Archive for Marzo, 2012

17 Marzo, 2012

16 marzo 1968, Massacro di My Lai

by gabriella

Il massacro di My Lai [qui raccontato da Alessandro Portelli], conosciuto anche come massacro di Song My, fu un eccidio di civili inermi nella Guerra del Vietnam, quando i soldati statunitensi della Compagnia Charlie agli ordini del tenente William Calley, uccisero oltre 500 civili, perlopiù vecchi, donne, bambini e neonati. La strage, ricordata per la ferocia dei soldati che si abbandonarono allo stupro e alla tortura di molte delle vittime, avvenne il 16 marzo 1968 a My Lai, una delle quattro frazioni raggruppate nei pressi del villaggio di Song My, nella provincia di Quang Ngai a circa 840 chilometri a nord di Saigon.

Come venne riferito da un tenente dell’esercito sudvietnamita ai suoi superiori, si trattò di una rappresaglia decisa dagli americani dopo uno scontro a fuoco con alcuni Viet Cong che erano sfuggiti alla cattura confondendosi tra i contadini.

Il massacro fu fermato dall’equipaggio di un elicottero dell’esercito USA in ricognizione, che atterrò frapponendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti. Il pilota, sottufficiale Hugh Thompson Jr., affrontò i capi delle truppe americane minacciandoli di aprire il fuoco su di loro se non si fossero fermati. Mentre due membri dell’equipaggio dell’elicottero – Lawrence Colburn e Glenn Andreotta – puntavano armi pesanti contro i soldati che avevano preso parte alle atrocità, Thompson diresse l’evacuazione del villaggio.

L'”indagine” iniziale su My Lai venne svolta dal comandante dell’11a Brigata, Col. Oran Henderson, su ordine dell’assistente comandante della Divisione Americal (dalla contrazione di America e Caledonia), BG Young. Sei mesi dopo, Tom Glen, un giovane soldato dell’11a (la “Brigata dei macellai”) scrisse una lettera accusando la Divisione Americal (e altre intere unità dell’esercito USA, non dei singoli individui) di ordinaria brutalità nei confronti dei civili vietnamiti; la lettera era dettagliata, le sue accuse terrificanti, e il suo contenuto riecheggiava denunce di altri soldati americani. Colin Powell, all’epoca un giovane Maggiore dell’Esercito, venne incaricato delle investigazioni sul massacro. Powell scrisse:

A diretta refutazione di quanto ritratto, c’è il fatto che le relazioni tra soldati americani e popolazione vietnamita sono eccellenti.

In seguito, la confutazione di Powell sarebbe stata chiamata un atto di “white-washing” (candeggiatura) delle notizie del massacro.

Dopo i crimini contro l’umanità commessi a Falluja e le torture disumanizzanti di Abu Graib, le azioni di Robert Wales e dei suoi commilitoni oggi a Kandahar tengono vivo in noi il ricordo di My Lai.

17 Marzo, 2012

19 marzo 1994, morte di Don Giuseppe Diana

by gabriella

Per amore del mio popolo non tacerò, Natale 1991

Siamo preoccupati. Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.

Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere «segno di contraddizione».

Coscienti che come chiesa «dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà».

La Camorra

La Camorra oggi é una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.

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17 Marzo, 2012

Alessandra Cava, Rsvp

by gabriella

tu sei l’occhio, sei tutto l’occhio che sei, sei la lente
l’obiettivo, il confluire dello sguardo, canale, sei l’immagine
immobile, immobile prospettiva sei, il non svanire –
io sto in ritratto nitido, io sto scolorata, saturata, messa
in luce, dentro i quattro lati, io sto in quattro lati buoni,
sto buona nei lati affilati, negli angoli retti dell’impressione,
sto in pezzi senza memoria nei cassetti, tacendo, io sempre
tacendo, io sempre, mai una parola, mai una parola buona –
eppure noi siamo ancora in carta, in mobile fissità, siamo in
questo spessore di carta, in leggerezza nel peso della carta

Ascoltabile dalla voce dell’autrice su Chiodo fisso, Radiorai3

15 Marzo, 2012

La costituzionalizzazione del pareggio di bilancio

by gabriella

Il 6 marzo 2012, la Camera ha approvato in seconda lettura, il disegno di legge che introduce il vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana. La nuova normativa prevede l’equilibrio tra entrate e uscite anno per anno, contraddicendo così uno degli elementi cardini dell’economia keynesiana, ovvero il raggiungimento dell’equilibrio in un intero ciclo economico. Fa un passo avanti decisivo, quindi, la costruzione di quella “Europa tedesca” voluta dal nuovo patto fiscale, promosso dalla cancelliera Merkel, sulla base di una errata analisi della crisi europea, tutta concentrata sull’ipotesi che essa sia dovuta alla “prodigalità” dei paesi periferici (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Abbiamo invece visto che tale ipotesi è contraddetta dai fatti, come si ostinano a sottolineare molti economisti.

