Archive for Luglio, 2012

8 Luglio, 2012

Cornelius Castoriadis, Daniel Mothé, Autogestion et hiérarchie (Autogestione e gerarchia)

by gabriella

In questo articolo del 1974, Castoriadis e Mothé confutano l’idea che la gerarchizzazione delle relazioni sociali sia naturale o utile e le oppongono l’orizzontalità e l’autentica democraticità di una società autogestita, nella quale i decisori sono tutti gli individui interessati dalle conseguenze e i rappresentanti sono intercambiabili e revocabili con procedure semplici e veloci. In coda al testo il link ad un’intervista in cui Castoriadis descrive i meccanismi della democrazia ateniese.

Nous vivons dans une société dont l’organisation est hiérarchique, que ce soit dans le travail, la production, l’entreprise; ou dans l’administration, la politique, l’Etat ; ou encore dans non hiérarchiques qui ont très bien fonctionné. Mais dans la société moderne le système hiérarchique (ou, ce qui revient à peu près au même, bureaucratique) est devenu pratiquement universel. Dès qu’il y a une activité collective quelconque, elle est organisée d’après le principe hiérarchique, et la hiérarchie du commandement et du pouvoir coïncide de plus en plus avec la hiérarchie des salaires et des revenus. De sorte que les gens n’arrivent presque plus à s’imaginer qu’il pourrait en être autrement, et qu’ils pourraient eux-mêmes être quelque chose de défini autrement que par leur place dans la pyramide hiérarchique. l’éducation et la recherche scientifique. La hiérarchie n’est pas une invention de la société moderne. Ses origines remontent loin -bien qu’elle n’ait pas toujours existé, et qu’il y ait eu des sociétés.

Viviamo in una società la cui l’organizzazione è gerarchica, si tratti di lavoro, produzione, o impresa, amministrazione, politica, o Stato oppure ancora dell’educazione e della ricerca scientifica. La gerarchia non è un’invenzione della società moderna. Le sue origini sono remote, benché non sia sempre esistita, e vi fossero delle società non gerarchiche che hanno funzionato molto bene. Ma nella società moderna il sistema gerarchico (o, il che è lo stesso, burocratico) è diventato praticamente universale. Non appena si verifica una qualunque attività collettiva, essa è organizzata sul principio gerarchico, e la gerarchia del comando e del potere coincide sempre più con la gerarchia dei salari e dei redditi. Di modo che le persone non arrivano quasi più ad immaginarsi che potrebbe essere diversamente, e che potrebbero essere esse stesse qualcosa di diversamente definito che dal loro posto nella piramide gerarchica.

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6 Luglio, 2012

Tonino Bucci, La crisi dell’intellettuale contemporaneo e il mondo invertito

by gabriella

Vale la pena di soffermarsi su questo articolo di Bucci che, dopo aver esaminato la crisi dell’intellettuale contemporaneo, studia  lo strano potere del falso, dell’inautentico e dell’errore con i quali la filosofia si misura fin da Platone. Perché l’apparenza, tanto più oggi, prevale sulla verità? Perché la menzogna e la credenza persuadono più dell‘epistéme?

Pensa di vedere degli uomini che vi siano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo,
sì da dover restare fermi e da poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo.
Platone, La repubblica
Il disagio della cultura è uno dei tratti paradossali della società contemporanea. Il degrado delle istituzioni culturali e le politiche di tagli di bilancio a scuola, università, ricerca, musei, archivi, teatri, cinema ed editoria, è solo un lato del problema. Prima ancora di essere erosa dalle logiche di contabilità dei governi, la cultura è oggi messa a rischio dal venir meno della legittimazione di cui godeva in passato e dal discredito del suo ruolo nella comunità. Tramontata la stagione dell’engagement, da un lato, e dell’universalismo dei valori, dall’altro, il segno più evidente della decadenza culturale è proprio la trasformazione del ruolo degli intellettuali – ammesso che in un tempo di profonda rivoluzione delle professioni cognitive si possa ancora parlare degli intellettuali come di un ceto sociale.
Secondo un’efficace formula di Zygmunt Bauman, l’intellettuale contemporaneo sarebbe passato dalla funzione di legislatore a quella di interprete. Quella figura di intellettuale che in passato, a torto o a ragione, poteva accreditarsi agli occhi della società come portavoce di istanze universali, capace di indicare ideali e modelli per l’avvenire, ha oggi abbandonato il campo a vantaggio di una nuova schiera di professionisti della comunicazione.

