29 Maggio, 2015
by gabriella
Ci esercitiamo alla seconda prova, stendendo lo schema dell’elaborato seguente:
Immaginate di spostare o togliere improvvisamente molte pareti che nella nostra società separano stanze, uffici e case, unendo così, da un momento all’altro, molte situazioni precedentemente separate. In tal caso, le distinzioni tra i nostri sé pubblici e privati e tra i vari sé che proiettiamo nelle diverse situazioni forse non scomparirebbero del tutto, ma certo cambierebbero. Saremmo ancora capaci di agire in modo diverso con differenti persone, saremmo molto meno capaci di segregare gli incontri. Non potremmo svolgere ruoli molto diversi in situazioni diverse, perché la segregazione spaziale delle situazioni non esisterebbe più in modo chiaro.
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29 Maggio, 2015
by gabriella
Il «tutti contro tutti» di Spike Lee introduce oggi Chi ha paura dei rom a Tutta la città ne parla.
Tutto quello che sai sui Rom è falso
Il popolo rom e sinto, in Italia, è quello maggiormente discriminato e anche quello di cui si conosce di meno.Ecco tutto quello che dovreste sapere per non ricadere nei pregiudizi: http://fanpa.ge/O1gIS
Publiée par Agorà Fanpage.it sur Mardi 19 juin 2018
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26 Maggio, 2015
by gabriella
Leggere i brani sottostanti, tratti da articoli e saggi di Alessandro de Giorgi, Loïc Wacquant, Robert Castel e Alessandro dal Lago e stendere lo schema di un tema di scienze umane che illustri:
1. La filosofia che ha sostenuto le politiche di sicurezza statunitensi della «tolleranza zero».
2. Le ragioni dell’aumento della popolazione carceraria e della composizione sociale del carcere a trent’anni di distanza dal discorso di Reagan.
3. Le ragioni della svolta punitiva e dell’equivalenza simbolica tra razza e criminalità.
4. Il rapporto tra il «moral panic» e la «democrazia punitiva».
5. Le ragioni della legittimazione sociale della svolta punitiva.
Servirsi del dizionario e di wikipedia per approfondire i concetti di “fordismo”, “neoliberismo”, “laissez-faire”, modello penale “three strike and you’re out”, politiche “bipartisan”.
Copiare poi le scalette nello spazio dedicato ai commenti.
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24 Maggio, 2015
by gabriella
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20 Maggio, 2015
by gabriella
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17 Maggio, 2015
by gabriella
Tratto da L’obbedienza non è più una virtù, [LEF, Firenze, 1965, p. 31] testo polemico con cui don Milani attaccava i topoi ideologici di una cultura benpensante, non democratica e classista. Con la Lettera ai cappellani militari attaccò l’adesione acritica a valori antiumani, decostruendo il concetto di patria e difendendo l’obiezione di coscienza. Ne ricavò una denuncia per apologia di reato. Affidò la sua autodifesa alla Lettera ai giudici, scritta con i ragazzi della scuola di Barbiana.
La mia è una parrocchia di montagna. Quando ci arrivai c’era solo una scuola elementare. Cinque classi in un’aula sola.
I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati. Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per
la loro elevazione civile e non solo religiosa. Così da undici anni in qua, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola.
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17 Maggio, 2015
by gabriella
Il primo dei concetti chiave tra pedagogia, psicologia e didattica in vista dell’esame di stato. L’insuccesso scolastico indica la difficoltà dell’alunno di adeguarsi alle richieste della scuola e a conseguire i risultati d’apprendimento che questa si prefigge per la generalità degli studenti. Si tratta di una condizione di disagio scolastico strettamente correlata allo svantaggio socio-culturale. In fondo al testo materiali di approfondimento e lessico.
L’insuccesso scolastico si associa quasi sempre all’abbandono scolastico (1), oppure – in presenza di una selezione differita (2) – all’impossibilità dell’alunno di percorrere corsi di studio di livello superiore.
