Archive for Marzo, 2013

15 Marzo, 2013

Amore metropolitano

by gabriella

Da Schoolstorming, Paperman e Signs.

 

14 Marzo, 2013

Marx e la giustizia

by gabriella

Marx nel 1875Il dibattito sul Rasoio di Occam. Secondo Petrucciani, prima di Marx la critica sociale si reggeva principalmente su un impianto moralistico. Ecco perché Marx ha segnato un progresso enorme nel pensiero cui fanno riferimento le classi subalterne. Ma questo progresso nasconde anche un lato meno positivo: esso occulta il problema della giustificazione, dell’ancoraggio razionale o valoriale della critica e del conflitto. Panissidi spiega come e perché Marx non ne abbia mai avuto bisogno e anzi opponga esplicitamente la prospettiva materialistica a quella etica.

read more »

14 Marzo, 2013

Dalla filosofia alla concezione materialistica della storia

by gabriella

Stralcio alcuni passi da questa introduzione al materialismo storico e alla dialettica di Area globale.

Marx ed EngelsMolto raramente si ricorda che una delle conclusioni teoriche di Marx è quella del superamento della divisione disciplinare della conoscenza (si potrebbe dire, della divisione del lavoro nel campo della conoscenza) e l’adozione di un approccio olistico – diciamo, interdisciplinare – ai problemi che in genere vengono catalogati come “filosofici”, “economici”, “storici”, “sociali”, “psicologici”, ecc…

il marxismo non si lascia collocare in nessuno dei comparti tradizionali del sistema delle scienze borghesi, e anche se si intendesse approntare appositamente per esso… un nuovo comparto chiamato sociologia, esso non vi rimarrebbe tranquillamente, ma continuerebbe a uscirne per infilarsi in tutti gli altri. “Economia”, “filosofia”, “storia”, “teoria del diritto e dello Stato”, nessuno di questi comparti è in grado di contenerlo, ma nessuno di essi sarebbe al sicuro dalle sue incursioni se si intendesse collocarlo in un altro» [K. Korsch, Marxismo e filosofia, Sugar, Milano, 1968, p. 87. Cit. in Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Vol.3, Cap.10 “Marx”].

read more »

14 Marzo, 2013

Oscar Oddi. Recensione a Luca Basso, Agire in comune

by gabriella

agire in comuneTraggo da Consecutio temporum. Hegeliana, marxiana, freudiana la bella recensione di Oscar Oddi ad Agire in comune, uno studio sull’ultimo Marx al cui approccio sono particolarmente vicina. Testo e recensione affrontano i temi cruciali dell’evoluzione del concetto di alienazione e delle forme di produzione capitalista, del rapporto individuo-comunità e uomo-macchina, nonché del passaggio dal concetto di proletariato a quello di classe operaia.

Il rinnovato interesse verso l’opera di Marx ha suscitato anche in Italia una nuova produzione di studi critici sul complesso itinerario del pensatore di Treviri, sorta prevalentemente in ambito accademico vista la riduzione ai minimi termini, non solo numerici, delle espressioni politiche e sociali che dovrebbero averlo come riferimento. All’interno di questo filone si colloca l’ultima fatica di Luca Basso “Agire in comune. Antropologia e politica nell’ultimo Marx”, Ombre Corte, Verona, 2012, pp. 247, € 20,00.

Con l’ausilio dei vari manoscritti che la nuova edizione critica delle opere di Marx e Engels (nota come Mega2) sta progressivamente mettendo a disposizione degli studiosi, Basso ripercorre alcuni snodi fondamentali del percorso marxiano tentando di proporne una lettura lontana dai tradizionali canoni. L’obiettivo prefisso è quello di tenere insieme l’oggettività dell’analisi del capitale e la politicità della soggettività di classe, rintracciando la loro relazione anche attraverso le instabilità che la caratterizzano. Per questo Basso intreccia la riflessione del Capitale con gli scritti storici e politici di Marx, così come respinge una lettura “logicista” del Capitale (si veda la scuola “logicista” tedesca, con Backhaus tra i principali esponenti, di cui è uscito in traduzione italiana, a cura di Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva, “Dialettica della forma di valore, Editori Riuniti, Roma, 2009, pp. 549), che insiste sul fatto che la riflessione marxiana non scaturisce da dati ricavabili empiricamente.

read more »

13 Marzo, 2013

Walter Benjamin, Capitalismo e religione

by gabriella

Benjamin

Due saggi, di Giorgio Agamben e Giorgio Fontana, sul frammento benjaminiano Capitalismo e religione.

Il capitalismo come religione è il titolo di uno dei più penetranti frammenti postumi di Benjamin.

Secondo Benjamin, il capitalismo non rappresenta soltanto, come in Weber, una secolarizzazione della fede protestante, ma è esso stesso essenzialmente un fenomeno religioso, che si sviluppa in modo parassitario a partire dal Cristianesimo. Come tale, come religione della modernità, esso è definito da tre caratteri:

1. è una religione cultuale, forse la più estrema e assoluta che sia mai esistita. Tutto in essa ha signigicato solo in riferimento al compimento di un culto, non rispetto a un dogma o a un’idea.

