12 Novembre, 2012
by gabriella
Esemplarmente chiaro questo testo sul conflitto tra l’orientamento filoconcorrenziale dei trattati europei e quello mirato alla limitazione e alla regolazione della concorrenza di cui è espressione la Costituzione italiana.
Dorato spiega come si è giunti al completo rovesciamento della prospettiva costituzionale nel quale l’intervento attivo dello stato nel sistema economico è dichiarato “distorsivo” (fuori dalla logica concorrenziale di mercato) ed è divenuto del tutto residuale e limitato a quei settori economici che la Commissione ancora giudica non rilevanti. In tutti gli altri casi è semplicemente classificato come anticoncorrenziale e pertanto sanzionabile. Allo stesso modo vengono giudicate lesive della libera circolazione dei capitali tutte quelle norme di limitazione della libera concorrenza esistenti nei mercati privati protetti e fortemente regolamentati.
Gli obiettivi di liberalizzazione dei mercati (e in subordine logico quelli di privatizzazione) – definiti a partire dalle direttive dell’Unione europea della fine degli anni ‘80, principio anni ‘90 – si sono imposti come preminenti rispetto ad altri obiettivi di politica industriale ad essi divenuti subordinati, a scapito così di quella flessibilità discrezionale che aveva caratterizzato l’approccio delle politiche pubbliche di intervento nei sistemi produttivi nel trentennio immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale (e in parte già dagli anni ’30 del novecento).
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12 Novembre, 2012
by gabriella
Traggo da La poesia e lo spirito la riflessione-réportage di Giovanna Lo Presti che ha il merito di cogliere con lo stesso colpo d’occhio la crisi abissale dell’istruzione pubblica italiana e il quadro dei suoi effetti sulla cultura professionale docente.
Come risalta dalla ricognizione della collega, la professione insegnante, da tempo in crisi di identità, sembra incapace di trovare nelle risorse culturali di cui pure rivendica il possesso, gli strumenti critici per reggere all’urto della decostituzionalizzazione della scuola e della campagna ideologica che l’accompagna.
Rinunciando al proprio ruolo di intellettuale, l’insegnante medio è così divenuto incapace di cogliere i processi di disgregazione della scuola ma anche, conseguentemente, di pretendere il rispetto del suo status di professionista (come ama definirsi oggi).
Stand up for your rights! Dà un’occhiata alla realtà e sciopera il 14 e il 24 novembre.
Il “senso dell’accovacciato” e la “schiena dritta” di Giovanna Lo Presti
C’è stato il gioco delle tre carte. 1. “Sull’abrogazione della norma che prevedeva l’aumento dell’orario a 24 ore a parità di salario per gli insegnanti c’è stata una convergenza di tutto l’arco parlamentare”: Manuela Ghizzoni, Presidente della Commissione Cultura della Camera (qui). 2. “Non ci sarà nessun aumento dell’orario dei professori”. La rassicurazione arriva dal ministro Francesco Profumo (qui). 3. Nella serata del 9 novembre il Governo ammette che la norma contenuta nel ddl Stabilità sull’aumento dell’orario d’insegnamento è tutt’altro che superata (qui).
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