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13 Marzo, 2012

Elena Antonelli, L’Aquila. Sunt lacrimae rerum et mentem mortalium tangunt

by gabriella

Sunt lacrimae rerum et mentem mortalium tangunt
Ci sono lacrime delle cose e toccano l’animo dei mortali
Virgilio, Eneide I, 462

Una collega ed amica mi ha spedito queste sue foto de L’Aquila, a tre anni dal terremoto, con didascalia virgiliana. Di seguito, le immagini di una inchiesta de L’Espresso sui lavori di recupero del centro storico aquilano.

Altri approfondimenti:

Salvatore Settis, La TAV in Val di Susa e la New Town de L’Aquila

11 Marzo, 2012

Procurad’e moderare, 1795

by gabriella

pastore barbaricinoInno dell’indipendentismo sardo, venne composto all’indomani dei moti rivoluzionari del 1794 da Francesco Ignazio Mannu, nobiluomo di Ozieri e magistrato a Cagliari, con il titolo Su patriottu sardu a sos feudatarios.

Il testo originale, articolato in 47 ottave logudoresi, ben 375 versi totali, è un vero canto d’amore per la propria terra e fiera rivendicazione d’identità, ma anche circostanziato decalogo della lotta per la libertà contro la secolare oppressione dei proprietari terrieri che sfruttavano avidamente l’isola con la complicità del regime sabaudo.

La versione italiana sotto riportata testimonia quanto il brano si sia preservato attuale, ad onta dell’età, e universale, nonostante il peculiare contesto storico, sociale, geografico e letterario. Uguale istanza repressa sembra esprimere la danza dal passo cadenzato dei Mamuthones di Mamoiada, figuranti di un arcaico carnevale pagano, la schiena curva sotto il peso dei campanacci, il volto coperto dalla lignea maschera totemica, guidati come gregge d’armenti dagli Issohadores.

Eppure dal loro grave portamento traspare riflesso l’ancestrale orgoglio, forse perchè la dignità di un popolo, al contrario dell’infamia dei suoi governanti indigeni o stranieri, non si misura con il metro della storia scritta con il sangue dei vinti, né si logora con il passare del tempo [tratto dal canale youtube di FreeNeverSaid].

Eseguito come cantos a tenore dai Tazenda [in coda la traduzione italiana]

 

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=k2wN3QQwU9g&feature=BFa&list=PL00744C19E1B4BB63&lf=mh_lolz]

Procurad’e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vide mia,
orrades a pe’ in terra!

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10 Marzo, 2012

Diogene di Sinope

by gabriella

Credo ch’io potrei vivere tra gli animali,
che sono così placidi e pieni di decoro.
Io li ho osservati tante volte e a lungo;
Non s’affannano, non gemono sulle loro condizioni,
Non stanno svegli al buio, per piangere sopra i loro peccati,
Non m’indignano discutendo i loro doveri verso Dio,
Nessuno è insoddisfatto, nessuno ha la mania infausta di possedere cose,
Nessuno si inginocchia innanzi all’altro, né ai suoi simili vissuti migliaia d’anni fa,
Nessuno è rispettabile tra loro, od infelice,
sulla terra intiera.

Walt Whitman

La storia narra che Alessandro Magno, affascinato dalla possibilità di incontrare il filosofo, celebre per il suo autocontrollo e la sua assoluta indipendenza dalle cose e dal potere, gli chiese quale suo desiderio avrebbe potuto esaudire: Diogene gli chiese di spostarsi perchè gli faceva ombra. Alessandro rimase colpito dall’assoluta indifferenza e dalla mancanza di reverenza di un uomo che lo trattava da pari e ne colse, non senza fastidio, la superiorità: «Se non fossi Alessandro – disse – vorrei essere Diogene». Con questo comportamento verso l’autorità, che il filosofo condivide con molti altri, a partire da Socrate e Platone, Diogene si comporta da parresiastes, dice cioè la verità a costo della vita.

Molti aneddoti su Diogene riportano i suoi comportamenti paragonabili a quelli di un cane, e i suoi elogi alle virtù del cane. Non è noto se Diogene sia stato insultato con l’epiteto “cinico (da kynikos, l’aggettivo derivante da kyon, cane) ed abbia scelto di considerarlo un elogio, o se sia stato lui stesso a sceglierlo per sé.

Diogene riteneva, infatti, che gli esseri umani vivessero in modo artificiale e ipocrita e che dovessero studiare gli atteggiamenti del cane. Oltre a praticare in pubblico le fisiologiche funzioni corporee senza sentirsi a disagio, un cane mangerà di tutto e non si preoccuperà di dove dorme. I cani vivono nel presente senza ansietà, e non si occupano di filosofia astratta. Inoltre, sanno istintivamente chi è amico e chi è nemico. Al contrario degli uomini che o ingannano o sono ingannati, i cani riconoscono la verità.