2. Questo culto è permanente, è “la celebrazione di un culto sans trêve et sans merci”. Non è possibile, qui, distinguere tra giorni di festa e giorni lavorativi, ma vi è un unico, ininterrotto giorno di festa, in cui il lavoro coincide con la celebrazione del culto.

3. Il culto capitalista non è diretto alla redenzione o all’espiazione di una colpa, ma alla colpa stessa.

read more »

11 Marzo, 2013

Roberto Ciccarelli, Sistema nazionale di S/valutazione

by gabriella

distruzionescuola

Venerdi scorso un governo dimissionario e di minoranza ha approvato il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione, un meccanismo che allontana ulteriormente la scuola pubblica italiana dai propri compiti costituzionali attraverso il meccanismo dell’accountability, la responsabilizzazione verso i risultati che toglierà agli studenti più svantaggiati quanto resta.

Insorgono sindacati e studenti: «È il colpo di mano di un governo arrogante e autoritario». La straordinaria vitalità in limine mortis del governo Monti ha partorito un’altra riforma della scuola, calata dall’alto, senza fondi, mirata alla creazione di un sistema della valutazione ispirata all’ideologia dell’accountability, che in italiano si traduce con «rendicontabilità». Ieri il consiglio dei ministri ha approvato il regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (Snv) per le scuole del sistema pubblico nazionale e per le istituzioni formative accreditate dalle regioni.

Il nuovo sistema si basa sull’attività dell’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), sulla collaborazione dell’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) e sulla creazione di un «contingente» di ispettori che avranno il ruolo di guidare i nuclei di valutazione esterna. Ad oggi sono oltre 1300 le scuole che lo stanno sperimentando. Una volta concluso, questo processo rivoluzionerà la vita di 9 mila istituti, un milione di dipendenti e 7 milioni di studenti. Il provvedimento, voluto fortemente dal ministro dell’istruzione Francesco Profumo, spingerà gli istituti a stilare un rapporto di autovalutazione seguendo i dati messi a disposizione dal sistema informativo del Miur, dall’Invalsi e dalle stesse scuole. Il suo principio ispiratore mira a sottoporre i docenti e gli studenti, oltre che gli stessi istituti, ad un crescente controllo di valutazione e sanzione della loro «produttività».

read more »

11 Marzo, 2013

11 marzo 2011, Fukushima

by gabriella

Sendai

Due anni fa, Fukushima

read more »

11 Marzo, 2013

Giorgio Bongiovanni, Giovanni Sartor, Ronald Dworkin: i diritti presi sul serio. L’uguaglianza e i fondamenti della moralità politica

by gabriella

220px-Ronald_Dworkin_at_the_Brooklyn_Book_FestivalE’ uscita oggi sul Rasoio di Occam una ricognizione complessiva del pensiero di Ronald Dworkin, filosofo del diritto tra i più eminenti, scomparso lo scorso 14 febbraio.

La riflessione dworkiniana*, secondo molti teorici del diritto, ha rappresentato un vero e proprio cambio di paradigma rispetto alle posizioni classiche della teoria giuridica quali il giuspositivismo, il giusnaturalismo e il realismo giuridico. Nel dibattito italiano e dei paesi di lingua neolatina, Dworkin viene considerato come uno dei principali ispiratori della corrente del “neocostituzionalismo”. Le analisi dworkiniane non si sono limitate al diritto, ma si sono estese a fondamentali temi della politica e dell’etica: si può dire che le sue indagini abbiano preso in esame i principali aspetti della ragion pratica.

L’opera di Dworkin a nostro parere può essere vista come lo sviluppo di un’unica tesi fondamentale, quella della connessione tra diritto e moralità politica1. Questa tesi fornisce una chiave di lettura coerente delle sue riflessioni teorico-giuridiche, filosofico-politiche e filosofico-morali.

In relazione alla teoria del diritto, la tesi della connessione comporta la critica del modello positivistico del diritto, cioè la negazione della riducibilità del diritto alle fonti formalmente valide, quali le statuizioni autoritative del legislatore, dell’amministrazione e dei giudici. Al contrario, per Dworkin il diritto include necessariamente valutazioni morali, la cui validità si fonda non solo sulla loro accettazione da parte dei giudici e dei cittadini, ma anche sulla loro intrinseca correttezza, quali aspetti della moralità politica della comunità. Si tratta in particolare dei principi inclusi nel sistema costituzionale, che esprimono primariamente una serie di diritti degli individui.

