Posts tagged ‘temporalità’

12 Settembre, 2017

Antonio Martone, Dalla cattedrale ai non-luoghi

by gabriella

Un’efficace ricognizione delle trasformazioni antropologiche che hanno accompagnato e accompagnano la modernità e la post (o sur)-modernità che Martone conclude con l’heideggeriana ricerca di un nuovo senso dell’abitare la terra. L’articolo è uscito sul Rasoio di Occam, ho aggiunto, oltre alle immagini, qualche legenda e link per renderlo accessibile a ragazzi di quarto liceo.

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L’areoporto, luogo di passaggio per eccellenza, non luogo

I cambiamenti che hanno scosso l’età moderna sono stati anzitutto antropologici, e poi economici e giuridico-politici. Oggi siamo di fronte a un altro snodo storico, che sta producendo una nuova mutazione del senso. Per interrogare quest’ultima bisogna osservare ancora una volta la traiettoria della modernità

In questo intervento, cercherò di focalizzare genealogicamente l’attenzione su alcuni punti di snodo fondamentali della storia della modernità, al fine di focalizzare meglio le dinamiche antropologico-politiche del contemporaneo. Cercherò di evocare tali trasformazioni attraverso l’uso di simboli che racchiudano il senso complessivo della presenza storica degli uomini nel passaggio fra “pre-moderno” e “moderno” e fra il “moderno” e l’“attuale”.

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25 Agosto, 2013

Nietzsche, Felicità e temporalità

by gabriella

Passi dagli aforismi 1 e 4 della Seconda inattuale, Sull’utilità e il danno della storia per la vita.

Friedrich_Nietzsche1. Osserva il gregge che pascola dinnanzi a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi; salta intorno, mangia, riposa, digerisce, salta di nuovo, e così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere e con la sua pena al piolo, per così dire, dell’attimo, e perciò né triste né annoiato. Vedere tutto ciò è molto triste per l’uomo poiché egli si vanta, di fronte all’animale, della sua umanità e tuttavia guarda con invidia la felicità di quello — giacché egli vuole soltanto vivere come l’animale né tediato né addolorato, ma lo vuole invano, perché non lo vuole come l’animale. L’uomo chiese una volta all’animale: Perché mi guardi soltanto, senza parlarmi della tua felicità? L’animale voleva rispondere e dire: La ragione di ciò è che dimentico subito quello che volevo dire — ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l’uomo se ne meravigliò.

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