Agamben, Elogio della profanazione
In questa potente indagine genealogica del sacro, Agamben demistifica il significato della religione, mostrando come essa non sia affatto ciò che lega l’umano e il divino (religio), ma al contrario, ciò che li tiene separarati (relego). Nella sua analisi, il frammento su capitalismo e religione di Walter Benjamin contenuto nelle Tesi sul concetto di storia, serve a precisare la natura del capitalismo, inteso non tanto – come voleva Max Weber – come un gigantesco processo di secolarizzazione del numinoso, ma come un fenomeno religioso esso stesso, nato all’interno del cristianesimo e divenutone poi il parassita.
Dalla filosofia alla concezione materialistica della storia
Stralcio alcuni passi da questa introduzione al materialismo storico e alla dialettica di Area globale.
Molto raramente si ricorda che una delle conclusioni teoriche di Marx è quella del superamento della divisione disciplinare della conoscenza (si potrebbe dire, della divisione del lavoro nel campo della conoscenza) e l’adozione di un approccio olistico – diciamo, interdisciplinare – ai problemi che in genere vengono catalogati come “filosofici”, “economici”, “storici”, “sociali”, “psicologici”, ecc…
il marxismo non si lascia collocare in nessuno dei comparti tradizionali del sistema delle scienze borghesi, e anche se si intendesse approntare appositamente per esso… un nuovo comparto chiamato sociologia, esso non vi rimarrebbe tranquillamente, ma continuerebbe a uscirne per infilarsi in tutti gli altri. “Economia”, “filosofia”, “storia”, “teoria del diritto e dello Stato”, nessuno di questi comparti è in grado di contenerlo, ma nessuno di essi sarebbe al sicuro dalle sue incursioni se si intendesse collocarlo in un altro» [K. Korsch, Marxismo e filosofia, Sugar, Milano, 1968, p. 87. Cit. in Nicola Abbagnano, Storia della filosofia, Vol.3, Cap.10 “Marx”].
read more »
Oscar Oddi. Recensione a Luca Basso, Agire in comune
Traggo da Consecutio temporum. Hegeliana, marxiana, freudiana la bella recensione di Oscar Oddi ad Agire in comune, uno studio sull’ultimo Marx al cui approccio sono particolarmente vicina. Testo e recensione affrontano i temi cruciali dell’evoluzione del concetto di alienazione e delle forme di produzione capitalista, del rapporto individuo-comunità e uomo-macchina, nonché del passaggio dal concetto di proletariato a quello di classe operaia.
Il rinnovato interesse verso l’opera di Marx ha suscitato anche in Italia una nuova produzione di studi critici sul complesso itinerario del pensatore di Treviri, sorta prevalentemente in ambito accademico vista la riduzione ai minimi termini, non solo numerici, delle espressioni politiche e sociali che dovrebbero averlo come riferimento. All’interno di questo filone si colloca l’ultima fatica di Luca Basso “Agire in comune. Antropologia e politica nell’ultimo Marx”, Ombre Corte, Verona, 2012, pp. 247, € 20,00.
Con l’ausilio dei vari manoscritti che la nuova edizione critica delle opere di Marx e Engels (nota come Mega2) sta progressivamente mettendo a disposizione degli studiosi, Basso ripercorre alcuni snodi fondamentali del percorso marxiano tentando di proporne una lettura lontana dai tradizionali canoni. L’obiettivo prefisso è quello di tenere insieme l’oggettività dell’analisi del capitale e la politicità della soggettività di classe, rintracciando la loro relazione anche attraverso le instabilità che la caratterizzano. Per questo Basso intreccia la riflessione del Capitale con gli scritti storici e politici di Marx, così come respinge una lettura “logicista” del Capitale (si veda la scuola “logicista” tedesca, con Backhaus tra i principali esponenti, di cui è uscito in traduzione italiana, a cura di Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva, “Dialettica della forma di valore”, Editori Riuniti, Roma, 2009, pp. 549), che insiste sul fatto che la riflessione marxiana non scaturisce da dati ricavabili empiricamente.
Walter Benjamin, Capitalismo e religione
Due saggi, di Giorgio Agamben e Giorgio Fontana, sul frammento benjaminiano Capitalismo e religione.
Il capitalismo come religione è il titolo di uno dei più penetranti frammenti postumi di Benjamin.
Secondo Benjamin, il capitalismo non rappresenta soltanto, come in Weber, una secolarizzazione della fede protestante, ma è esso stesso essenzialmente un fenomeno religioso, che si sviluppa in modo parassitario a partire dal Cristianesimo. Come tale, come religione della modernità, esso è definito da tre caratteri:
1. è una religione cultuale, forse la più estrema e assoluta che sia mai esistita. Tutto in essa ha signigicato solo in riferimento al compimento di un culto, non rispetto a un dogma o a un’idea.
2. Questo culto è permanente, è “la celebrazione di un culto sans trêve et sans merci”. Non è possibile, qui, distinguere tra giorni di festa e giorni lavorativi, ma vi è un unico, ininterrotto giorno di festa, in cui il lavoro coincide con la celebrazione del culto.
3. Il culto capitalista non è diretto alla redenzione o all’espiazione di una colpa, ma alla colpa stessa.
Roberto Ciccarelli, Sistema nazionale di S/valutazione
Venerdi scorso un governo dimissionario e di minoranza ha approvato il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione, un meccanismo che allontana ulteriormente la scuola pubblica italiana dai propri compiti costituzionali attraverso il meccanismo dell’accountability, la responsabilizzazione verso i risultati che toglierà agli studenti più svantaggiati quanto resta.
Insorgono sindacati e studenti: «È il colpo di mano di un governo arrogante e autoritario». La straordinaria vitalità in limine mortis del governo Monti ha partorito un’altra riforma della scuola, calata dall’alto, senza fondi, mirata alla creazione di un sistema della valutazione ispirata all’ideologia dell’accountability, che in italiano si traduce con «rendicontabilità». Ieri il consiglio dei ministri ha approvato il regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (Snv) per le scuole del sistema pubblico nazionale e per le istituzioni formative accreditate dalle regioni.
Commenti recenti