Archive for Gennaio, 2013

16 Gennaio, 2013

Donatella Di Cesare, La lingua madre parlò la lingua della morte

by gabriella

heidegger

Come una specie di seconda pelle, che ci avvolge dal primo all’ultimo giorno, l’idioma materno non si può tradurre e non si può tradire. E’ la sola dimora che resta, malgrado la spaesatezza dell’uomo nel mondo: una idea rassicurante. Per gli esuli, innanzi tutto, da Arendt a Améry, da Adorno a Canetti, da Anders a Celan. Ma è davvero così? L’estraneità e l’ostilità con cui la lingua tedesca ha investito gli ebrei dice il contrario. Se è vero che la lingua è matrice della ragione, allora condivide le colpe del nazismo

Non sentirsi a casa propria è per Heidegger, già in Essere e tempo, la peculiarità dell’uomo moderno. Subito dopo la guerra, nella famosa Lettera sull’«umanismo» del 1946, il filosofo tedesco dichiara:

La spaesatezza diviene un destino mondiale.

Ma l’assenza di patria, di Heimat, intesa soprattutto come esilio dalla verità, lascia aperta la domanda sul ritorno. Ci sarà ancora la possibilità, una volta perduto l’antico terreno, di trovarne uno nuovo? Si potrà recuperare l’origine, e la propria terra d’origine? La questione del «ritorno in patria» esplode però alla fine degli anni `40, quando comincia il rientro degli emigrati nei paesi d’origine. Se la patria è la Germania, e gli esuli sono ebrei, la questione diviene conflittuale, ma anche perspicua, e offre lo spunto per una riflessione generale sull’esilio. Nella diaspora ebraica, prima e durante la Shoah, si comincia a vedere prefigurata la condizione umana dell’esilio nell’età della mondializzazione.

Di quanta patria ha bisogno l’uomo?

– si chiede Jean Améry, pseudonimo francese per il tedesco Hans Mayer, nel suo libro Intellettuale a Auschwitz. La risposta che dà è ferma ma, nella sua fermezza, è conservatrice: l’uomo ha bisogno di molta patria, e ne ha tanto più bisogno quanto meno può portarne via con sé. La patria è il luogo d’origine insostituibile: «una nuova patria non esiste». Se l’esilio, sopportato perché temporaneo, è stato ed è – come direbbe Cioran – solo una «Città del Nulla», che cosa resta agli esuli, espatriati, privati dal nazismo della loro origine?

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16 Gennaio, 2013

Alessandra Sarchi, Architettura e fascismo

by gabriella

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Quale può essere il senso di tradurre e pubblicare in Italia oggi Della compattezza. Architetture e totalitarismi (traduzione Giacomo Raccis, Jaca Book 2012, pp. 73, euro 9), il saggio che il filosofo Miguel Abensour licenziò in Francia nel 1997 in aperta polemica con la riabilitazione in chiave culturale di Albert Speer, operata dal belga Léon Krier autore di una monografia sull’architetto del Führer?

La ragione principale potrebbe essere nel fatto che Della compattezza, delineando lo statuto tutt’altro che neutro dell’architettura all’interno di quella forma inedita di governo che fu il totalitarismo nazista, invita a riflettere sui meccanismi del consenso e su quelli della cancellazione di spirito critico non solo nel singolo bensì nelle masse. Un fenomeno che a ben pensarci ci tocca da vicino, anche se con altri mezzi. Siamo più di sette miliardi sul pianeta connessi da reti di scambio e di comunicazione, da interessi che scavalcano di molto i confini nazionali e i popoli, di fatto siamo oggi più che mai massa nell’accezione che Elias Canetti ha dato al termine nel saggio Massa e potere (1960).

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15 Gennaio, 2013

La Cassazione: non ci sono evidenze scientifiche che i bambini non possano crescere in famiglie gay

by gabriella

Jodie Foster children

La Cassazione si rifiuta di includere nel dispositivo della sentenza un «pregiudizio nei confronti delle coppie gay».

No ai pregiudizi sull’affidamento di bambini a coppie gay: un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale. Lo si evince da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato l’affidamento esclusivo di un bimbo alla madre, la quale convive con un’altra donna.