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6 Luglio, 2012

Afghanistan, o della missione di pace

by gabriella

La telecamera di bordo di un Apache in volo sulla provincia afghana di Wardack, ha ripreso il momento in cui il pilota americano prende la mira e spara un missile Hellfire contro un innocente contadino intento a piantare semi di papavero a lato della strada. Pochi istanti prima che la palla di fuoco investa la vittima, il pilota canticchia Bye, bye Miss American Pie.

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5 Luglio, 2012

Derrick de Kerckhove, Wikileaks

by gabriella
 WikiLeaks è uno dei momenti significativi della storia di internet
Felix Stalder

La rivoluzione in corso, appena iniziata, che riguarda il rapporto cittadini-potere politico si chiama «Twitter», «Wikileaks». Stiamo vivendo un cambiamento antropologico: i blog, Twitter e i social network sono la nuova «agorà elettronica». In questo vedo una tendenza, già evidente nella crisi provocata da Wikileaks, dalla quale emerge chiaramente un’esigenza di trasparenza che parte dal basso e si confronta con le gerarchie finanziare, di impresa e anche governative[3]. Wikileaks evidenzia una tendenza irreversibile della cultura dell’elettricità, iniziata con il matrimonio fra linguaggio ed elettricità attraverso le linee del telegrafo. Questo lo vedeva già McLuhan nel 1966:

oggi il mondo istantaneo, con media d’informazione elettrica, coinvolge tutti nello stesso istante. Il nostro è un nuovo mondo dedicato al momento presente. Il tempo in un certo senso si è fermato e lo spazio è svanito. Come i primitivi noi viviamo nel nostro villaggio globale, pieno di eventi simultanei. Il villaggio globale non è creato dalle macchine a motore e nemmeno dagli aeroplani, ma dal movimento istantaneo dell’informazione elettrica. Il villaggio globale è allo stesso tempo grande quanto l’intero pianeta e piccolo quanto il paese dove ciascuno di noi è impegnato, maliziosamente, a mettere il naso negli affari altrui. Non vi si trova necessariamente armonia, ciascuno è sempre più preoccupato per ciò che succede al vicino che non a se stesso e alla propria vita[4].

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5 Luglio, 2012

Pierre Lévy, L’hypersphère publique

by gabriella

Questo nuovo articolo di Pierre Lévy è uscito su “Medium”, VIII (2011), 29 ed è stato ripubblicato da Cosmopolis.

I temi sono quelli  tradizionalmente cari a Lévy, affrontati con l’approccio sviluppato a partire da Cyberdémocratie. Essai de philosophie politique (2002, tr. it. Cyberdemocrazia. Saggio di filosofia politica, Mimesis, Milano 2008). Benché la sua filosofia del cyberspazio non brilli per senso critico e concretezza sociologica (e sì che è stato allievo di Serres e Castoriadis), Lévy ha comunque il dono di riepilogare in modo intelligente ciò che altri direbbero in sei volumi. Questo saggio sulla nuova sfera pubblica (particolarmente i paragrafi La nouvelle liberté d’expression, d’écoute et d’association, L’alphabétisation à l’intelligence collective De l’opinion publique à l’intelligence collective) è quindi davvero utile per fare il punto delle trasformazioni, delle opportunità e delle sfide (soprattutto educative) della digitalizzazione del mondo [traduzione mia in corso].

 

