Archive for 26 Ottobre, 2013

26 Ottobre, 2013

Martin Heidegger, Sul “senso comune” e il pensare

by gabriella

bloemaert_abraham_venditrice_di_uovaTratto da M. Heidegger, Schellings Abhandlung über das Wesen der menschlichen Freiheit, Niemeyer, Tübingen 1971, pp. 96-97. Traduzione di Eudia.org.

La cosiddetta “verità vicina alla vita” che caratterizzerebbe il sano intelletto umano (o “buon senso”) è un problema degno di interrogazione. Intorno al 1807, Hegel scrisse un articolo intitolato: Wer denkt abstrakt? («Chi pensa in modo astratto?»). Lo cito sempre volentieri giacché esso costituisce, secondo il mio giudizio, il migliore avviamento alla filosofia dell’idealismo tedesco e alla filosofia in generale, per quanto attiene al suo operare nel pensiero.

Pensare? In modo astratto? – Sauve qui peut. Si salvi chi può!

Sento già così esclamare un traditore che, assoldato dal nemico, strilla questo articolo, battendo sul fatto che in esso si parla di metafisica. Perché metafisica, così come in modo astratto e quasi anche pensare, sono parole al cui cospetto ciascuno fugge più o meno come di fronte all’appestato […].

Ehi, senta, vecchina, le sue uova sono marce! – dice la cliente alla venditrice.

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26 Ottobre, 2013

Heidegger, Ormai solo un Dio ci può salvare

by gabriella

HeideggerNel 1933, Heidegger assunse il rettorato all’Università di Friburgo pronunciando una prolusione dal titolo L’autoaffermazione dell’Università tedesca.

Nell’intervista Ormai solo un dio ci può salvaretitolo che la redazione dello Spiegel diede al resoconto del colloquio che si svolse trentatré anni dopo, il 23 settembre 1966, ispirandosi all’affermazione leggibile all’inizio di p. 284 – il filosofo rispose all’accusa di nazismo, chiedendo che il testo – ora in Scritti Politici (1933-1966), Piemme, Casale Monferrato 1998, pp. 263-96 – fosse pubblicato solo dopo la sua morte.

Spiegel: Professor Heidegger, abbiamo sempre constatato che, sulla sua opera filosofica, grava un’ombra, a causa di avvenimenti della sua vita che non hanno avuto una lunga durata e che non sono mai stati veramente chiariti, sia perché Lei era troppo orgoglioso per farlo, sia perché non ha mai ritenuto opportuno esprimersi al riguardo.

Heidegger: Sta parlando del 1933?

Spiegel: Sì, prima e dopo. Vorremmo porre la cosa in un contesto più ampio e da lì giungere ad  alcune questioni che sembrano importanti, per esempio: che possibilità c’è, a partire dalla filosofia, di agire sulla realtà, anche sulla realtà politica? Esiste ancora una tale possibilità? E, se sì, qual è?

Heidegger: Sono davvero delle questioni importanti; mi chiedo se riuscirò a rispondere a tutte. Ma, prima di ogni cosa, devo dire che, negli anni precedenti al mio rettorato, non svolsi mai attività politica. Durante il semestre invernale 1932/33, ero in congedo, e, per la maggior parte del tempo, rimasi nella mia baita.

Spiegel: Com’è accaduto allora che Lei sia diventato rettore dell’Università di Friburgo?

Heidegger: Nel dicembre 1932, il mio vicino, von Möllendorff, ordinario di anatomia, era stato eletto rettore. Nella [264] nostra Università, il nuovo rettore entra in carica il 15 aprile. Durante il semestre invernale 1932/33, parlammo spesso della situazione, non solo di quella politica, ma in particolare di quella delle Università e di quella, per certi versi senza speranza, degli studenti. Il mio parere era questo: per quanto io sia in grado di valutare le cose, resta, come unica possibilità, quella di tentare, con le forze costruttive ancora veramente vive, di cogliere l’elemento promettente dell’odierna evoluzione.