IL CASO – La prima sezione civile della Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato da un padre, di religione musulmana, contro la sentenza con cui la Corte d’appello di Brescia aveva stabilito l’affidamento esclusivo del figlio minore alla madre, ex tossicodipendente, la quale aveva deciso di andare a convivere con una delle educatrici che aveva conosciuto in una comunità di recupero. La decisione dei giudici di Brescia era conseguenza di un episodio violento messo in atto dal papà, alla presenza del bambino, ai danni della convivente della mamma.

IL RICORSO – L’uomo era ricorso in Cassazione lamentando la carenza motivazionale della decisione di merito sull’«idoneità sotto il profilo educativo» della famiglia in cui il minore era stato inserito, «composta da due donne legate da una relazione omosessuale». I giudici, secondo il ricorrente, non avevano approfondito se tale tipo di famiglia potesse «garantire l’equilibrato sviluppo del bambino», proprio in relazione «ai diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio di cui all’articolo 29 della Costituzione, all’equiparazione dei figli nati fuori dal matrimonio con i figli legittimi di cui all’articolo 30 della Costituzione e al diritto fondamentale del minore di essere educato secondo i principi educativi e religiosi di entrambi i genitori». Fatto questo, si rilevava nel ricorso, «che non poteva prescindere dal contesto religioso e culturale del padre, di religione musulmana».

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14 Gennaio, 2013

In ricordo di Aaron Swartz RIP #Aaron_Swartz

by gabriella

Mauro Vecchio, L’addio di internetAaron

La conoscenza non è un crimine.

Anonimous

Eminenti netizen e accademici ricordano un giovane brillante. La famiglia attacca il MIT e le autorità federali per il trattamento riservato al figlio. La perdita di un hacker e un attivista di primo piano.

Gli utenti della sua Reddit e varie personalità di spicco nell’universo digitale, dal padre del web Tim Berners-Lee al portavoce pirata Peter Sunde, e ancora Cory Doctorow, Brewster Kahle (fondatore di Archive.org), Doc Searls (tra l’altro uno degli autori del Cluetrain Manifesto). Un senso profondo di rispetto verso l’opera di un costruttore, al di là delle più semplicistiche definizioni adottate in questi giorni dalla stampa internazionale. Dopo il suo drammatico suicidio, Aaron Swartz non può essere ricordato soltanto come un hacker nel mirino dei federali.

Certamente impossibile ignorare quella beffarda incursione tra i meandri cibernetici dell’archivio JSTOR, da cui erano fuoriusciti ben quattro milioni di documenti – tra paper e journal – gelosamente conservati nelle infrastrutture informatice del prestigioso MIT. In un comunicato ufficiale pubblicato sul sito celebrativo Remember Aaron Swartz, la famiglia dell’ex-studente di Stanford ha duramente attaccato sia il MIT che le autorità statunitensi.

“La morte di Aaron non è una semplice tragedia personale“, ha denunciato la famiglia Swartz in attesa dei funerali di domani a Highland Park, Illinois. L’insaziabile curiosità del giovane costruttore sarebbe stata spezzata dagli atteggiamenti intimidatori e persecutori del sistema giudiziario a stelle e strisce. Le posizioni intransigenti assunte dal procuratore federale Carmen M. Ortiz e dallo stesso ateneo di Boston avrebbero “contribuito alla sua morte”.

In totale, Swartz rischiava una condanna fino a 35 anni di prigione e una sanzione pecuniaria di un milione di dollari. Nelle vesti dell’hacker, Swartz era entrato senza autorizzazione all’interno del network tramite uno switch, riuscendo a connettersi all’archivio digitale JSTOR mediante la rete del MIT. Azioni dispiegate per distribuire online una parte significativa dell’archivio di JSTOR a mezzo P2P, rimettendo in pubblico dominio documenti che in teoria avrebbero dovuto già esserlo ma che invece risiedevano inspiegabilmente in un giardino recintato il cui accesso era riservato al pubblico pagante.

