Nel 1933, Heidegger assunse il rettorato all’Università di Friburgo pronunciando una prolusione dal titolo L’autoaffermazione dell’Università tedesca.
Nell’intervista Ormai solo un dio ci può salvare – titolo che la redazione dello Spiegel diede al resoconto del colloquio che si svolse trentatré anni dopo, il 23 settembre 1966, ispirandosi all’affermazione leggibile all’inizio di p. 284 – il filosofo rispose all’accusa di nazismo, chiedendo che il testo – ora in Scritti Politici (1933-1966), Piemme, Casale Monferrato 1998, pp. 263-96 – fosse pubblicato solo dopo la sua morte.
Spiegel: Professor Heidegger, abbiamo sempre constatato che, sulla sua opera filosofica, grava un’ombra, a causa di avvenimenti della sua vita che non hanno avuto una lunga durata e che non sono mai stati veramente chiariti, sia perché Lei era troppo orgoglioso per farlo, sia perché non ha mai ritenuto opportuno esprimersi al riguardo.
Heidegger: Sta parlando del 1933?
Spiegel: Sì, prima e dopo. Vorremmo porre la cosa in un contesto più ampio e da lì giungere ad alcune questioni che sembrano importanti, per esempio: che possibilità c’è, a partire dalla filosofia, di agire sulla realtà, anche sulla realtà politica? Esiste ancora una tale possibilità? E, se sì, qual è?
Heidegger: Sono davvero delle questioni importanti; mi chiedo se riuscirò a rispondere a tutte. Ma, prima di ogni cosa, devo dire che, negli anni precedenti al mio rettorato, non svolsi mai attività politica. Durante il semestre invernale 1932/33, ero in congedo, e, per la maggior parte del tempo, rimasi nella mia baita.
Spiegel: Com’è accaduto allora che Lei sia diventato rettore dell’Università di Friburgo?
Heidegger: Nel dicembre 1932, il mio vicino, von Möllendorff, ordinario di anatomia, era stato eletto rettore. Nella [264] nostra Università, il nuovo rettore entra in carica il 15 aprile. Durante il semestre invernale 1932/33, parlammo spesso della situazione, non solo di quella politica, ma in particolare di quella delle Università e di quella, per certi versi senza speranza, degli studenti. Il mio parere era questo: per quanto io sia in grado di valutare le cose, resta, come unica possibilità, quella di tentare, con le forze costruttive ancora veramente vive, di cogliere l’elemento promettente dell’odierna evoluzione.
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