L’insuccesso scolastico è strettamente correlato alla classe sociale di appartenenza degli alunni, alla condizione economica e, soprattutto, culturale dell’ambiente di provenienza. A questo proposito si è parlato di «eredità culturale», come di quel «capitale invisibile» che aiuta gli alunni di ambiente sociale medio-alto ad inserirsi positivamente nei processi di apprendimento e nel clima formativo attivati dalla scuola, e colloca invece gli alunni di ambiente sociale inferiore in una condizione di svantaggio. L’alunno svantaggiato è quasi sempre un alunno che incontra difficoltà a scuola non, come spesso si ritiene, per carenze intellettuali, ma per la povertà degli strumenti culturali che vengono richiesti dalla scuola.
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17 Maggio, 2015
by gabriella
Presentazione di Stato di miniorità, appena uscito per Laterza, su Le parole e le cose.
In trappola
Tre gabbie, tre topi. La scena che segue è molto triste. Alle povere bestie vengono somministrate scosse elettriche; non mortali, ma comunque dolorose. Il primo topo ha la possibilità di uscire dalla gabbia. Il secondo non può, ma gli è stato affiancato un altro topo su cui sfogare aggressività e frustrazione. Al terzo entrambe le opportunità – fuga e conflitto – sono precluse. Sottoposti a controlli, i primi due non accusano sintomi. Al terzo, che ha subìto impotente il sopruso, vengono diagnosticate perdita di pelo, ipertensione arteriosa e ulcera gastrica. L’impossibilità di agire fa ammalare.
Ma anche l’agency, la possibilità di azione, concessa alle due cavie più fortunate, è solo una forma di reazione disperata: fuga o aggressione non sono che una misera alternativa. Per i topi – animali sotto molti altri aspetti ripugnanti – sentiamo inequivocabilmente compassione. Ma ogni compassione contiene in sé, diceva Rousseau, un germe di identificazione. L’esperimento ci turba perché ci rappresenta, dice una nostra possibilità, o impossibilità, dà voce a un’esperienza condivisa, a un generale senso di impotenza, di mancata presa sugli eventi, di inibizione alla prassi.
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15 Maggio, 2015
by gabriella
Intervista rilasciata alcuni mesi orsono da Joseph Halevi e pubblicata oggi (15 maggio 2015) da Contropiano in occasione dell’anniversario della Nakba, il disastro palestinese.
Vincenzo Maccarrone: il recente conflitto di Gaza è stato l’ennesimo episodio nel lungo conflitto fra Israele e il popolo palestinese. Se volessimo risalire alle radici di questa violenza, dove dovremmo scavare?
Joseph Halevi: come dinamica iniziale dovremmo partire già dall’inizio dell’insediamento colonizzatore, non tanto quando arrivarono i primi ebrei a fine ‘800 – in quel caso si trattava di attività private, auto-finanziate – ma da quando iniziò, se vogliamo dare una data, la fondazione della città di Tel Aviv nel 1909. Tel Aviv sorge sulle rovine di sei villaggi arabi. Cosa era successo? Coloro che sostenevano la colonizzazione, in questo caso già colonizzazione sionista, compravano le terre presso proprietari terrieri arabi, che erano in gran parte feudatari assenteisti (la maggior parte stava a Beirut) e poi, con il fido di proprietà, sfrattavano i contadini che lavoravano su quelle terre. E questoQuestion of Palestine è un atto di violenza: usavano il titolo di proprietà come titolo di sfratto, rompendo sostanzialmente quelle leggi consuetudinarie- quasi nulla era codificato, essendo quello ottomano un sistema semi-feudale- per cui i fellahin (contadini) arabi vivevano lì. È simile al processo delle enclosures inglesi.
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12 Maggio, 2015
by gabriella
Guido Viale illustra uno dei principi cardine dell’economia neoclassica e delle politiche neoliberali, in relazione alla Carta di Milano e alla lotta alla denutrizione in chiave Expo.
Trickle-down (in italiano, sgocciolamento) è il nome di una teoria economica, ma anche di una filosofia, che molti hanno conosciuto attraverso la parabola di Lazzaro che si nutriva delle briciole che il ricco Epulone lasciava cadere dalla sua mensa (Luca, 16, 19-31). Dopo la loro morte le parti si sono invertite perché Lazzaro è stato ammesso al banchetto di Dio, in Paradiso, mentre Epulone è finito all’inferno a soffrire fame e sete. La teoria e la filosofia del Trickle–down in realtà si fermano alla prima parte della parabola. La seconda parte è compito nostro realizzarla; e non in Paradiso, dopo la morte, ma su questa Terra, qui e ora.
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