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9 Gennaio, 2013

Girolamo De Michele, Le politiche scolastiche del PD bocciate dai suoi elettori

by gabriella

bastico_ghizzoni

Il mondo della scuola lo ha detto in tutti i modi: la vera differenza tra il centro-destra e il centro-sinistra, sulla scuola, non era sui contenuti, ma sulle forme. Privatizzazione e svalorizzazione della scuola pubblica, taglio dei posti di lavoro, uso spregiudicato di dati pseudo-oggettivi (Ocse) che attesterebbero l’arretratezza della scuola italiana e l’eccessivo numero di insegnanti, con conseguente spreco di risorse, devozione al culto della valutazione (test Invalsi), supina acquiescenza ai desiderata d’Oltretevere (fondi alle scuole private). Bastava aver sfogliato il Quaderno bianco sulla scuola redatto dal ministro Fioroni, ma soprattutto dal viceministro Mariangela Bastico nel 2007, ai tempi del governo Prodi, che proponeva un taglio di 56.000 posti di lavoro in 5 anni, fornendo utili suggerimenti ben graditi al successivo ministro Gelmini [1].>

La differenza stava nel metodo: il centro-sinistra mascherava la svendita del settore scuola alla Margherita, cioè ai cattolici del PD, con una retorica ipocrita di difesa della scuola pubblica, il centro-destra non aveva timore di usare la clava e il machete in un settore considerato (a giusta ragione, dal punto di vista del PdL e della Lega) un nemico da abbattere.

La vicenda del ddl 953, già noto come “legge-Aprea”, e poi rinominato, dopo il dislocamento di Valentina Aprea alla regione Lombardia e il cambio di governo, “legge Ghizzoni-Aprea”, è emblematica: fingendo di opporsi alla trasformazione delle scuole in fondazioni, Manuela Ghizzoni aveva riscritto la legge creando di fatto le premesse giuridiche per la futura trasformazione delle scuole in fondazioni attraverso l’ingresso nell’amministrazione scolastica di fondi e soggetti privati, il depotenziamento degli organi collegiali (col Consiglio d’Istituto trasformato in un consiglio d’amministrazione) e delle rappresentanze dei docenti e dei lavoratori A.T.A., e il rafforzamento dei poteri dei dirigenti scolastici già posto in essere dalla riforma-Brunetta del 2009 (dlgs 150/09).

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8 Gennaio, 2013

Giacomo Gabbuti, Furore, o del problema della scelta nella teoria sociale del cacciatore paleolitico

by gabriella

homosapiens[…] il problema è, c’è posto per tutti sulla macchina? E siamo in grado di nutrire una bocca in più?” Senza voltare la testa, ripeté la domanda: “Mamma, siamo in grado?”
La mamma si schiarì la gola. “Quanto a ‘essere in grado’, siamo in grado di niente; né partire per la California, né niente. La questione è di sapere se ‘vogliamo’ prenderlo con noi, o no. […]

In quello che dovrebbe essere considerato un testo cardine dell’Economia Politica, John Steinbeck spiega – nel modo più rigoroso con cui si possano descrivere le passioni alla base dei comportamenti, umani prima che economicila scelta razionale degli individui, quanto agiscano non da atomi (come li descrive la “moderna” microeconomia) ma da esseri sociali.

È una lezione importante, quella di Furore: perché da mesi, quotidianamente, siamo bombardati da un altro tipo di messaggio.

Quando si parla dello Stato come di una famiglia, in cui “non bisogna spendere più di quanto si guadagna”, in virtù di una presunta moralità del debita sunt servanda, in realtà si allude a una diversa idea dei rapporti che fondano le società umane: si rappresenta la comunità come una barca che sta per affondare, in cui i naviganti debbano razionalmente scegliere chi sacrificare per il bene comune. Una di quelle scelte assurde e paradossali su cui, come ben spiega l’antropologo David Graeber, si basa la moderna economia neoclassica: eppure, anche se posti in una situazione così estrema, in un contesto così alienante, siamo davvero sicuri che cacciatore paleoliticorisponderemmo tutti, inequivocabilmente, come la teoria ci imporrebbe? Siamo tutti sicuri che selezioneremmo gli individui più deboli – pardon, meno meritevoli –, chi meno è in grado di  contribuire alla causa comune, per gettarli – o convincerli con argomenti moderati a tuffarsi giù, virtuosamente – fuori dalla barca?

Capite bene che, così in astratto, questa domanda sembri priva di senso.

In primo luogo, dovremmo chiarire chi sono gli altri membri dell’equipaggio. Siamo sicuri che la risposta sia infatti la stessa, se per il ruolo di vittima sacrificale assoldassimo, uno alla volta, l’amore della nostra vita, nostro nonno, una sorella piccola? Siamo sicuri che li lasceremmo in mare? O che tutti i nostri simili lo farebbero? Siamo sicuri di credere, come sintetizza un lettore di Sylos Labini, di doverci procurare da soli la bistecca di mammut?