Questa prospettiva comporta un’implicazione politica importante al livello della struttura del sistema giuridico, cioè il vincolo del legislatore di fronte ai principi e ai diritti che fondano la comunità. Nella visione di Dworkin l’interpretazione e l’attuazione di quei principi è affidata ai giudici, cui pertanto egli riconosce un ampio ruolo, anche in contrapposizione al legislatore. Ad essi spetta garantire il principio “liberal”, della eguale considerazione e rispetto degli individui (e innanzitutto la tutela dei loro diritti), che rappresenta il necessario presupposto della legittimità dei sistemi giuridici.

read more »

10 Marzo, 2013

Paolo di Tarso, L’amore ἀγάπη

by gabriella

Da Studia humanitatis, traggo questo brano paolino sul significato utopico dell’amore che non nasce dal bisogno ma dalla sovrabbondanza, dalla fraternità (ἀγάπη).

Conversione-di-san-Paolo-Caravaggio

Se parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, sono bronzo echeggiante o cembalo risonante. Se ho profezia e conosco tutti i misteri e tutta la conoscenza e se ho tutta la fede così da trasportare i monti, ma non ho amore, sono un nulla. Se impegnassi tutti i miei averi per nutrire i bisognosi e se consegnassi il mio corpo perché io sa bruciato, ma non ho amore, a nulla mi giova. L’amore è longanime, è clemente l’amore, non è invidioso, l’amore non è borioso, non si gonfia d’orgoglio, non compie azioni vergognose, non ricerca il proprio interesse, non si lascia andare all’ira, non tiene conto del male, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della rettitudine. Tutto sostiene, in tutto ha fiducia, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non viene mai meno. Invece le profezie saranno abolite, le lingue cesseranno, la conoscenza sarà eliminata. Parzialmente, infatti, conosciamo e parzialmente profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello parziale sarà eliminato.

1 Corinzi, 13

Per descrivere la lingua degli uomini e degli angeli, priva di amore, Paolo usa l’immagine impiegata da Platone per definire i retori, cioè i politici:bronzi sonanti” che continuano a vibrare “fino a che una mano vi si posi sopra” (Protagora, 324); vale a dire parlanti fino a quando chi li muove  – interessi di parte, di precisi segmenti di società – non li fermi  – sono perciò discorsi eterodiretti, senza autonomia -. Le loro sono parole che persuadono senza verità, cioè senza giustizia, nello stesso senso in cui, in Michelstaedter, la“rettorica” sta contro la persuasione.

Nessuna erudizione, nessuna fede, nessuna compassione, valgono un ette senza giustizia- ἀγάπη. I migliori sentimenti umani sorgono infatti quando essa si impone, senza prescrizioni, senza catechismi, senza ammonizioni. Allora essa trionfa, perchè quando la fraternità regna, ogni parzialità (cioè ogni ingiustizia) viene a cadere.

8 Marzo, 2013

Luciano Barra Caracciolo, Sindacato costituzionale sulla normativa in materia economica

by gabriella

costituzione1Orizzonte 48, blog di alta scuola giuridico-economica, ha ripubblicato questo saggio dedicato alla compatibilità costituzionale delle manovre di bilancio. La riflessione del giurista parte dal possibile sindacato di adeguatezza e ragionevolezza su politiche che peggiorano i parametri economici che intendono migliorare e degradano, così facendo, le condizioni di vita del popolo sovrano.

Si tratta di una ricognizione completa delle ragioni per cui gli anticorpi istituzionali avrebbero già da tempo – si vedano ad esempio, gi studi di Lorenzo Dorato sull’incostituzionalità delle liberalizzazioni degli anni ’90 e di Gaetano Bucci su quella del pareggio di bilancio – dovuto sterilizzare la minaccia portata da organismi estranei al benessere della società italiana (ed è per questo utile), anche se confesso che proprio tanta accuratezza davanti a una non casuale inerzia mi appare sempre più naïf.

Nel video sottostante, Caracciolo sembra quasi rispondere a simili obiezioni esaltando il valore della critica e citando Giuliano l’apostata e Spinoza, esegeti del corpus giuridico medievale e del Talmud, le “scritture del nemico” o comunque di “ciò che opprimeva un’intera comunità”.

I- PREMESSA

La situazione economica attuale impone di considerare un problema di natura logica e costituzionale di enorme portata.
Se, obiettivamente, la politica legislativa seguita dai governi (e dal Parlamento), per i risultati “misurati” sugli stessi parametri e indicatori che tale politica afferma di voler ”migliorare”  (vedremo poi in che senso), produce l’effetto di peggiorare la situazione economica medesima, – ampliando, per durata e misura, la più lunga recessione del 2° dopoguerra,  è possibile arrivare a un sindacato di ragionevolezza della Corte costituzionale che salvaguardi la Costituzione stessa (in tutti i suoi principi fondamentali) e, con essa, il suo sub-strato sociale, in cui risiede la Sovranità secondo l’art.1 Cost.?
La domanda parrebbe enfaticamente retorica, dovendosi ritenere scontata la risposta positiva, se non fosse contraddetta dalla realtà, che ci mostra una sostanziale “inerzia istituzionale” nell’accettare politiche economico-finanziarie, che non possono, viceversa, ritenersi scientificamente attendibili, prima ancora che conformi allo “Spirito” complessivo della Costituzione.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=M5TCk78_lj0]

read more »


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: