Archive for 24 Febbraio, 2013

24 Febbraio, 2013

Affidabilità e strumentalità dei sondaggi elettorali

by gabriella

sondaggiIl periodico livornese SenzaSoste si è interrogato sull’affidabilità dei sondaggi elettorali, chiedendosi non solo quanto siano capaci di registrare gli effettivi spostamenti del consenso, ma anche in quale misura la loro evidente “riflessività” ne faccia strumenti di manipolazione dell’opinione a più livelli.

Quanto sono affidabili i sondaggi che hanno indirizzato il dibattito politico? Ce lo siamo chiesti in queste settimane. Con particolare attenzione al fatto che i sondaggi non influenzano solo il dibattito politico nazionale ma anche le posizioni di investimento e di speculazione, a breve e a medio termine, di banche, hedge fund, assicurazioni e anche della stessa Bce. Abbiamo rivolto così 5 domande ad una esperta, a livello internazionale, di valutazione di questo tipo di metodologie. 

L’intervista

1) Ovunque agenzie di sondaggi, con i loro prodotti, monopolizzano ormai il dibattito politico tutto l’anno. A tuo avviso cosa è veramente affidabile dei sondaggi pre-elettorali sia a medio che a breve termine?

Per rispondere a questa domanda parto da una premessa. Qualsiasi ricercatore sociale sa che, durante lo svolgimento di un’indagine, deve monitorare attentamente la cosiddetta ’attualità’, in quanto qualsiasi avvenimento, notizia, evento, potrebbe influenzare l’esito dell’indagine, soprattutto se questo coinvolge le opinioni. Questa preoccupazione è stata re-interpretata, soprattutto nell’utilizzo dei sondaggi, come opportunità per sondare / influenzare l’opinione pubblica. In altre parole, i sondaggi sono entrati a far parte integrante del complesso meccanismo chiamato “fabbrica dl consenso” (Chomsky?). Ciò è successo in due direzioni:
– il personaggio politico di turno diffonde una particolare idea, affermazione, proposta e “tasta” immediatamente l’umore della gente;
– si diffondono i risultati dei sondaggi perché in qualche modo possano influenzare gli orientamenti delle persone.
Ecco perché a chi mi chiede l’affidabilità dei sondaggi pre-elettorali, ricordo che è molto importante verificare chi fa i sondaggi e il loro legame con la macchina del consenso per poter capire la loro affidabilità.

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24 Febbraio, 2013

Breve storia del denaro

by gabriella
rete

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Nel 2013, Passioni di Radiorai3, ha dedicato dieci puntate alla storia del denaro e all’evoluzione della finanza. Nel post le puntate e qualche approfondimento per un prossimo utilizzo didattico.

Quand balayez-vous tout ça, d’un coup de pied?
À quoi bon? vous vous démolissez bien vous-mêmes.

Quando spazzerete via tutto?
A quale scopo? Vi distruggerete da soli.

Émile Zola, L’argent [frammento del colloquio tra il banchiere Saccard e il rivoluzionario “pantofolaio” Sigismond]

wall streetIl programma è iniziato con una citazione dal romanzo di Émile Zola, Il denaro [L’argent], storia di una grande speculazione nella Parigi di fine 800, che per la sua modernità si presta a spiegare il funzionamento dell’economia e delle sue disfunzioni ieri e oggi.

Sempre nella prima puntata, il film del 76′, Quinto potere di Sidney Lumet racconta il dominio del mondo della finanza sulla politica e sull’economia tradizionale.

Nelle puntate successive sono stati citati altri film, da Wall street a The bank, il nemico pubblico n.1, che già nel 2001 affrontava il tema dei derivati; e romanzi, da Furore di John Steinbek a Libertà di Jonathan Franzen, per raccontare l’economia americana fino nella crisi dei mutui subprime.

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24 Febbraio, 2013

Primo Levi, Se questo é un uomo

by gabriella

LeviDal Centro Internazionale di studi Primo Levi, la pagina dedicata al testo dell’impossibile racconto.