Eppure, quella del cacciatore paleolitico è esattamente la teoria sociale che ci propone chi – con la presunzione di sancire verità incontrovertibili – pontifica illustrandoci la propria, personale interpretazione di “insostenibile”. Quella di chi continua a spiegarci come non possiamo più permetterci la spesa sanitaria (sia essa in Italia o negli Stati Uniti) senza curarsi di informarci del fatto che la sua entità sia perfettamente paragonabile, per fare un esempio a caso, alla spesa per armamenti, o ancora peggio, nettamente inferiore a quella per gli interessi sul debito (è il caso della Spagna).

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7 Gennaio, 2013

Dal 2014 carta igienica e toner solo ai più meritevoli? Finanziamenti alle scuole in base ai risultati raggiunti

by gabriella

carta-igienicaLa legge di stabilità comincia a realizzare l’accountability, la “responsabilizzazione” delle scuole verso i risultati raggiunti che rovescia il principio costitituzionale dell’attribuzione delle risorse al fine di realizzare l’eguaglianza e la promozione sociale. Un breve commento di Orizzontescuola.

A decretarlo è la legge di stabilità. Nell’Art1 comma 149, infatti, si legge:

“A decorrere dal 2014 i risultati conseguiti dalle singole istituzioni sono presi in considerazione ai fini della distribuzione delle risorse per il funzionamento”.

La domanda che ci poniamo è: qual è il sistema, “oggettivo”, che determinerà quali sono le scuole migliori?
Parliamo di fondi che servono per l’acquisto della cancelleria e del materiale di pulizia, per le spese postali e telefoniche nonché per la manutenzione degli strumenti da utilizzare nei laboratori. L’obiettivo è di dar seguito alle logiche “premiali” introdotte con la Riforma Brunetta della Pubblica Amministrazione nel 2009. Così, dal 2014, gli istituti scolastici del territorio italiano riceveranno i finanziamenti pubblici non più in base al numero di alunni e docenti, oltre che la complessità delle scuole, ma in proporzione ai risultati conseguiti.
In che modo? L’unico sistema che in prospettiva potrà essere avviato è il regolamento sulla valutazione, attualmente approvato dal Consiglio dei Ministri ma che non ha ancora iniziato il suo iter parlamentare. Esso prevede la confluenza di Invalsi, Indire e un corpo ispettivo, nonché un’analisi auto valutativa delle istituzioni scolastiche. Per i dettagli vi rimandiamo a: http://www.orizzontescuola.it/news/valutazione-delle-scuole-analizziamo-il-regolamento

http://www.orizzontescuola.it/news/valutazione-delle-scuole-analizziamo-il-regolamento

6 Gennaio, 2013

Banditen

by gabriella

La storia della brigata Maiella portata in scena da Aria in Testa.
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6 Gennaio, 2013

Jean-François Lyotard, La condition postmoderne

by gabriella

In un dibattito televisivo del gennaio 1989, Jean-François Lyotard discute con Luc Ferry, Michel Maffesoli ed altri protagonisti della cultura francese del secolo scorso, di modernità e postmodernità. Colpisce notare come, negli anni ’90, il potenziale oppressivo della postmodernità, pur evocato con impressionante lucidità proprio da Lyotard dieci anni prima, non avesse ancora dispiegato pienamente il dispositivo che regola il presente, tanto che Ferry e il moderatore potevano concludere proprio sottolineando la promessa democratica contenuta nella fine delle narrazioni totalizzanti.

6 Gennaio, 2013

Beatles, Blackbird

by gabriella

[da Wikipedia] La canzone, composta in Scozia, è una delle più famose di Paul McCartney presenti nel White album, entrata stabilmente nel suo repertorio post Beatles. All’epoca, alcuni la interpretarono in chiave politica, leggendovi richiami al Black Power americano.

Lo stesso autore, in un’intervista del 2001, riferì di aver preso spunto per il testo della canzone da alcuni fatti di cronaca che vedevano protagonista il movimento per i diritti civili dei neri statunitensi nella prima metà del 1968.

E’ ispirato all’esperienza vissuta da McCartney quando fu svegliato da un merlo che iniziò a cantare prima dell’aurora, il testo dell’autore trasforma il brano in una metafora di risveglio interiore a un livello più profondo.

 


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