grida una voce a Jona, appena si è mosso, dalla folla oscura che cammina davanti e dietro a lui. “Dove diavolo vai a finire? Tieni la destra!”
“ Tu non sai guidare! Tieni la destra!” dice irritato il militare.
Un cocchiere dalla cassetta d’una carrozza lo rimbrotta, un passante che attraversa la strada e che ha sfiorato con la spalla il muso della cavallina, lo guarda con rabbia e scuote dalle maniche la neve. Jona siede a cassetta come sugli aghi, spinge i gomiti dai lati e si guarda intorno, come asfissiato, quasi che non capisca dove si trovi e perché.
“ Come son tutti furfanti!” dice argutamente il militare. “Spiano l’occasione per scontrarsi apposta con te o cascare sotto il cavallo. Certo si sono messi d’accordo”.
Jona dà uno sguardo al passeggero e muove le labbra… Vuole evidentemente dire qualche cosa, ma dalla gola non esce niente altro che un mugolio.
“ Cosa?” domanda il militare.
Jona torce le labbra ad un sorriso, sforza la gola e dice rauco: “Un figlio, signore… mi è morto questa settimana.”

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12 Agosto, 2011

Benjamin Pantier, La solitudine e l’amore di un cane. Mrs. Benjamin Pantier, l’odio coniugale, Trainor il farmacista e l’alchimia matrimoniale

by gabriella

Dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, accessibile in rete in lingua originale e in italiano.

Benjamin PantierAntologia di Spoon RiverGiacciono insieme in questa tomba
Benjamin Pantier, procuratore legale, e Nig
il suo cane, compagno fedele, conforto e amico.

Lungo la strada grigia, amici, bambini, uomini e donne
uscendo a uno a uno dalla vita
finirono con il lasciarmi solo
con Nig come compagno, anche nel letto, e quando
bevevo.

All’alba della vita avevo delle aspirazioni e vidi la gloria.
A quel punto lei, che mi sopravvive, catturò l’anima mia
con una tagliola che mi fece sanguinare a morte,
tanto che io, che avevo una volontà di ferro,
mi sentii schiantato, indifferente,
e ho cominciato a vivere con Nig
nel retro di uno squallido ufficio.

Sotto il mio osso mascellare
È accoccolato l’osso del naso di Nig –
La nostra storia si è perduta nel silenzio.
Continua a girare, tu, pazzo mondo.

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