28 Febbraio, 2015
by gabriella
Mentre i TG nazionali annunciano l’imminente ripresa, commentando dati istat sulla “crescita”, ieri Die Welt ha pubblicato il grafico del prossimo bubble burst, la cui rappresentazione spiega le ragioni della dichiarazione di Alan Greenspan, direttore della Federal Reserve fino al 2006 e protagonista delle massicce operazioni di quantitative easing del Tesoro USA, che alcuni giorni fa aveva avvertito in un’intervista che «qualcosa di grosso sta[va] per accadere».
Il grafico mostra il grado di finanziarizzazione dell’economia tedesca (il Dax è infatti uno dei maggiori indici della borsa di Francoforte, mentre il Baltic Dry si riferisce ai traffici marittimi). Notare la linea rossa in caduta (economia reale) in corrispondenza dei bubble burst del 1987, 2000 e (soprattutto) 2009, poi considerare l’enorme ampiezza della bolla attuale, con il Dax che decolla e l’economia reale che non si è ancora ripresa dall’ultimo scoppio del 2009 (la linea rossa è più bassa di quanto fosse nel 2009.
Qui sotto invece, la situazione fotografata domenica 1 marzo 2015 dal Corriere della Sera e commentata entusiasticamente, come di consueto, dal ministro Padoan. La differenza tra le due rappresentazioni è che il grafico tedesco è analitico e permette di comprendere perché il PIL tedesco è in crescita, mentre il caso italiano è assolutamente impenetrabile e il dato della crescita pretende di essere una buona notizia per sé. Si comprende così come, anche se l’oscillazione dello 0,1% non fosse (com’è) un semplice effetto di registrazione del tutto indipendente dalle variazioni di ciò che intende misurare (insomma, l’economia è in stagnazione con punte di recessione, non in crescita), la notizia dell’aumento del PIL non sarebbe necessariamente una buona notizia.
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