L’apprendimento: storia, teoria e clinica
L’apprendimento, cioè la capacità di un organismo vivente di essere modificato da un evento è, insieme alla percezione, uno dei primi processi cognitivi ad essere studiato dalla psicologia scientifica, tanto che i primi trent’anni di storia della disciplina possono essere studiati attraverso gli esperimenti e le scoperte in questo campo di studi.
In questo testo esaminiamo i diversi tipi di apprendimento e le scelte interpretative delle scuole comportamentiste, cognitiviste e gestaltiste, con le loro prime applicazioni al trattamento della fobia, dell’ansia e della depressione.
Indice
1. L’apprendimento in psicologia
2. I comportamenti di risposta
2.1 L’assuefazione
2.2 La sensibilizzazione
2.3 L’imprinting
2.4 Il riflesso condizionato
3. Il riflesso condizionato e il condizionamento classico
3.1 Il contesto delle ricerche sul riflesso condizionato
3.2 La scuola russa e il condizionamento classico
4. I comportamenti operanti
4.1 L’apprendimento per prove ed errori
4.2 Il condizionamento operante
4.3 Le implicazioni sociali degli studi sull’apprendimento
4.4 L’apprendimento per osservazione
5. Gli apprendimenti cognitivi
5.1 Verso il cognitivismo: le mappe cognitive
5.2 L’insight e il contributo della Gestalt agli studi sull’apprendimento
6. Le implicazioni cliniche degli studi sull’apprendimento: fobie, ansia e depressione
6.1 Condizionamento classico e fobie
6.2 La depressione e l’impotenza appresa
6.3 Contiguità e superstizione
Esercitazioni: Kahoot 1
1. L’apprendimento in psicologia
L’apprendimento è un processo attraverso cui un organismo vivente è modificato, più o meno definitivamente, da ciò che accade nel suo ambiente circostante e da ciò che fa.
Gli apprendimenti non sono tutti uguali, ma differiscono per la loro complessità e per le strutture cerebrali che chiamano in azione.
Alcuni apprendimenti semplici, ad esempio, sono acquisiti dall’individuo in modo automatico e inconsapevole, mentre altri richiedono l’organizzazione cognitiva dell’informazione.
In questo quadro, è possibile distinguere tre categorie di comportamenti che si distinguono per il livello di complessità e di coinvolgimento dell’organismo durante il processo di apprendimento:
- I comportamenti di risposta
- I comportamenti operanti
- I comportamenti che richiedono un’organizzazione cognitiva dell’informazione.
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Karl Marx, La cacciata dei contadini dalla terra
Dalle prime recinzioni descritte da Thomas More nel XVI secolo, alla massiccia espulsione dei contadini dalla terra del XVII e XVIII secolo. Marx fotografa questo momento fondativo del capitalismo che, nel primo libro del Capitale (sez. 24), chiama accumulazione originaria.
La sua tesi è che il modo di produzione capitalistico (cioè “moderno”, per usare il lessico attuale della sociologia), basato sullo sfruttamento del lavoro e l’accumulazione del profitto (capitale) si sviluppa sulla base di due condizioni: 1. la liberazione del lavoro dalla servitù feudale (nella quale il contadino era legato alla terra) e la nascita del lavoro salariato (in cui il proletario diventa libero di vendere le sue braccia per un salario) e 2. l’espulsione dei contadini dalla terra (con la prima pauperizzazione delle classi popolari, espropriati della capacità autonoma di reddito, legata al lavoro servile e alle libertà comunali).
«Fu così che i contadini, dapprima espropriati con la forza delle proprie terre, cacciati dalle proprie case, trasformati in vagabondi e poi frustati, marchiati, torturati in base a leggi grottescamente terribili, furono condotti alla disciplina necessaria per il sistema salariale»
Karl Marx, Il capitale, I, VII.
La struttura economica della società capitalistica è uscita dal grembo della struttura economica della società feudale. La dissoluzione di questa ha messo in libertà gli elementi di quella.
Il produttore immediato, o diretto, cioè l’operaio, poteva disporre della sua persona solo dopo aver cessato d’essere legato alla gleba, e servo di un’altra persona o infeudato ad essa. Per divenire libero venditore di forza lavoro, che porta la sua merce dovunque essa trovi un mercato, doveva inoltre sottrarsi al dominio delle corporazioni di mestiere, delle loro clausole sugli apprendisti e sui garzoni, dei vincoli delle loro prescrizioni sul lavoro.
Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra
Una delle prime inchieste sulla condizione operaia, nella quale Engels fotografa gli orrori del primo capitalismo industriale: la schiavitù alle macchine, la disoccupazione tecnologica, la competizione per la sopravvivenza tra gli operai, il lavoro malsano, femminile e minorile, col loro seguito di malattie e mutilazioni tali per cui questo moderno proletariato è spesso simile «a un esercito che torna da qualche campagna militare».
Il testo è accessibile in rete preceduto dall’introduzione di Eric J. Hobsbawm che, sottolineandone la dignità di classico della scienza sociale, osservava come l’acutezza di Engels fosse spiegata non solo dal suo talento, ma dalla sua visione: «buon scienziato sociale poteva essere – infatti – solo chi fosse libero dalle illusioni della società borghese».
Il coda al testo i lavori di approfondimento degli studenti della 4F [a.s. 2017-18].
Degno di nota, per il prefatore, soprattutto il fatto che
«Engels non ha mai ha presentato la borghesia come una massa di individui dal cuore di pietra. Il suo odio per quel che la borghesia rappresentava, e per ciò che la induceva a comportarsi in quel determinato modo non era l’odio ingenuo verso alcuni uomini di cattiva volontà, diversi dagli uomini di buona volontà. Esso faceva parte della critica al carattere inumano del capitalismo, che automaticamente trasforma gli sfruttatori in una classe “profondamente immorale, cosi inguaribilmente corrotta, intimamente corrosa e resa del tutto incapace di ogni progresso dall’egoismo”» [p. 9].
Max Weber, L’ascesi intramondana e lo spirito del capitalismo
In questo brano dell’Etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber prende in esame gli scritti del predicatore puritano Richard Baxter, autore in cui si trova, a suo giudizio, la forma più compiuta ed influente del particolare tipo di ascesi intramondana proprio dell’ethos capitalistico.
A differenza dell’etica protocristiana e paolina, la morale puritana non condanna la ricchezza, ma l’adagiarsi nel possesso e nell’ozio improduttivo, eticamente smidollato e odioso agli occhi di Dio che prescrive invece il lavoro a sua lode e gloria.
È di qui che nasce anche la caratteristica condanna della povertà e la colpevolizzazione di chi resta ai margini tipica del sentire tory.
1. Per individuare i nessi che collegano le rappresentazioni religiose fondamentali del protestantesimo ascetico con le massime della vita economica quotidiana, occorre in primo luogo menzionare quegli scritti teologici che sono sicuramente nati dalla prassi della cura delle anime. Poiché in un’epoca in cui l’aldilà era tutto, dall’ammissione all’eucaristia dipendeva la posizione sociale del cristiano, l’opera dei religiosi, con la cura delle anime, la disciplina ecclesiastica e la predica, esercitava un’influenza che noi moderni non possiamo neanche più immaginare […] le forze religiose che si affermano in tale praxis hanno plasmato il «carattere popolare» in maniera decisiva e determinante.
Jean-Pierre Vernant, La natura umana secondo i Greci
Nella Teogonia e ne Le opere e i giorni, Esiodo racconta i miti della nascita del tempo e delle storie di dèi e uomini. Ai tempi di Crono, gli uomini, creature a cavallo tra mondo animale e divinità, vivevano insieme agli dèi: era l’età dell’oro.
Tratto da L’univers, les dieux, les hommes. Récits grecs des origines (1999), trad it. L’universo, gli dèi, gli uomini. Il racconto del mito, Torino, Einaudi, 2000.
Indice
1. L’età dell’oro: uomini e dèi
1.1 Al tempo di Crono, prima della guerra dei Titani
1.2 La lontananza di ogni male
2. Prometeo, la condizione umana
3. Pandora, la figura della donna nel mito greco
Mappa
La genealogia degli dei
1. L’età dell’oro: uomini e dèi
Antefatto: Zeus era figlio di Crono, a sua volta figlio di Urano. Urano figlio e sposo di Gea, impediva ai suoi figli (i Titani, gli Ecatonchiri e i Ciclopi) di nascere perché temeva di essere spodestato da loro. Gea, sconvolta, armò la mano di Crono che aggredì il padre recidendogli i testicoli con una falce.
Iniziò così il regno del titano Crono che unitosi alla sorella Rea, generò molti dèi, divorandoli però come aveva fatto il padre Urano, prima di lui. Rea allora partorì l’ultimo figlio, Zeus, di nascosto e lo fece crescere forte e sano fino ad affrontare il padre e batterlo.
[pp. 49-51] Zeus siede sul trono e da lassù domina l’intero universo. Il mondo possiede un proprio ordine. Gli dèi si sono dati battaglia, alcuni di loro hanno trionfato. Tutto quanto esisteva di malvagio nel cielo etereo è stato cacciato via, o imprigionandolo nel Tartaro, o spedendolo sulla terra, presso i mortali. E agli uomini, che cosa accade ? Che cosa ne è di loro ?
La storia ha inizio non proprio con l’origine del mondo, ma piuttosto nel momento in cui Zeus è già re, quando il mondo divino ha trovato cioè un suo ordine e una sua stabilità.
1.1 Al tempo di Crono, prima della guerra dei Titani
Gli dèi non vivono unicamente sull’Olimpo, ma dividono con gli uomini degli angoli di mondo. Esiste in particolare un luogo in Grecia, vicino a Corinto, una pianura, a Mekone, in cui uomini e dèi vivono insieme, mescolati gli uni con gli altri. Banchettano in compagnia, siedono alla stessa tavola, partecipano a feste comuni: ciò significa che per uomini e dèi che vivono insieme, ogni giorno è un giorno di festa e di felicità. Si mangia, si beve, si sta in allegria, si ascoltano le Muse cantare la gloria di Zeus e le avventure divine. In poche parole: tutto procede nel migliore dei modi.
1. Saper leggere
Saper leggere, cioè decifrare le parole di un testo, non basta per leggere efficacemente. Bisogna infatti, comprendere ciò che vi è scritto.
Per comprendere un testo è essenziale saper leggere velocemente, ricavando l’essenziale del messaggio. Più si legge, quindi, più si padroneggia la lettura.
Saper leggere è il primo approfondimento dedicato al saper-fare di base – segue riassumere; prendere appunti e memorizzare efficacemente –le principali competenze che costituiscono il metodo di studio.
Indice
1. Leggi in modo attivo
2. Adatta la tua lettura
2.1 Approccio globale o sintetico
2.2 Approccio analitico
3. Fai una mappa
4. Sottolinea
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The Wall, La scuola come istituzione disciplinare (o di controllo)
Iniziare ad osservare la realtà sociale, individuare i confini disciplinari e i campi di indagine delle scienze umane, imparare a decifrare testi audiovisivi, con The Wall.
La prima ora di lezione del primo giorno di scuola in un Liceo di Scienze umane.
When we grew up and went to school,
there were certain teachers who would hurt the children anyway they could
by pouring their derision upon anything we did
exposing any weakness however carefully hidden by the kids.Quando crescemmo e andammo a scuola
C’erano insegnanti che avrebbero
fatto del male ai bambini in qualsiasi maniera
Riversando il loro scherno
Su qualunque cosa facessimo
E smascherando ogni debolezza
Seppure noi ragazzi la nascondessimo accuratamenteread more »
Dal limite del pensiero al pensiero del limite: il dibattito post-kantiano sulla cosa in sé e la nascita dell’idealismo
1. La critica al sistema dualistico kantiano
1.1 Il problema della cosa in sé (Ding an sich)
1.2 Dal piano gnoseologico a quello metafisico: l’io creatore fichtiano
2. Fichte
1. Il problema della cosa in sé (Ding an sich)
Negli ultimi anni della vita di Kant (che muore nel 1804), emergono importanti critiche al suo sistema dualistico e, particolarmente, alla distinzione tra fenomeno e noumeno.
Secondo i suoi critici, il sistema kantiano soffre di una contraddizione di base che consiste nell’aver dichiarato esistente e al tempo stesso inconoscibile, la cosa in sé (Ding an sich).
Già Jacobi, nel suo saggio Sull’idealismo trascendentale (1787) aveva insinuato che se il criticismo è vero si deve ricondurre tutto al soggetto e abolire la cosa in sé, mentre, se è falso, si deve ammettere la cosa in sé tornando al realismo.
Osservando che la cosa in sé non è pensabile, né rappresentabile, Maimon (Salomon ben Joshua) ne aveva invece concluso che il noumeno è un concetto impossibile.
I critici immediati di Kant si chiedono quindi: se ogni realtà di cui facciamo esperienza esiste come rappresentazione della coscienza, come può venire ammessa l’esistenza di una cosa in sé, cioè di una realtà non pensata e non pensabile, non rappresentata e non rappresentabile? Kant si difenderà notando che il noumeno non è qualcosa, ma un concetto limite, esprimibile solo in negativo, per opposizione al fenomeno.
1.2 Dal piano gnoseologico a quello metafisico: l’io creatore fichtiano
Come si vede, fin qui i critici di Kant si mantengono su un piano gnoseologico, sarà invece Fichte a portare la riflessione sul piano metafisico di un io creatore e infinito.
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