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10 Marzo, 2012

10 marzo 1948, assassinio di Placido Rizzotto

by gabriella

Placido Rizzotto era un giovane contadino che, nell’immediato dopoguerra, dopo aver combattuto la guerra partigiana, scelse la via dell’impegno sindacale nella sua città natale, Corleone.

Una città che in quel periodo vedeva tante famiglie di contadini ridotte alla fame dalla prepotenza dei mafiosi e degli agrari. Ogni mattina, nella piazza centrale, si ripeteva il triste rito della designazione di coloro che sarebbero stati ammessi al lavoro: da un lato i contadini con il cappello in mano, dall’altro i campieri e i gabbeloti che li chiamavano ad uno ad uno, escludendo tutti quelli che avevano avuto il coraggio di chiedere il rispetto dei propri diritti di uomini e lavoratori.

Placido si ribella a questo stato di cose. Inizia a costituire delle cooperative e guida il movimento contadino per  l‘occupazione delle terre incolte, dando una possibilità di riscatto a se stesso e ai suoi compagni. Fu il padrino locale, Luciano Liggio, inquieto per le iniziative sempre più incisive di Placido, a farlo assassinare il 10 marzo 1948 in un’imboscata nelle campagne corleonesi. Aveva 34 anni.

Nel video seguente, la sua storia raccontata da Pippo Fava nell’ultima intervista rilasciata prima di essere, a sua volta, ucciso [la versione integrale qui e qui].

 

Nel 2009 il ritrovamento dei resti in una foiba di Roccabusambra, a Corleone, accanto a una cintura e a una moneta di 10 centesimi coniata negli anni Venti. Ieri (9 marzo 2012), a 64 anni dalla sua scomparsa, la polizia scientifica di Palermo è riuscita ad attribuire il frammento di una tibia al segretario della Camera del lavoro di Corleone, scomparso nel 1948.

Il discorso di Placido Rizzotto: pensare la «città giusta» in termini socratico-platonici

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9 Marzo, 2012

Resilienza scolastica

by gabriella

I quindicenni europei in condizione socio-economica di svantaggio riescono ancora a superarlo a scuola per ottenere il livello medio di cultura necessario a una buona posizione nel lavoro?

E se si, quanti ci riescono e come? Lo studio OCSE 2011 sulla resilienza scolastica, che ha preso in esame i risultati in scienze (ma l’osservazione è estendibile al profitto scolastico in generale) evidenzia che gli ingredienti dell’inclusione sono due: maggiore tempo scuola e fiducia nelle proprie capacità.

 

Quanti

▪ Tra i paesi OCSE, il 31% degli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate sono “resilienti”, ovvero ottengono i risultati migliori tra tutti gli studenti con background simili a livello internazionale.
▪ Una differenza fondamentale tra studenti svantaggiati che sono resilienti e quelli che non lo sono è che i resilienti fruiscono di un maggior numero di ore curricolari.
▪ I risultati di PISA mostrano che più gli studenti hanno sicurezza di sé e sono motivati, maggiori sono le possibilità che siano resilienti.

Gli studenti socio-economicamente svantaggiati sono condannati a perpetuare un ciclo intergenerazionale caratterizzato da scarsi risultati accademici, prospettive di lavoro scadenti e povertà? Non se frequentano scuole che offrono loro un maggior numero di ore curricolari.

Gli studenti resilienti nelle indagini PISA 2006 e 2009 hanno ottenuto alti livelli nei risultati, nonostante provenissero da condizioni svantaggiate. Hanno superato le condizioni a loro avverse per ottenere risultati superiori a quelli di studenti con condizioni socio-economiche simili alle loro e si sono collocati nel quarto superiore di tutti gli studenti a livello internazionale.

Nell’indagine PISA 2009, quasi un terzo degli studenti svantaggiati tra i paesi OCSE è stato identificato come “resiliente”.

Di fatto, sono risultati resilienti la maggior parte degli studenti con condizioni di partenza sfavorevoli in Corea e nelle economie partner di Hong-Kong, Macao-Cina e Shangai-Cina e oltre il 35% in Canada, Finlandia, Giappone, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Spagna, nei paesi partner Liechtenstein e Singapore e TaipeiCina.

 

La ricetta dell’inclusione: due ingredienti 

Più tempo a scuola

I risultati di PISA 2006, ciclo nel quale la literacy in scienze era ambito principale, hanno mostrato che una grande percentuale di studenti svantaggiati non hanno nemmeno raggiunto il livello base di competenza in scienze. Questi studenti rischiano di terminare la scuola senza aver acquisito le abilità e le competenze necessarie per essere pienamente partecipi della società e continuare ad apprendere per tutta la vita.