Se questo è un uomo è il primo libro pubblicato da Primo Levi, che lo scrisse dopo essere sopravvissuto al Lager di sterminio di Auschwitz e dopo aver attraversato l’Europa intera in un viaggio di ritorno durato più di otto mesi. Alla fine del testo l’autore indica due luoghi e due date, «Avigliana-Torino, dicembre 1945 – gennaio 1947»: ad Avigliana c’era la sede della fabbrica dove lo avevano appena assunto come chimico, a Torino la casa dov’era nato e dove avrebbe abitato per tutta la sua vita. Levi andò scrivendo quel suo primo libro in qualsiasi ritaglio di tempo disponibile, e quando non scriveva raccontava a voce la propria esperienza a chiunque incontrasse: il raccontare era per lui un bisogno primario come il cibo.

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24 Febbraio, 2013

Anton Cechov, La malinconia

by gabriella

vetturino russo davanti al suo calesse  - 1880Uno straziante racconto di Anton Cechov, ripreso da Uomini e profeti.

A chi mai canterò la mia tristezza?…
Crepuscolo della sera. La grossa, umida neve tùrbina fiaccamente intorno ai fanali or ora accesi e si posa in uno strato sottile e morbido sui tetti, sul dorso dei cavalli, sulle spalle, sui berretti di pelo. Il vetturino Jona Potàpov è tutto bianco, come un fantasma. Si è curvato quanto è possibile curvarsi a un corpo vivo, siede a cassetta e non si muove. Se anche lo coprisse un cumulo di neve, egli non sentirebbe il bisogno di scuoterselo di dosso… Anche la sua cavallina è bianca e immobile. Per la sua immobilità e angolosità di forme e le sue gambe rigide come bastoni è, anche da vicino, simile a uno di quei cavallucci di pane che i fornai vendono per una copeca. Con tutta probabilità essa è immersa ne’ suoi pensieri. Chi, uomo o bestia, è stato strappato all’aratro, ai paesaggi noti e grigi, per esser gettato qui, in questo baratro, pieno di luci mostruose, di incessante frastuono e di uomini in corsa, non può non pensare.

Jona e la sua cavallina non si muovono da quel posto da un pezzo. Sono usciti dalla rimessa ancor prima del pranzo e quanto a clienti niente e poi niente. Ma ecco sulla città discendono le ombre della sera. Il pallore della luce dei fanali cede a un color vivo, e l’andirivieni della via si fa più rumoroso.
“ Vetturino, via Viborg!” ode Jona. “Vetturino!”.
Jona sussulta e attraverso le ciglia incollate di neve vede un militare in cappotto col cappuccio.
“ Via Viborg!” ripete il militare. “O che, dormi? Via Viborg!”.
In segno di assenso Jona tira le redini, e a questo atto dal dorso della cavalla e dalle sue spalle casca la neve a strati… Il militare si siede nella slitta. Il vetturino fa schioccare la lingua, allunga il collo come un cigno, si solleva e, più per abitudine che per necessità, agita la frusta. Anche la cavallina allunga il collo, piega le gambe ch’eran simili a bastoni e si mette in moto indecisa.
“ Dove vai, demonio?” grida una voce a Jona, appena si è mosso, dalla folla oscura che cammina davanti e dietro a lui. “Dove diavolo vai a finire? Tieni la destra!”
“ Tu non sai guidare! Tieni la destra!” dice irritato il militare.
Un cocchiere dalla cassetta d’una carrozza lo rimbrotta, un passante che attraversa la strada e che ha sfiorato con la spalla il muso della cavallina, lo guarda con rabbia e scuote dalle maniche la neve. Jona siede a cassetta come sugli aghi, spinge i gomiti dai lati e si guarda intorno, come asfissiato, quasi che non capisca dove si trovi e perché.
“ Come son tutti furfanti!” dice argutamente il militare. “Spiano l’occasione per scontrarsi apposta con te o cascare sotto il cavallo. Certo si sono messi d’accordo”.
Jona dà uno sguardo al passeggero e muove le labbra… Vuole evidentemente dire qualche cosa, ma dalla gola non esce niente altro che un mugolio.
“ Cosa?” domanda il militare.
Jona torce le labbra ad un sorriso, sforza la gola e dice rauco: “Un figlio, signore… mi è morto questa settimana.”

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