Archive for 1 Febbraio, 2012

1 Febbraio, 2012

Silvia di Fresco, Matteo Vescovi, L’arrestabile ascesa della scuola delle competenze. Alcune riflessioni sui cambiamenti in atto nel sistema scolastico italiano

by gabriella

Un’ottima ricognizione degli antefatti, delle mistificazioni e degli scopi inconfessabili di vent’anni di programmatico declino scolastico italiano. Bello anche il titolo che mi fa venire in mente la brechtiana “resistibile ascesa” di Hitler e la necessità che gli insegnanti italiani escano dal torpore inconsapevole che li ha avvinti e rifiutino di collaborare alla “soluzione finale”.

State pur tranquilli
ci saranno sempre
più poveri e più ricchi
ma tutti più imbecilli

G. Gaber, La razza in estinzione

1. Società della conoscenza/società del controllo di Silvia Di Fresco

Sulle pagine della rivista «L’ospite ingrato» dedicata al tema della conoscenza, Sergio Bologna1, dopo aver sottolineato l’inefficacia dell’attuale sistema formativo, concludeva il suo articolo chiedendosi quale possa essere il futuro degli studi umanistici in un contesto in cui il lavoro, e il suo linguaggio, sono altamente dominati dalla tecnologia.

Il problema ovviamente non riguarda solo l’Italia e non coinvolge solo aspetti interni alla didattica, ma riguarda il modello di società che saremo in grado di immaginare per risolvere i giganteschi problemi ecologici e sociali che il pianeta si trova ad affrontare. È quella che recentemente Martha Nussbaum ha definito come «crisi dei saperi socratici» [Internazionale, 870, pp. 36-42], cioè di quei saperi che sviluppano competenze non misurabili come la capacità di confrontarsi e mettersi in discussione, di assumere il punto di vista dell’altro, di produrre soluzioni innovative (e non esecutive) rispetto ai contesti in cui sorgono i nostri problemi.

Saperi che rappresentano le finalità di un’educazione rivolta alla costruzione di una comunità democratica, all’interno della quale l’insegnamento di materie letterarie e scientifiche va salvaguardato rispetto a un’educazione schiacciata sui saperi tecnici e specialistici. Sostiene la Nussbaum che tali insegnamenti hanno persino una finalità economicistica indiretta in quanto

l’innovazione richiede intelligenze flessibili, aperte, creative. La letteratura e le arti stimolano queste facoltà. Quando mancano, la cultura aziendale perde colpi in fretta2.

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1 Febbraio, 2012

Ilvo Diamanti, L’invasione dell’ultracibo

by gabriella

Anche il cibo è stato risucchiato nel vortice mediatico. Manipolato e riprodotto all’infinito, come ogni prodotto di successo. Così tracima dovunque. In ogni forma e in ogni format. Senza limiti, neppure alla decenza. Non è una scoperta particolarmente sorprendente, me ne rendo conto. Ma ne ho preso piena consapevolezza nei giorni scorsi, costretto a casa – e a letto – da una fastidiosa affezione alle vie respiratorie. Tra un libro e l’altro, tra un giornale e l’altro, tra una pausa di riposo e l’altra: ho guardato la tivù, facendo zapping, in modo “febbrile”. E ho “scoperto”, o meglio, ho avuto conferma, che il “cibo” è divenuto un consumo di successo. Un protagonista. Quasi come il – e forse anche più del – pallone. In diretta concorrenza con i delitti domestici e le tragedie quotidiane.

Il cibo: ha invaso ogni rete. A ogni ora del giorno. Dovunque e sempre: tavole imbandite, presidiate da cuochi, cuoche  –  dilettanti e di professione, oltre che “dilettanti di professione”.  E poi: esperti che ci guidano nella spesa, tra mercati e botteghe. La “febbre del cibo” presenta un particolare addensamento intorno all’ora di pranzo. Tanto per accompagnarci  –   e farci compagnia  –  a tavola. Ma “il pranzo è servito” anche alle altre ore del giorno. Sera e notte comprese. D’altronde, sulle piattaforme satellitari, vi sono canali tematici dove si cucina e si assaggia, cioè: si mangia e si fa da mangiare, senza soluzione di continuità. Il cibo e la cucina, peraltro, sono divenuti occasione e motivo di reality, competizioni e “competizioni reality” a ogni livello. C’è il format di MasterChef, dove una ventina di aspiranti cuochi si affrontano e si confrontano per mesi. Valutati, tallonati, vessati da “enogastronomi” di grande successo. Che, più di giudicarli, li azzannano  li insultano, in modo feroce. Mancano solo le punizioni fisiche. Secondo la regola di Highlander: ne resterà solo uno. Il prototipo americano, condotto da Gordon Ramsey, ha diverse varianti. Con una sola costante: il cuoco inquisitore e fustigatore. Che alimenta il sadomasochismo dei concorrenti  –  e degli spettatori. Trattati  – i concorrenti – come pezze da piedi. In modo da solleticare l’istinto feroce degli spettatori. C’è perfino una versione australiana riservata a bambini di 10 anni. Roba da interpellare subito gli Organismi internazionali in difesa dei minori.

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