Posts tagged ‘tradimento dei chierici’

4 Novembre, 2012

Gustavo Zagrebelsky, Tutti gli inganni della cultura nell’era della compiacenza

by gabriella

Repubblica pubblica un brano dell’intervento di Zagrebelsky alla Biennale dei Beni Culturali che si apre oggi a Firenze. La sensazione è che sia stato scritto in grande velocità, ma ha il merito di affrontare il tema centrale del «tradimento dei chierici».

Tutti i bisogni sociali sono ascrivibili a uno degli elementi di quella triade [immagino si riferisca alla partizione medievale di chierico, cavaliere, contadino, NDR.] elementi che, variamente configurati, intrecciati, coordinati o messi in gerarchia connotano il modo d’essere e di reggersi delle nostre società. La dottrina delle tre funzioni, che ha radici antichissime, deve tener conto degli odierni postulati della libertà e dell’uguaglianza.

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28 Settembre, 2012

Sandro Mezzadra, Europa, una democrazia in cerca di radicalità. Marino Badiale, Ancora un tradimento dei chierici?

by gabriella

La recensione di Sandro Mezzadra a Cittadinanza di Etienne Balibar e, in coda, il seguito del dibattito con l’ottima  critica di Badiale.

1. Intervenendo nel dibattito aperto quest’estate da Jürgen Habermas sulla crisi europea (“il Manifesto”, 20 settembre), Étienne Balibar ha riproposto una tesi formulata ormai da diversi anni: l’idea cioè che l’Europa politica sia sì necessaria, ma che al tempo stesso – per essere “legittima e quindi possibile” – essa debba realizzare un “sovrappiù” di democrazia rispetto agli Stati nazione che la compongono. Il punto è, tuttavia, che questo “sovrappiù” di democrazia non sembra più pensabile nei termini di una continuità lineare con i processi di “democratizzazione” che hanno caratterizzato la storia dello Stato nazione in Europa: con quei processi cioè che, per quanto contraddittoriamente (e con la cesura dei fascismi), a partire dall’Ottocento hanno determinato una progressiva estensione del suffragio e un arricchimento “intensivo” dei diritti di cittadinanza, culminato nella costruzione dello Stato sociale democratico.

Balibar lo riconosce, e introduce – come a saggiarne la produttività – una serie di categorie che all’interno dei dibattiti critici vengono impiegate per “reagire” a questa soluzione di continuità, che rende problematica ai suoi occhi l’insistenza di Habermas su un «costituzionalismo normativo»: democrazia partecipativa, governance, democrazia conflittuale, costruzione del comune, contro-democrazia. Si tratta di ipotesi teoriche non necessariamente compatibili l’una con l’altra: ma Balibar, lungi dal proporre una sintesi tra di esse, sembra essere interessato – coerentemente con il suo stile di pensiero – a porle in tensione, con l’obiettivo di produrre un campo teorico e politico al cui interno sia possibile avanzare nella ricerca di un’uscita in avanti, a sinistra, dalla crisi europea.

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