Uno spassoso frammento de L’anello di re Salomone (1949), Milano, Adelphi, 1967, pp. 192-195.
L’etologo, quando è alle prese con gli animali superiori, fa spesso una figura incredibilmente buffa, ed è inevitabile che sia così. Ed è altrettanto inevitabile che egli venga considerato matto dalle persone più o meno immediatamente circostanti. Se non sono stato ancora internato in un manicomio lo devo al fatto che ad Altenberg io godo la fama di persona sicuramente innocua, fama che condivido con l’altro idiota del villaggio.
A giustificazione dei miei concittadini racconterò un paio di aneddoti: una volta stavo cercando di scoprire perché le anitre selvatiche (germani reali), se sono state covate artificialmente, appena uscite dall’uovo si mostrano così paurose e ‘[192] inavvicinabili, a differenza delle oche selvatiche covate nelle stesse condizioni. Queste ultime, infatti, si attaccano senz’altro alla prima persona che incontrano nella vita e la considerano come loro mamma, seguendola fiduciosamente. Invece gli anatroccoli selvatici non ne volevano sapere di me.
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