Quindi, cosa aiuta gli studenti a superare i limiti del loro status sociale e a raggiungere risultati elevati a scuola? Un elemento associato alla resilienza è il trascorrere un maggior numero di ore in classe. Dalle analisi dei risultati di PISA 2006 emerge che gli studenti svantaggiati fruiscono di un minor numero di ore di scienze a scuola rispetto ai loro coetanei più avvantaggiati. Mentre gli studenti relativamente avvantaggiati fanno più di tre ore di lezione di scienze a settimana, gli studenti svantaggiati ne fanno 2 e mezza. Tra gli studenti svantaggiati, il numero di ore di lezione a scuola è uno dei predittori più forti per identificare quali studenti riusciranno a superare i loro pari (sic!). Sostanzialmente, in tutti i paesi OCSE e in tutti i paesi ed economie partner, lo studente resiliente medio fa più ore di scienze a scuola – in media, tra una o due ore in più a settimana – rispetto allo studente medio svantaggiato che ottiene bassi risultati di profitto. Ad esempio, in Francia, Germania e Paesi Bassi, gli studenti resilienti fanno almeno un’ora e 45 minuti in più di scienze a settimana rispetto a quelle di cui fruiscono gli studenti con condizioni socioeconomiche simili che si attestano su livelli bassi della scala di competenza.

 

Motivazione e sicurezza di sé

Sembra ci sia un secondo fattore associato all’essere resilienti: la fiducia degli studenti nelle proprie abilità scolastiche. I risultati di PISA mostrano
che maggiore è il senso di sicurezza di sè degli studenti, maggiori sono le probabilità che siano resilienti. I dati di PISA 2006 ci dicono che più del 50% degli studenti resilienti nei paesi OCSE è convinto di imparare con facilità gli argomenti più complessi delle materie scientifiche, mentre solo il 40% degli studenti svantaggiati che ottengono risultati più bassi sulla scala pensa la stessa cosa. Circa il 75% degli studenti resilienti è convinto di poter rispondere correttamente alle domande di un test di scienze, mentre questa convinzione è condivisa da solo il 50% circa degli studenti svantaggiati che ottengono scarsi risultati.

In molti paesi, anche la motivazione, e in particolare quella che proviene da una pulsione interna e personale, piuttosto che quella indotta da uno stimolo esterno – come ad esempio la prospettiva di un lavoro sicuro o di uno stipendio – è associata alla resilienza, ma questa relazione è più debole.

Questi risultati fanno pensare che le scuole possano giocare un ruolo importante nel promuovere la resilienza. Esse potrebbero iniziare con il fornire agli studenti svantaggiati maggiori opportunità di apprendimento in classe, sviluppando attività, esercizi in classe e metodi didattici che incoraggino l’apprendimento e favoriscano la motivazione e la sicurezza di sé di questi studenti. Ad esempio, è stato rilevato che programmi di mentoring di alta qualità sono particolarmente vantaggiosi; è importante che queste attività coinvolgano soprattutto gli studenti svantaggiati, poiché sono quelli che hanno meno probabilità di ricevere questo tipo di aiuto altrove.


In conclusione, gli studenti svantaggiati possono, e spesso riescono, a sconfiggere le condizioni avverse se viene data loro l’opportunità di farlo. Questo comprende l’offrire a questi studenti eque opportunità di apprendimento e
promuovere la loro motivazione e sicurezza di sé in modo da realizzare il loro potenziale.

8 Marzo, 2012

Domenico Moro, Salari e costo del lavoro. Uno studio comparato

by gabriella

1. Confronti incongrui

Qualche giorno fa le agenzie di stampa hanno riportato che, secondo Eurostat, le retribuzioni lorde italiane nel 2009 erano ben al disotto della media Ue a 27. Quintultime, per la precisione, inferiori anche a quelle di Spagna e Grecia. Il ministro Fornero ha colto la palla al balzo per ribadire che le retribuzioni sono basse perché il costo del lavoro è alto. Come da sempre sostiene Confindustria, i lavoratori sarebbero pagati poco a causa di tasse sul lavoro troppo alte. Il governo, invece, si è affrettato a precisare che la tabella Eurostat era stata letta male e che retribuzioni e costo del lavoro italiani sono nella media Ue. Qual è la verità? Alcune precisazioni sono necessarie.

In primo luogo, non è corretto confrontare retribuzioni e costo del lavoro annui. Orari e ore effettivamente lavorate variano da Paese a Paese. È come se al supermercato comparassimo i prezzi di confezioni di tonno di dimensioni diverse, senza impiegare una unità di misura comune, il prezzo in euro al chilo. Per un confronto corretto dobbiamo prendere le retribuzioni orarie.

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