Archive for 26 Novembre, 2011

26 Novembre, 2011

La disputa sugli universali

by gabriella
Boezio

Severino Boezio (480 – 524)

La disputa sugli universali nacque nella filosofia scolastica in seguito alla traduzione, ad opera di Boezio, dell’Isagoge di Porfirio, un testo del terzo secolo d.C. introduttivo alle Categorie di Aristotele (eisagoghé, significa infatti “introduzione” in greco). Porfirio, neoplatonico allievo di Plotino, aveva esposto il problema della natura dei termini universali di “genere” e “specie” applicabili a una molteplicità di individui (ad es. uomo, animale), ma non aveva avanzato alcuna ipotesi di soluzione.

La questione degli universali si sviluppa, dunque, intorno al problema del rapporto tra idee o categorie mentali e le realtà extramentali, cioè della relazione tra Voces e Res, le parole e le cose, pensiero ed essere. Gli universali esistono solo come concetti della nostra mente (conceptus mentis) o esistono anche nella realtà? E, in quest’ultimo caso, esistono separati dalle cose (ante rem), come nelle idee platoniche o sono nelle cose (in re), come nelle forme aristoteliche? Sosterranno la prima tesi Roscellino, i nominalisti (gli universali sono flatus vocis) e, con un’importante variazione, Abelardo (gli universali sono concetti della nostra mente), mentre la seconda sarà difesa dai realisti (Scoto Eriugena, Anselmo, scuola di Chartres) e da Guglielmo di Champeaux.

Nel campo dei realisti, optare per la soluzione aristotelica che considera gli universali esistenti in re, nelle cose, o per quella platonica, cioè sostenere che gli universali esistono ante rem, significava riconoscere o negare la realtà sostanziale degli individui: per i realisti estremi, come Guglielmo, i generi e le specie hanno realtà ontologica sussistente e autonoma, mentre gli individui ne sono solo la manifestazione accidentale e variabile; per i realisti moderati, come sarà Tommaso, la realtà degli individui è pienamente riconosciuta benché sia determinata da un’essenza universale.

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26 Novembre, 2011

Le riforme del sistema previdenziale italiano

by gabriella

Fin dai tempi della prima riforma previdenziale, tra pensioni ed euro c’è sempre stato un rapporto molto stretto. Siamo entrati nell’euro (1992-1995) rinunciando a pensioni che garantissero a chi aveva lavorato tutta la vita di conservare lo  stesso tenore di vita di cui aveva goduto in precedenza ed ora, a quanto pare, ci immoleremo per l’euro (senza peraltro sperare di salvare né la “casa comune” né la sua moneta) non solo lavorando più a lungo ma, soprattutto accettando che i lavoratori dipendenti percepiscano pensioni drammaticamente al di sotto della soglia di povertà relativa.

Prima della riforma Dini (1995) chi andava a riposo vedeva calcolata la sua pensione sulla media degli ultimi cinque anni di servizio (all’epoca, la parte economica dei contratti di lavoro veniva rinnovata ogni due anni, il che significava calcolare la pensione sugli ultimi 3 contratti di lavoro invece che sull’ultimo stipendio) perciò, di fatto, benché vedesse diminuire il suo reddito conservava sostanzialmente la propria capacità di spesa. Il seguente riepilogo è proposto da Repubblica.it:

Retributivo. Nel sistema retributivo la pensione si calcola in misura percentuale sulla media delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro. E’ il meccanismo più vantaggioso, ma è utilizzabile solo dai lavoratori che al 31 dicembre 1995 (termine fissato dalla riforma Dini) avevano già versato 18 anni di contributi.

Con la riforma Dini, dal 1 gennaio 1996 la pensione di calcola non sul salario, ma sulla contribuzione effettivamente versata: il nuovo sistema sgancia la pensione dal salario e non gli interessa quanto diventi poveri andando in pensione. Cito ancora da Repubblica.it:

Contributivo. L’importo si calcola solo in base all’ammontare dei contributi versati, al netto delle spese di gestione dell’istituto di previdenza. Viene applicato ai lavoratori assunti dal primo gennaio 1996 in poi.

Misto. E’ la via di mezzo fra gli altri due meccanismi ed interessa le persone che, al dicembre 1995, avevano versato meno di 18 anni di contributi. La loro pensione, fino a quell’anno, sarà calcolata con il retributivo, ma per gli anni che vanno dal 1996 in poi si applicherà il sistema contributivo.

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