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8 Marzo, 2016

La condizione femminile nella filanda

by gabriella

filandaleTratto da Angela Frulli Antiocchieno, Mestieri da donna. Le italiane al lavoro tra ‘800 e ‘900, Venezia, 2002. 

Le filande erano opifici importanti in cui i bozzoli del baco da seta venivano trasformati in matassa di seta. Gli stabilimenti erano collocati in vari comuni settentrionali. Le filande rappresentavano l’unica possibile realtà occupazionale per molte donne ed in esse trovavano lavoro, di regola, anche bambine di circa dodici anni. Le operaie di una filanda dette filandale avevano compiti diversi ed erano, pertanto, suddivise in tre categorie: batusèti, tacarèni, filèri.

Le prime erano bambine inesperte, al primo lavoro, che avevano il compito di immergere i bozzoli in vasche piene di acqua bollente e, con l’ausilio di una piccola spazzola, trovare il filo iniziale del bozzolo, per poi darlo alle filèri. Queste dovevano inserire i numerosi fili di seta nelle filiere, sorvegliando che tutto procedesse nel migliore dei modi. Le filèri erano poi aiutate dalle tacarèni, che avevano il compito più arduo, cioè quello di riannodare i capi in fretta e con mani esperte quando, durante il passaggio nelle filiere, i fili si rompevano.

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