In questo intervento sulla Legge 107, in occasione della sua approvazione, Tullio De Mauro ricordava le omissioni inaccettabili delle sue premesse: il silenzio sul successo della scuola e sull’opera di alfabetizzazione compiuta dalla scuola italiana del dopoguerra; il silenzio sugli obiettivi costituzionali affidati alla scuola e il silenzio sull’analfabetismo funzionale che colpisce due italiani su tre. Tratto da Internazionale dell’11 maggio 2015.
Il disegno di legge Giannini e altri, “Riforma del sistema nazionale di istruzione”, e i documenti governativi che lo hanno preceduto e lo accompagnano sono stati colpiti da molte critiche puntuali, tante da rendere difficile il compito di riassumerle. Lo hanno fatto su Internazionale due recenti messe a punto di Christian Raimo il 5 maggio e Mauro Piras il 7 maggio e mi rimetto a queste.
Tutti i critici, direi, si sono concentrati nel contrastare, smentire, sforzarsi di correggere singoli punti del disegno di legge fino a chiederne con ragione il ritiro, senza fermarsi a segnalare quel che nei testi non c’è. Però, come imparano gli studenti di prima annualità di buoni corsi di linguistica generale o filosofia del linguaggio o semiotica e comunicazione, un testo ci parla di un argomento non solo con quel che ci dice in esplicito, ma anche con quel che ne tace.
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