Le médium numérique

Le médium numérique du début du XXIe siècle se caractérise par une possibilité d’expression publique, d’interconnexion sans frontières et d’accès à l’information sans précédent dans l’histoire humaine. Ce médium est en train de remplacer, tout en l’absorbant, l’ancien système des médias structuré par l’édition papier, le cinéma, les journaux, la radio et la télévision. Dès le début des années 2000, il m’apparaissait que la croissance du médium numérique se traduirait par une transformation radicale de la sphère publique qui aurait de profondes et durables conséquences politiques[2]. Déjà, en 1999, des collectifs de militants s’organisaient en ligne de manière souple et décentralisée pour manifester contre l’OMC et le FMI à Seattle. Bien mieux, grâce l’outil techno-social Indymedia[3], ils témoignaient de leur action en temps réel et à l’échelle mondiale sans passer par les médias unidirectionnels traditionnels. En utilisant à fond les nouveaux vecteurs de communication, la victorieuse campagne d’Obama en 2008 a montré dans quel médium se jouait désormais l’opinion publique. Wikileaks et ses émules sont devenus des acteurs majeurs du jeu politico-diplomatique mondial. Les révoltes arabes de 2010-2011 se sont organisées en ligne par Facebook et Twitter et leurs acteurs ont tous à la main un téléphone intelligent qui enregistre et diffuse en temps réel les événements auxquels ils participent. Isolé dans ma cabane au Canada, je lis quotidiennement les titres de dizaines de journaux et de blogs de partout dans le monde, et je reçois chaque jour des centaines de tweets qui m’informent de mes sujets d’intérêts favoris.

Dall’inizio del XXI secolo, il medium digitale si caratterizza per una possibilità d’espressione pubblica, d’interconnessione senza frontiere e d’accesso  all’informazione senza precedenti nella storia umana. Questo medium sta rimpiazzando, assorbendolo, l’editoria di carta, il cinema, i giornali, la radio e la televisione. Dall’inizio degli anni ’00 è apparso chiaro che la crescita del medium digitale si sarebbe tradotta in una trasformazione radicale della sfera pubblica che avrebbe avuto profonde e durevoli conseguenze politiche[2].

Già nel 1999, dei collettivi di militanti si organizzavano online in modo agile e decentralizzato per manifestare contro il WTO e il FMI a Seattle. Meglio ancora, grazie allo strumento tecno-sociale Indymedia [3], testimoniavano della loro azione in tempo reale e su scala mondiale attraverso i media unidirezionali tradizionali. Utilizzando a fondo i nuovi mezzi di comunicazione, la vittoriosa campagna di Obama nel 2008 ha mostrato che in quel medium si organizzava ormai l’opinione pubblica. Wikileaks e i suoi emuli sono diventati attori maggiori del gioco politico-diplomatico mondiale. Le rivolte arabe del 2010-2011 si sono organizzate online attraverso facebook e Twitter e i loro portagonisti hanno tutti in mano uno smartphone che registra e diffonde in tempo reale gli avvenimenti a cui partecipano. Isolato nella mia capanna in Canada, leggo quotidianamente i titoli di decine di giornali e di blog di qualunque parte del mondo, e ricevo ogni giorno centinaia di tweet che mi informano dei miei temi preferiti.

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3 Luglio, 2012

Catastroika

by gabriella

Un documentario greco torna a riflettere sui grandi esperimenti di privatizzazione degli anni ’90, dalla Russia di Yeltsin alla Germania Est dopo la riunificazione, per commentare quanto sta accadendo in Grecia e probabilmente presto in Italia.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=Koa1SWGHhnM]

Era l’inizio del 1989 quando l’accademico francese Jaques Rupnik si sedette alla scrivania, per preparare un report sullo stato delle riforme economiche nell’Unione Sovietica di Mikhail Gorbaciov. Il termine che usò per descrivere il rantolo dell’impero fu Catastroika. Ai tempi di Yeltsin, quando la Russia istituì forse il maggiore e fallimentare esperimento di privatizzazione della storia dell’umanità, il Guardian diede al termine inventato da Rupnik un significato diverso. Catastroika divenno sinonimo della completa distruzione del Paese per mano delle forze che governano il mercato, della svendita dei beni pubblici e del rapido deterioramento degli standard di vita dei cittadini. Ora, l’unità per misurare la “catastroika” era diventata la disoccupazione, l’impoverimento sociale, il declino delle aspettative di vita, così come la nascita di una nuova casta di oligarchi che prende le redini di una nazione. Qualche anno dopo, la produzione di uno sforzo analogo nella privatizzazione massiccia delle proprietà pubbliche nella Germania riunificata (presentato ora come modello per la Grecia) creò milioni di disoccupati e alcuni dei più grossi scandali nella storia dell’Europa. E’ questa “Catastroika” che si sta abbattendo sulla Grecia, e forse presto sull’Italia.


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