Una distesa di fiori selvatici, la prateria dove si assiste alla morte di ogni spirito
E vento, risalente a luoghi lontani, ancor più lontano dei luoghi lontani
Il mio gemito è suono sommesso di corda tesa, senza lacrima alcuna
Lontananza di luoghi lontani che restituisco alla prateria
Uno è chiamato Testa di cavallo, uno è chiamato Coda di cavallo
Il mio gemito è suono sommesso di corda tesa, senza lacrima alcuna
In luoghi lontani una distesa di fiori selvatici, solo nella morte rappresi
Sospesa in alto sulla prateria la luna, come specchio rischiara il tempo millenario
Il mio gemito è suono sommesso di corda tesa, senza lacrima alcuna
Solitario sospingo il cavallo attraverso la prateria
Haizi, Settembre 九月
26 marzo 1989. Vicino a uno tra i più rinomati bastioni orientali della Grande muraglia, un ragazzo disteso sulle rotaie della ferrovia aspetta il passaggio di un treno. Solo due giorni prima era ricorso il suo venticinquesimo compleanno. Sul corpo sarebbero stati ritrovati una Bibbia, una raccolta di scritti di J. Conrad, una copia dello Walden di H. D. Thoreau e uno dei resoconti delle spedizioni dell’etnografo norvegese T. Heyerdahl. Si tratta di Haizi, un giovane di origini contadine, nato nella provincia sudorientale dello Anhui.
Il vero nome di Haizi era Zha Haisheng. Chi lo conosceva lo descrive come una persona semplice, pura e diretta; radicale nei suoi idealismi romantici e sentimentali. Oggi Haizi è uno dei poeti contemporanei cinesi più popolari, riferimento costante di artisti e musicisti folk. Amato e discusso sui social network, è omaggiato dal mondo accademico e osservato anche da alcuni studiosi anglofoni. Il giorno della sua morte è ricordato con dei reading di poesia, soprattutto a Pechino. La sua scomparsa è spesso accostata al suicidio del celebre poeta Qu Yuan, gettatosi nelle acque di un fiume più di duemila anni fa (1).
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