La logica e la ricchezza interiore degli psicotici illustrata da Jung. Tratto da Ricordi, sogni, riflessioni di Carl Gustav Jung, Milano, Rizzoli, 1992, pp. 167-170.
Visti dal di fuori, i malati di mente ci mostrano solo la tragica devastazione, raramente cogliamo la vita di quella parte dell’anima che ci resta nascosta. Le apparenze esterne sono spesso ingannevoli, come scoprii con sorpresa nel caso di una giovane paziente catatonica.
Aveva diciotto anni, ed era di buona famiglia. All’età di quindici anni era stata sedotta dal fratello, poi ne avevano abusato anche alcuni compagni di scuola. A sedici anni cominciò ad isolarsi; sfuggiva la gente e non le rimaneva, come unico rapporto sentimentale, che l’attaccamento ad un cattivo cane da guardia, appartenente ad un’altra famiglia, che lei aveva cercato di ammansire. Divenne sempre più strana, e a diciassette anni finì in manicomio, dove rimase un anno e mezzo. Udiva voci, rifiutava il cibo, e s’era chiusa in un assoluto mutismo. Quando la vidi per la prima volta, la trovai in un tipico stato catatonico.
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