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26 Ottobre, 2013

Paolo Flores D’Arcais, Dio e la democrazia

by gabriella

flores-d-arcais-la-democrazia-ha-bisogno-di-dio-falsoIl Prologo del libro di Flores d’Arcais, Dio ha bisogno della democrazia? Falso! [Laterza, 2013]. Il filosofo del diritto ripercorre le ragioni della laicità e della separazione tra la sfera pubblica e un sentimento religioso necessariamente privato, se si ha in mente la democrazia.

Dio è compatibile con la democrazia? Domanda sconveniente, domanda tabù, che infatti non echeggia mai nei ricorrenti dibattiti su religione e politica, quasi che fosse temerario anche solo pensarla, e  blasfemo formularla. Eppure la risposta dovrebbe essere un perentorio NO, se dovessimo adeguarci all’invito evangelico

“il tuo dire sia sì sì, no no, perché il di più viene dal Maligno”, Matteo 5,37.

Se  vogliamo invece essere più precisi – cioè in questo caso più sfumati – dovremmo rispondere: difficilmente, solo sotto condizioni assai restrittive. Vale a dire: solo se il Dio che il credente si è creato lo lascia libero di scindersi tra credente e cittadino, di prescindere da Lui nella sfera pubblica. Di obbedire a Dio nella condotta personale ma di rifiutarsi che alla legge di Dio debba obbedire la comunità dei liberi ed eguali, che si dà da sé la propria legge. Questo è infatti la democrazia: autonomia, autos nomos.

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26 Ottobre, 2013

Fabrizio Gatti, Senza Welfare

by gabriella

invaliditàIn questa inchiesta di Fabrizio Gatti per L’Espresso del 25 ottobre, le storie di donne, uomini, bambini invalidi abbandonati a famiglie che non hanno i mezzi per curarli. In nome del fiscal compact, del pareggio di bilancio e dell’avanzo primario.

«Il mio bimbo si chiama Loris, scusi se ho scritto Lollo nell’email, ma era il nome che lui diceva quando gli veniva chiesto come ti chiami», rivela il suo papà: «Sì, il mio bimbo, fino a quel giorno che vorrei cancellare e cioè il 23 aprile 2012, stava benissimo. Era un bimbo sanissimo di due anni e mezzo. Poi un’emorragia al cervelletto e il mondo cambia, la vita diventa difficile e tutti ti chiudono le porte».

Ma uno Stato può chiudere le porte e sacrificare i suoi cittadini più deboli? L’Italia, anche quella dei pregiudicati che frodano il fisco e pretendono di continuare a sedersi in Parlamento, la risposta se l’è già data. Chiara e tonda: un sì, netto e drammatico. Non siamo ancora all’eutanasia imposta alla Grecia dall’Unione Europea per non far crollare l’euro. Ma non siamo lontani: anzi, con i recenti tagli alla spesa sociale le persone non autosufficienti sono già state sacrificate. In nome del fiscal compact, il patto di bilancio europeo. Con tutte le sue conseguenze.

Basta ascoltare i racconti dei lettori che hanno partecipato a questa inchiesta dell’Espresso. E guardare il nostro Paese dagli occhi di piccoli e adulti che per vivere, studiare, lavorare hanno bisogno di aiuto. Al punto che Lollo, sopravvissuto all’emorragia, adesso non può accedere alla riabilitazione di cui ha bisogno. Mentre a Milano e in altre città ci sono bambini che frequentano la scuola dell’obbligo soltanto per 11 ore la settimana, dopo che il ministero ha ridotto le spese per gli insegnanti di sostegno. E altri ragazzi proprio in questi giorni rischiano di dover rinunciare agli studi perché i Comuni non pagano più il trasporto e i bus di linea sonoi barriere archiettoniche con le ruote. Oppure bisogna osservare l’Italia dalle finestre di donne e uomini invalidi che, prigionieri dei loro appartamenti, sopravvivono a fatica visto che l’Inps a ogni verifica sospende l’assegno anche per diciotto mesi.

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